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Firenze –- Provò a resistere al fascismo con la forza delle proprie idee, ma come era già successo a Giacomo Matteotti nel 1924 e ad altri esponenti socialisti, repubblicani o massoni, la vita di Giovanni Becciolini fu stroncata con la violenza dal regime. Quell’omicidio e la travagliata vicenda umana della famiglia di Becciolini il giornalista Stefano Bisi li racconta nel libro “Le dittature serrano i cuori” (editrice Betti) che il 27 novembre è stato presentato nella sala delle Feste di palazzo Bastogi, davanti a una folta platea dove si riconosceva anche Cosimo Guccione, presidente del Consiglio comunale di Firenze. Insieme all’autore ha dialogato il vicepresidente del Consiglio regionale, Stefano Scaramelli, il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Bartoli, e il giornalista Nicola Novelli.
Come si legge nella scheda editoriale della editrice Betti, “Becciolini era repubblicano, massone e antifascista e venne trucidato a Firenze nella “Notte di San Bartolomeo” il 3 ottobre del 1925. La sua vicenda umana ha segnato in maniera profonda la moglie Vincenza Di Mauro e il figlio Bruno, costretti a fuggire dall’Italia e a rifugiarsi in Francia e in Svizzera. Le loro vite sono un romanzo, ‘il Romanzo dei Becciolini’. Il 2025 è l’anno del centenario di quella notte dell’Apocalisse, come la definì Vasco Pratolini, in cui vennero colpiti a morte anche l’avvocato Gustavo Console, l’imprenditore Gaetano Pilati e quattro operai di cui non si conoscono neppure i nomi. Ricordare quello avvenne serve per non dimenticare”.
“Sono orgoglioso di ospitare in Consiglio regionale la presentazione di un libro straordinario, scritto dall’amico Stefano Bisi – ha detto il vicepresidente Stefano Scaramelli. – Nelle sue pagine, Bisi ricorda gli anni del terrore vissuti a Firenze cento anni fa, racconta la resistenza della città, di alcuni massoni e repubblicani e di tante persone antifasciste che provarono a reagire alla dittatura. Ci furono notti terribili, con uccisioni, e in una di quelle notti, vicino al mercato centrale, fu ucciso Giovanni Becciolini. Narrare quegli eventi serve a non dimenticare”.
“Nel libro racconto un fatto di cronaca avvenuto il 3 ottobre 1925 e lo considero un promemoria in vista del centenario di questo evento tragico – ha spiegato l’autore Stefano Bisi.– Quella notte tre antifascisti, e tra loro Giovanni Becciolini, vennero trucidati. Il mio auspicio è che le istituzioni locali e l’opinione pubblica celebrino nella maniera migliore questo triste anniversario”. (COMUNICATO STAMPA ufficiostampa@consiglio.regione.toscana.it Immagini e video disponibili sul sito www.inconsiglio.it alla pagina: https://shorturl.at/p9iH1) (https://inconsiglio.it/comunicato-stampa/libri-presentato-le-dittature-serrano-i-cuori-di-stefano-bisi/)
La tragica vicenda di Becciolini
Giovanni Becciolini, libero muratore catturato e trucidato a Firenze dalle camicie nere a caccia degli iscritti al Grande Oriente d’Italia nella notte di San Bartolomeo del 1925. Becciolini, che era intervenuto in aiuto di quest’ultimo aprendogli una via di fuga e mettendolo in salvo,finito in trappola venne trascinato presso la sede del fascio, dove fu accusato della morte di Giovanni Leporini, uno degli squadristi rimasto ucciso da un colpo di pistola, esploso durante la colluttazione da un suo camerata mai individuato. Sottoposto a processo sommario, selvaggiamente seviziato, Becciolini fu massacrato presso i cancelli dei Mercati Centrali. Aveva solo 26 anni, e il suo corpo, di cui era stato fatto scempio, fu esposto all’orrore della folla.
Nell’approssimarsi del centenario di quel tragico episodio Bisi ha voluto rendere omaggio a questo fratello e agli altri martiri di quella tragica notte ricostruendo la cronaca di ciò che avvenne, raccontando le conseguenze devastanti che ebbe sulla sua famiglia. La moglie Vincenza Di Mauro e il figlio Bruno furono costretti a lasciare l’Italia, trovando rifugio tra Francia e Svizzera. Una storia che, dice Bisi, sembra davvero un romanzo. Il romanzo di un eroe moderno, un uomo, che pagò con la vita l’orgoglio di essere massone e di credere neimprincipi e nei valori della Libera Muratoria, primo fra tutti quello della fratellanza. Una figura di Massone che il Goi ha sottratto al silenzio conferendogli durante la Gran Loggia del 2015 il titolo di Gran Maestro Onorario alla memoria, onorificenza consegnata al figlio Bruno proprio da Bisi che allora era alla guida della Comunione. Le spoglie di Becciolini risposano nel cimitero di Trespiano. E sulla sua tomba è incisa la frase, che ispira il titolo del libro di Bisi, che rimane un monito per le generazioni future: “Ucciso nell’adempimento di un alto dovere di fraterna solidarietà in un triste ritorno di oscura barbarie da questa tomba che ne racchiude le spoglie mortali ammonisce i viventi che le dittature serrano i cuori ad ogni nobile sentimento e che solo nella libertà e la serenità e la gioia del vivere la certezza nel divenire delle genti”… Becciolini era nato a Firenze nel 1899. Non ebbe un’infanzia facile, perché dopo la nascita venne abbandonato presso “Istituto degli Innocenti”, l’orfanotrofio di Piazza Santissima Annunziata. Quando il padre lo ritrovò, lo riportò con sé a Poggibonsi, in provincia di Siena, presso una famiglia di contadini che si impegnò a prendersi cura del piccolo. A sei anni venne iscritto alla scuola dei Salesiani, considerate all’epoca tra le più rinomate di Firenze, dove si distinse subito per il suo ingegno brillante e il suo senso di grande lealtà. A 18 anni si arruolò come volontario nel 84º Reggimento Fanteria a Firenze ed andò in prima linea in Trentino. Terminata la Grande Guerra, scelse di restare nell’esercito, con il grado di luogotenente e, a vent’anni, fu inviato in Africa del Nord, dove partecipò ad audaci azioni militari in Tripolitania. Per il coraggio dimostrato in ricevette una medaglia al Valor Militare. Becciolini fu iniziato, nel 1922, nella Loggia Galileo Galilei di Firenze e nel 1925, anno della sua uccisione, ricopriva il ruolo di segretario della loggia Lucifero del Grande Oriente d’Italia.
Nel frattempo, Giovanni aveva sposato Vincenza di Mauro con la quale aveva avuto un figlio, Bruno. Sul luogo del suo feroce omicidio il Comune di Firenze nel 1980 ha posto una lapide in ricordo del martirio. Successivamente a Becciolini la città ha dedicato anche una strada. Attualmente in seno al Goi due sono le logge che gli sono state dedicate, una all’Oriente di Ravenna e l’altra all’Oriente di Novara. Il 1925, anno della barbara uccisione di Becciolini, fu uno dei più drammatici per il Grande Oriente d’Italia.
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