“Noi inventori di favole, che crediamo a tutto, ci sentiamo in diritto di credere che non è ancora troppo tardi per intraprendere la creazione” di una “nuova e devastante utopia della vita, dove nessuno possa decidere per gli altri addirittura il modo in cui morire, dove davvero sia certo l’amore e sia possibile la felicità, e dove le stirpi condannate a cento anni di solitudine abbiano finalmente e per sempre una seconda opportunità sulla terra“.
Sono le parole pronunciate nel suo memorabile discorso di accettazione del Nobel da Garcia Marquez che volle citare in quell’occasione e davanti allo stesso pubblico il suo “maestro, William Faulkner”. Parole, ricche di umanità e che rispecchiano il senso della vita e dell’agire del grande scrittore colombiano, spentosi il 6 marzo a 87 anni. Marquez, non ci ha lasciato solo straordinarie opere letterarie, ma è stato sempre impegnato a fianco dei più deboli e dei diseredati del mondo e si è sempre battuto per il progresso, la libertà e l’uguaglianza.
Tra i capolavori di Gabo, come lo chiamavano non soltanto gli amici, oltre a “Cent’anni di solitudine”, “L’autunno del patriarca”, “Cronaca di una morte annunciata”, “L’amore ai tempi del colera”, “Il generale nel suo labirinto” romanzi che sono diventati patrimonio della cultura mondiale.