Antonio Panaino mostra dialogo tra cultura giudaico-cristiana e mondo iranico
Due, tre, otto o dodici. Apostoli o segni zodiacali, preti o maghi, re o sacerdoti, mercanti o legati, i Magi hanno ispirato narratori e artisti di secoli e paesi diversi, suscitato imbarazzo e curiosità, ambiguità e devozione. Antonio Panaino, professore ordinario di Filologia, Religioni e Storia dell’Iran presso l’Università di Bologna, nel libro ‘I Magi e la loro stella’ (Edizioni San Paolo) ci conduce in un viaggio attraverso l’ambiente religioso e politico in cui la figura dei Magi è nata e delinea i motivi simbolici e teologici che ne hanno determinato la fortuna tanto in Oriente quanto in Occidente. Da anni Panaino insegue il cammino dei magi e i temi connessi a queste figure. La loro storia è stata e rimane gravida di problemi e di aspetti intricati e sfuggenti.
“Il mio studio – spiega l’autore all’Adnkronos – propone un percorso all’insegna dell’attenzione ai temi della multiculturalità e dell’attenzione al significato storico-simbolico della loro presenza nel Vangelo secondo Matteo. L’originalità di questo studio si trova soprattutto nell’attenzione, che viene dalle mie specifiche competenze di orientalista e di specialista dell’Iran pre-islamico, al dialogo tra cultura giudaico-cristiana e mondo iranico”.
“Tra gli aspetti meno sviscerati in altri studi – aggiunge lo storico e orientalista – risulterà certamente interessante quello sincronico, ossia la lettura dell’immagine dei Magi alla luce dei rapporti storici tra mondo cristiano del I secolo dopo Cristo e mondo partico. Abituati a vedere nei popoli dell’Iran un nemico di Israele, il lettore si stupirà a scoprire invece un Iran che sin da Ciro favorisce la ricostruzione del Tempio di Israele e che viene chiamato l’Unto del Signore, ovvero il Messia”.
“I Magi che ungono il Cristo – fa notare Panaino – rappresentano così il trasferimento di una regalità terrena a quello della sfera divina; dal sovrano mondano a quello universale. Inoltre essi veicolano l’immagine dell’universalismo cristiano, aperto a tutti coloro che sono in attesa di salvezza e che la cercano. Inevitabile in questo contesto pensare alle dottrine Zoroastriane relative alla nascita del Salvatore venturo del mondo, che – nato da una vergine – resusciterà i morti e darà vita allo scontro finale con il male”.
“Certamente – aggiunge – l’evangelista deve aver lasciato cogliere tale spunto alla sensibilità dei suoi contemporanei che ben conoscevano la cultura e la religione dell’Iran, ma anche la potenziale forza liberatrice dei Parti, che avrebbero finalmente potuto allontanare i Romani. I lettori si divertiranno inoltre a riscoprire che i Magi spesso non sono tre (e certamente non lo sono in Matteo), ma che il loro numero e la loro simbolica ha una storia molto complessa ed affascinante che spazia tra Oriente ed Occidente”.
“Anche la stella, simbolo pieno di misteri -conclude l’orientalista- indica più che la forza del sapere astrologico o astronomico, la potenza della grazia divina, ispiratrice dei Magi, che la riconoscono nel cielo innanzitutto perché mossi dall’intimo desiderio di trovare la verità”. Lasciando le proprie convinzioni per intraprendere un nuovo viaggio.