”La cultura non si sfratta ne’ puo’ essere immagazzinata in scatoloni. I testi di Giordano Bruno e Benedetto Croce sono un patrimonio dell’umanita’ e del pensiero di ogni uomo libero. Una follia mandare in un deposito quelle carte, la mancanza di riferimenti culturali rischia di essere la nuova peste di Napoli. Serve un piano concreto per arrestare questa deriva senza fine”. E’ la ferma presa di posizione di Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, in merito alla vicenda dei 300.000 volumi, tra cui edizioni originali di Croce e Bruno, cuore della biblioteca dell’Istituto Italiano per gli Studi filosofici di Napoli, ora destinati ad un deposito di Casoria, perche’ non ci sono piu’ soldi per pagare l’affitto e dalle istituzioni non arriva alcun sostegno. ”La memoria del Mezzogiorno passa per quei libri”, ricorda Raffi, ”perche’ un popolo che non ha consapevolezza della propria storia non ha neanche un futuro da offrire ai propri giovani. Siamo al fianco dell’avvocato Gerardo Marotta, fondatore e anima dell’Istituto di Monte di Dio, di Aldo Masullo e di tutti coloro che vogliono davvero trovare una soluzione a questa ferita profonda all’identita’ di un popolo che merita un vero e nuovo umanesimo, liberandosi dal buio della criminalita’ e dalla mancanza di progetti di crescita”.
”Le istituzioni – e’ l’appello del Gran Maestro – non pensino solo all’effetto Atene: senza la cultura il Sud muore disperato. C’e’ un altro spread ancora piu’ pericoloso, ed e’ il gap culturale tra i Paesi civili e quelli che non lo sono. L’Occidente che toglie i fondi alla cultura perche’ la ritiene un bene sacrificabile in un periodo di crisi, e’ un mondo che si immola sull’altare delle logiche finanziarie ma che nel medio e lungo periodo non ha futuro”. ”Il risveglio della storia – conclude Raffi – parte dalla conoscenza e dalle idee: questa e’ l’unica strada per non rinnegarsi e sprofondare in un’agonia culturale che brucia anche la speranza”.