(Adnkronos/Washington Post) Mali: l’operazione segreta che ha salvato i manoscritti di Timbuctù

Carovane notturne di asini, con grandi ceste per il riso dondolanti sui fianchi lungo le strade del deserto. Così sono state salvate 278mila pagine di manoscritti delle biblioteche di Timbuctù, grazie ad un’operazione da un milione di dollari finanziata dalla Ford Foundation, i governo tedesco e olandesee un centro islamico di Dubai. Occupata lo scorso aprile da milizie islamiste che non hanno esitato a distruggerne i tesori d’arte, Timbuctù è stata un grande centro di cultura islamica nel 15esimo e 16esimo secolo e nelle sue biblioteche, pubbliche e private erano allora conservate 300mila pagine di manoscritti: testi sacri di un Islam moderato, libri di matematica, medicina e astronomia. A mobilitarsi per salvarli sono stati gli uomini che ne avevano cura, persone come Abdel Kader Haidara, erede di una delle maggiori collezioni private di manoscritti, parte dei quali erano stati anche prestati alla Libreria del congresso a Washington. O come Abdoulkadri Maiga, direttore dell’istituto pubblico Ahmed Baba.

Con l’aiuto dei loro collaboratori sul posto, Maiga e Haidara hanno organizzato a partire da luglio piccoli convogli di asini per portare fuori città i preziosi manoscritti, nascosti in ceste o in bauli di metallo. E nel frattempo hanno messo al sicuro altri testi in diversi nascondigli in città. Haidara si è mobilitato per la raccolta di fondi internazionali, con i quali sono stati pagati contrabbandieri e finanziati convogli. Trafugati anche in canoe sul fiume Niger, i preziosi scritti sono stati poi caricati su camion che li hanno portati a Bamako, la capitale del Mali.Quando le truppe francesi hanno scacciato le milizie islamiste in gennaio, l’operazione era ancora in corso. E purtroppo gli estremisti islamici avevano già bruciato 4mila pagine custodite nel laboratorio di restauro del centro Ahmed Baba. Per fortuna, ignoravano che nelle cantine ve ne erano altre 12mila. Non è la prima volta che gli Haidara salvano i loro manoscritti. Gli antenati di Abdel Kader li nascosero durante l’invasione marocchina del 16esimo secolo. E durante tutto il periodo della dominazione coloniale francese, per evitare che i testi fossero portati a Parigi, i manoscritti furono conservati in casse di metallo sepolte sotto terra.



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