di Adolfo Lippi
Viareggio Domani alle 17,30 alla Gamc, si celebrerà Roberto Mei, storico segretario del carnevale. L’iniziativa è dell’associazione “Roberto Mei” e delle logge massoniche “all’Oriente”. Sarà presente il Gran Maestro nazionale del Grande Oriente d’Italia, ilgiornalista senese Stefano Bisi. Mei fu per cinquant’anni una colona della manifestazione che quest’anno festeggia i 150 anni. Da sagace, silenzioso, assiduo, onnipresente segretario dell’oscura e appartata sede di via Saffi, fino agli uffici solari della Cittadella al Marco Polo, Mei per un’intera vita si spese per dare e mantenere alla struttura una solidità sempre minacciata dalla carenza di fondi e dalle insicurezze politiche. Compagno di strada di personalità-presidenti quali Alberto Sargentini, Sergio Batori, Federico Gemignani, Adolfo Giusti, Nestore Cinquini, Renato Baldi, Elio Tofanelli, egli assecondò al carnevale la straordinaria trasformazione avvenuta nel dopoguerra tra festa provinciale e dopolavoristica a spettacolo universale di fama mondiale. Molti, oggidì, amano dimenticare il passato ma i carnevali dagli anni ’60 al 2000 furono ugualmente grandiosi, ospitarono migliaia di spettatori, portarono il linguaggio spericolato dei carristi d’avanguardia nel mondo con costruzioni di carri magnifiche, aggressive, palpitanti. Eppoi con feste, veglioni, manifestazioni che arricchivano l’intero mese di febbraio, mentre adesso, durante la settimana, c’è il vuoto e non per colpa del Covid. Mei entrò giovanissimo nel Comitato. Si usciva dalla guerra, maViareggio aveva una voglia pazza di divertimento. In un bellissimo e informato libro di Carlo Alberto Di Grazia, “Le calde estati e il carnevale di Viareggio”, si rievocano puntualmente bei ricordi. Mei proveniva, come tanti altri, dai campi di concentramento tedeschi poiché non si schierò da militare con la Repubblica di Salò. Allora la città aveva un’amministrazione “rossa” guidata dal popolarissimo ex partigiano Petri. A lui succedette il democristiano ingegner Garboli. Al carnevale fu chiamato a gestire Alberto Sargentini, che già ne11921, assieme ad altri giovanotti di charme, aveva fatto risorgere il carnevale in passeggiata e lo aveva dotato del suo inno che è “Su la coppa di champagne”. Viareggio si rilanciò. E dopo Batori avvenne anche la svolta televisiva. La Rai riprese il corso mascherato e si ebbero annate davvero eccellenti per gli interi anni ’50, con le avventure fiabesche della coppia D’Arliano-Pardini. Poi le acque, con gli anni ’60, si agitarono. Sorse un’altra generazione di carristi, politicizzati, sindacalizzati. A cominciare da Silvano Avanzini, essi dettero una svolta micidiale ai corsi, pretendendo la satira e addirittura che i cancelli si spalancassero a chi non poteva pagare. Fu in queste baruffe che brillò la capacità diplomatica di Roberto Mei, che seppe tenere labarca in galleggiamento sebbene le polemiche aumentassero e a volte sfociassero nel subbuglio. Basti pensare che vi fu una lite tremenda traAvanzini e Galli e il primo finì al Pronto Soccorso. Tutti, insomma, pretendevano di più e l’eccesso. Mei, come ben racconta il figlio Giovanni, si portava a casa in una busta l’incasso dei corsi e per timore dei ladri se lo portava, la notte, addirittura a fianco del letto. Ben nutrito dalla moglie Mity (abitavano invia Sauro 125), Mei era ghiotto di zuppa di cipolle, alla francese. E gli piaceva assai viaggiare e in estate camminare sulle Apuane. Entrò afar parte dell’organizzazione internazionale dei carnevali del mondo e assecondò Federico Gemignani e poi Adolfo Giusti nella gestione degli “anni di piombo” con le sortite roventi di Menghino Lazzerini, Arnaldo Galli e Oreste Lazzari. Gli anni ’60 conobbero nel carnevale censure e perfino interventi giudiziari. Ma il Mei, sempre silenzioso manovratore dietro le quinte, seppe traversare anche le situazioni più imbarazzanti appaiando liti, redimendo controversie anche aspre. Alla fine, prima di morire nel 2007, ebbe l’onore di consegnare la suggestiva Cittadella ai nuovi carristi che ebbero, finalmente, hangar strabili e comodissimi. Massone e socialista da sempre, Mei, rivestì anche incarichi nell’istituzione, partecipò al Grande Oriente di Roma e fu “primis” nella loggia viareggina”Felice Orsini”. Vi è una tradizionale assonanza tra massoneria e carnevale perché, è noto, aViareggio a inizio secolo si scontrarono due tendenze, quella clericale più attenta ai problemi della città marinara e quella massonica più portata al turismo, alla balneazione, al divertimento, tra cui l’ippodromo, il Casinò, il carnevale. Al cittadino Mei adesso la riconoscenza pubblica al Palazzo delle Muse.