Allende Massone. A Casa Nathan presentato il libro di Rocha

“Io, Salvador Allende, di mia libera e spontanea volontà e sotto la mia parola d’onore mi offro come candidato alla Società Massonica, desiderando di essere utile all’umanità”. Con queste parole il futuro presidente cileno, destinato a diventare icona della sinistra mondiale e martire della libertà chiedeva di diventare un libero muratore. La sua richiesta fu accolta e venne iniziato alle 18,30 del 16 novembre 1935, all’età di 27 anni, nella loggia “Progreso” di Valparaiso, fondata dal nonno Ramon Allende Padin, che era stato Gran Maestro della Gran Loggia del Cile nel 1884. Cinque anni dopo, Allende si trasferì a Santiago dove entrò nell’officina “Hiram” (65) alla quale appartenne fino alla sua tragica morte.

A ricostruire questo aspetto finora rimasto nell’ombra della storia personale del grande esponente politico cileno, è il libro “Allende massone. Il punto di vista di un profano” del giornalista cileno Juan Gonzalo Rocha, che dopo il successo in Francia è finalmente uscito anche in Italia con Mimesis, fortemente voluto dal Grande Oriente, con la prefazione del Gran Maestro Stefano Bisi. Il volume, presentato al Palacongressi di Rimini in occasione della Gran Loggia, è stato riproposto al pubblico il 9 giugno a Roma a Casa Nathan (Piazzale delle Medaglie d’Oro 44). Sono intervenuti il Gran Maestro Stefano Bisi, Andrea Mulas, saggista, Raffaele Nocera, docente all’Università di Napoli l’Orientale, Gian Mario Cazzaniga, filosofo della morale dell’Università di Pisa. L’evento è stato organizzato dal Servizio Biblioteca.

“Di Allende si è scritto molto -ha osservato il Gran Maestro aprendo i lavori- ma di Allende massone ce lo raccontavamo tra di noi quando parlavamo con esponenti politici di sinistra che appartenevano magari a sezioni di partito che portavano il suo nome”. Sì, Allende era massone, autenticamente massone, e i principi a cui si ispirava nella sua azione politica erano improntati principi stessi della Libera Muratoria”. Questo libro, ha detto Bisi, ha avuto il merito di svelare un aspetto importante di Allende troppo a lungo rimasto nell’ombra. “Lo porteremo in tutt’Italia. Ci teniamo molto che l’opinione pubblica sappia che il presidente companero era anche un Fratello”, ha aggiunto auspicando che presto possa esserci una loggia intitolata a questo straordinario personaggio. Come già lo è a Roma una officina intitolata ad un massone cileno che fu anche ministro di Allende, Benjiamin Teplizy. A svelarne la storia è stato il Gran Bibliotecario Bernardino Fioravanti che ha raccontato di come Teplizy, arrivato esule in Italia, si fosse subito messo in contatto con il Grande Oriente. “Entrò -ha riferito- nella loggia Monte Sion, nella quale lavorava un nutrito gruppo di sudamericani e poi fu tra i fondatori dell’officina Prometeo”.

A illustrare i grandi cambiamenti storici e politici avvenuti in Cile, dopo la fine dittatura di Augusto Pinochet è stato il professor Nocera, che ha rimarcato come il saggio di Rocha, edito per la prima volta in spagnolo nel 2001, sia uscito in un momento in cui il Paese era ancora bloccato. “Oggi -ha detto- la situazione è ben diversa”. Ha poi preso la parola Mulas che ha ricostruito il momento difficile e delicato in cui Allende fu eletto presidente. Interessante la panoramica del professor Cazzaniga su contesto nel quale visse il presidente cileno e dei valori dei quali si nutrì. L’attore Achille Brugini ha letto il testamento massonico di Allende

Scheda di Allende nel sito della Gran Loggia del Cile



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