Le riflessioni di un laico che per primo comprese che la bioetica è una branca dell’etica pubblica o dell’etica applicata, e poiché tratta problemi che interessano tutti, essa deve rispondere alle domande di tutti ed essere discussa in pubblico
Ricerche sugli embrioni, mamme-nonne, donazione, nuove terapie geniche, trapianti di organi fra esseri umani ma anche da altri animali, nuove capacità diagnostiche prima della nascita: sono questi alcuni tra i moltissimi interventi resi possibili dagli avanzamenti della biologia e medicina contemporanee. Tali successi scientifici generano ammirazione fra i tecnici e gli addetti ai lavori, ma gettano scompiglio e timore nell’opinione pubblica. Anche la filosofia e la teologia sembrano incontrare non poche difficoltà: concezioni secolari circa la nascita, la vita e la morte sono state di colpo messe in discussione e sembrano vacillare. Qual è il fondamento delle convinzioni morali? Che dire delle nuove pratiche? Le opinioni ricevute attraverso l’educazione sono ancora valide o dobbiamo riconoscere che dipendono da conoscenze ormai obsolete, cosicché vanno riviste e aggiornate?
In questo volume Uberto Scarpelli cerca di dare una risposta a tali domande, prestando particolare attenzione al problema del fondamento dei giudizi morali. L’autore è stato uno dei maggiori filosofi analitici italiani del nostro secolo e professore di filosofia del diritto all’Università degli Studi di Milano: come afferma Norberto Bobbio nella sua introduzione al volume, dedicata al profilo intellettuale dell’autore, Scarpelli è stato inoltre uno dei primi e pochi studiosi italiani che hanno capito subito l’importanza e l’urgenza della riflessione bioetica. Le sue posizioni sono particolarmente significative proprio in quanto offrono il contributo di una grande mente che ha riflettuto a lungo e pacatamente su questioni cruciali. Il volume raccoglie tutti gli scritti di Scarpelli sulle problematiche bioetiche, raggruppate secondo un criterio tematico. Per Scarpelli la bioetica è una branca dell’ etica pubblica o dell’ etica applicata, e poiché tratta problemi che interessano tutti, essa deve rispondere alle domande di tutti ed essere discussa in pubblico.
La riflessione scarpelliana in bioetica è quindi una sorta di “filosofia militante”, e questo spiega perché molti degli articoli qui raccolti sono stati scritti per quotidiani o settimanali, in particolare per “Il Sole 24 Ore” e “Mondo Economico”.
Pur nascendo da sollecitazioni diverse, tali articoli sottendono un’unità di prospettiva teorica che – assieme alla vastità dei temi affrontati – rende il presente volume un’introduzione alla bioetica o un vero e proprio manuale. Anzi, proprio in questo sembra consistere uno dei pregi del volume: Scarpelli riesce a cogliere negli eventi quotidiani l’aspetto più generale che li caratterizza, trasformando il “diario” dei primi passi della bioetica in un’opera più articolata e sistematica.