Caso Inghilleri: parla il Gran Maestro del Grande Oriente/Corriere di Novara

Intervista a Stefano Bisi: «Con certi criteri non avrebbero potuto far parte della commissione due Nobel come Fermi e Quasimodo»

Caso Inghilleri: parla il Gran Maestro del Grande Oriente Il Grande Oriente d’Italia, Palazzo Giustiniani, la più antica e numerosa “obbedienza” della massoneria italiana prende posizione sulla vicenda della presidente del consiglio d’amministrazione della Fondazione Coccia Carmen Manfredda, che nell’ultima riunione avrebbe sollevato alcuni dubbi di opportunità che l’avvocato novarese Stefano Inghilleri facesse parte della commissione che dovrà vagliare le 56 candidature alla carica di direttore del teatro, avendo scoperto che Inghilleri in passato aveva aderito a una loggia massonica. Un fatto che lo stesso avvocato aveva confermato ma spiegando di essersi messo “in sonno” (ovvero non ha più partecipato alla vita dell’istituzione) da oltre venticinque anni. La presa di posizione del Grande Oriente è arrivata con una lettera inviata ai giornali novaresi dal Gran Maestro Stefano Bisi, lettera che dava la possibilità di contattare Bisi, cosa che il Corriere di Novara ha fatto.

Stefano Bisi ha ribadito in un’intervista quanto scritto nella lettera aggiungendo anche qualche altra considerazione: «Era importante assumere una posizione ufficiale rispetto a quello che si ritiene essere un vero e proprio atto persecutorio contrario al diritto. Troviamo singolare il fatto, che secondo i parametri della dottoressa Manfredda non avrebbero potuto far parte della commissione un premio Nobel come Salvatore Quasimodo o uno come Enrico Fermi o attori come Gino Cervi e Antonio De Curtis in arte Totò. Credo che le persone vadano valutate per le competenze non per le loro appartenenze ad associazioni o gruppi». Esiste prevenzione nei confronti dei massoni perché si pensa che possano favorire altri appartenenti alla loro istituzione? «Non so se tutti siano al corrente che chi entra in massoneria giura di rispettare la Costituzione e le Leggi dello Stato e di non compiere alcuna attività contro il diritto. Costituzione italiana alla cui stesura hanno partecipato importanti figure come Meuccio Ruini, massone, presidente della “Commissione dei 75”, incaricata di redigere il testo costituzionale. Inoltre chi entra non deve avere carichi penali. Premesso questo, ricordo inoltre che l’articolo 2 della Costituzione riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo.

L’art. 3 della Costituzione garantisce a tutti i cittadini parità di trattamento indipendentemente dal sesso, dalla razza e dalla religione. L’art. 18 della stessa Costituzione garantisce la libertà di associazione parimenti all’art. 11 della Carta Fondamentale dei Diritti dell’Uomo che assicura la libertà di associarsi e di unirsi liberamente quello che si pensa dei massoni vale per tutti gli appartenenti a qualsiasi associazione». Lei conosce l’avvocato Renzo Inghilleri? «Non lo conosco personalmente ma tutti coloro che me ne hanno parlato lo definiscono una persona di grande capacità professionale e serietà morale». Lei è un giornalista di professione, ritiene che si possa svolgere il proprio ruolo appartenendo ad un’associazione come la massoneria? «Io credo che si debba svolgere il proprio lavoro nel rispetto dei codici deontologici e delle leggi della Repubblica. Sbaglierei ad esempio, se nel scegliere tra una persona competente e non appartenente alla massoneria e un’altra non competente ma massone, quest’ultima. Detto questo nessuna Legge dello Stato impone di dichiarare il proprio credo e la propria fede, ragione per cui la pretesa della dottoressa Manfredda è da considerarsi una vera e propria prevaricazione per mettere al bando cittadini che hanno fatto scelte intellettuali e spirituali di vita perfettamente compatibili con la Legge dello Stato». In conclusione alla sua lettera Stefano Bisi ricorda che Antonio Gramsci, “che pure riteneva la Massoneria il partito della borghesia italiana, il 16 maggio 1925, nella riunione della 17a legislatura alla Camera dei Deputati del Regno d’Italia, si schierò contro la Legge con la quale lo Stato Fascista, da un lato rimuoveva dal grado e dall’impiego i dipendenti dello Stato appartenenti alla Massoneria, e dall’altro imponeva, come peraltro vorrebbe fare la dottoressa Manfredda, che ‘i funzionari, impiegati, agenti civili e militari suddetti sono tenuti a dichiarare se appartennero o appartengono, anche in qualità di semplici soci, ad associazioni…'”.

Come ricorda Bisi “Riteneva il politico e pensatore sardo che una simile pretesa minasse la libertà delle persone”. In chiusura della lettera Bisi fa un’altra citazione: “Vale la pena, al di là della simpatia o antipatia verso i Massoni, ricordare una bella frase attribuita a Bertold Brecht: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare’.



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