18 marzo 2011 – (Il Messaggero) Giuseppe Garibaldi massone, anticlericale e criminale.

18 marzo 2011 – (Il Messaggero) Giuseppe Garibaldi massone, anticlericale e criminale.

Lanciano. «Giuseppe Garibaldi massone, anticlericale e criminale che arruolò bambini, dagli 8 ai 15 anni, nei garibaldini. L’Italia ha 2000 anni, non 150. E non c’è nulla da festeggiare, c’è un Italia da salvare». È la provocazione, con decine di cartelli affissi sui muri, fatta ieri ad Atessa dal gruppo Forza Nuova – Sangro Aventino. Ognuno insomma ha festeggiato l’Unità a modo suo. Non è solo questione di Lega Nord. Ad Atessa i militanti di Fn hanno così contestato, alle prime luci dell’alba, l'”Eroe dei due Mondi”. «Abbiamo voluto descrivere – dicono a Fn – la vera e mai narrata storia di Giuseppe Garibaldi, i suoi crimini compiuti in Sudamerica e in Europa, la sua appartenenza alla Massoneria e il suo fanatico anticlericalismo; e ancora le crude verità sulla Spedizione dei Mille e sul falso mito del Risorgimento Italiano».

Forza Nuova ha inoltre voluto rimarcare che l’Italia ha 2000 anni, in quanto unita amministrativamente già dall’Imperatore romano Augusto e spiritualmente dal Cristianesimo, e che, dunque, non c’è nulla da festeggiare per i 150 anni. E non è finita; attraverso il suo consigliere comunale Luigi Marcolongo, Fn presenterà una proposta di cambiamento dell’intitolazione della piazza a Garibaldi a favore di San Rocco; «come d’altronde è chiamata abitualmente, si spiega, dalla maggior parte degli atessani». Domani si torna sull’intero argomento con l’annunciato volantinaggio di Lotta Studentesca al locale Istituto d’Istruzione Superiore “S. Spaventa”. Ma Atessa ha avuto anche le sue ricche manifestazioni ufficiali per la “Notte del Tricolore” con la banda nazionale dei vigili del fuoco e fuochi pirici e fino al 27 c’è una mostra sul Risorgimento a palazzo Ferri.

(Il Messaggero) 18 MAR 2011

18 marzo 2011 – (Il Resto del Carlino) Col 150° rispunta la loggia urbinate «Victor Hugo».

18 marzo 2011 – (Il Resto del Carlino) Col 150° rispunta la loggia urbinate «Victor Hugo».

Era dal 1924, ovvero da quando il regime fascista fece distruggere le logge massoniche d’Italia, che ad Urbino non si vedeva una manifestazione pubblica del Grande Oriente d’Italia, la massima comunione massonica del Paese. Quasi 90 anni fa, la loggia d’Urbino che contava i personaggi più in vista della città venne devastata: i mobili bruciati, la biblioteca distrutta e gli aderenti furono perseguitati. La loggia «Victor Hugo 1893» numero 1273 all’Oriente di Urbino è però risorta anni fa, tanto da riempire nella mappa massonica mondiale un «tassello» che era rimasto vuoto (nel sito www.grandeoriente.it è possibile vederla nell’elenco ufficiale delle logge d’Italia).

Ieri il maestro venerabile della «Victor Hugo», Almerindo Duranti, ha deposto una corona davanti alla porta di Santa Lucia, sotto la lapide che ricorda l’ingresso dei Finanzieri nel 1860. In una lettera mandata giorni fa al sindaco, la massoneria ha ricordato che la «”Victor Hugo 1893″ fu fondata in Urbino alla fine dell’800 da numerosi fratelli. Nel periodo del suo massimo fulgore superò il numero di 60 iscritti. Nella loggia vi erano rappresentati tutti i ceti sociali e fu senza ombra di dubbio uno dei motori dello sviluppo politico e culturale della nostra città e del Montefeltro».

Tra i membri il professor ed onorevole Francesco Budassi (sindaco d’Urbino), l’onorevole Angelo Battelli di Macerata Feltria (che veniva alle riunioni in Urbino a cavallo, coperto dal tabarro) e tanti altri, inclusi rettori e figure di primo piano dell’Ateneo. Ma, in realtà la presenza della massoneria ad Urbino risale alla seconda metà del Settecento. «La Massoneria scrive Duranti per sua antica tradizione è stata ed è il centro d’incontro di uomini liberi, di diversa condizione sociale, culturale, religiosa. La nostra Istituzione attraverso la pratica quotidiana, predispone all’ascolto del diverso, all’elevazione culturale, all’ affermazione di principi di libertà e di pace (la Croce Rossa, la Società delle Nazioni, l’ONU sono il frutto del diuturno lavoro dei nostri fratelli), la Massoneria ha dato il suo ampio contributo di idee e sangue all’affermarsi di tanti Stati moderni».

(Il Resto del Carlino) 18 MAR 2011

 

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18 marzo 2011 – (La Nazione) Nessun invito per la Massoneria «Un vulnus alla storia cittadina».

18 marzo 2011 – (La Nazione) Nessun invito per la Massoneria «Un vulnus alla storia cittadina».

«Alle sedute solenni dei Consigli Comunale e Provinciale mancavano solo gli eredi degli Zuavi di Pio IX, la Militia Christy che ogni anno manifesta il 20 settembre contro Porta Pia, e qualche esponente della Nobiltà papalina. Per il resto la cronaca ci informa di un parterre assai affollato».

Massimo Bianchi del Grande Oriente d’Italia mostra il suo disappunto per il mancato invito alle cerimonie del presidente dell’Oriente di Livorno. «Una scortesia sottolinea l’esponente della Massoneria livornese che voglio benevolmente attribuire alla scarsa propensione per lo studio della Storia Patria e di quella livorense».

(La Nazione) 18 MAR 2011

18 marzo 2011 – Carlo Fruttero – Massimo Gramellini, La Patria, bene o male.

18 marzo 2011 – Carlo Fruttero – Massimo Gramellini, La Patria, bene o male.

Mondadori, Milano 2010

“Non sembra il caso di suggerire ai nostri lettori di non aspettarsi i grandiosi affreschi di Tucidide o Tacito, di Machiavelli o Gibbon. Tutti sanno che non siamo storici e non avremmo comunque il mestiere e il genio per guardare a tali altezze. Ma da quei maestri una lezione l’abbiamo pur appresa: la Storia obiettiva, la Storia imparziale, la Storia definitivamente veritiera non esiste, può essere soltanto un’aspirazione, una meta intravista e irraggiungibile.
Ogni pagina di questo libro è arbitraria e contestabile. Abbiamo scelto 150 giornate a nostro avviso significative, distribuendole equamente fra i quindici decenni dell’Italia Unita. Ma cosa vuol dire significative? Alcune erano obbligatorie, la breccia di Porta Pia, Caporetto, la marcia su Roma, il rapimento Moro, Mani Pulite, eccetera. Ma molte altre, non senza lunghe discussioni tra di noi, sono state incluse o escluse, con intendimenti ragionevoli e tuttavia opinabili. C’è cronaca rosa e c’è cronaca nera, sinistri figuri stanno accanto a purissimi eroi, non manca Pavarotti, ma è assente la Callas. C’è il Vajont, ma non il Polesine. L’assassinio di Casalegno e non quello di Tobagi. Primo Carnera, Enrico Cuccia e Alberto Sordi non sono chiamati sul palco, solo citati di sfuggita.
Abbiamo letto un numero impressionante, ma sempre insufficiente, di testi relativi a ogni episodio, a ogni personaggio, ciascuno dei quali meriterebbe e in certi casi ha meritato, un intero volume, se non interi scaffali. Ma a ogni capitoletto di questa ormai lunga vicenda abbiamo cercato di dare un taglio narrativo, di partire da un particolare più vivido (il rivoluzionario Bakunin che fugge da Bologna travestito da prete, Roberto Saviano sulla sua Vespa scassata in un’esplosiva piazza di Napoli) per evitare ai nostri lettori la triste impressione del grigiore scolastico. Sono 150 racconti contratti, ridotti all’essenziale e dolorosamente privi di infiniti risvolti, sacrifici dettati dalle necessità grafiche del quotidiano torinese La Stampa che ha avuto l’idea e che ha pubblicato nei mesi scorsi queste pagine. Il nostro intento era di offrire un’infarinatura di storia d’Italia a tutti coloro che ne hanno perso memoria o non l’hanno mai avuta. Si tratta di una categoria di persone che conosciamo bene, avendone fatto parte anche noi prima di metterci all’opera. Non che avessimo dimenticato proprio tutto. Ma certo si trattava di ricordi confusi. Ci è venuto il sospetto che non fossimo i soli a trovarci in questa condizione. E, da buoni italiani, abbiamo cercato di metterci una pezza.
L’impressione finale è che questa Patria sia una difficile Patria, più volte sull’orlo del baratro, più volte nel baratro precipitata, con continue riprese anche stupefacenti, anche ammirevoli. C’è di che inorgoglirsi, ma purtroppo anche di che vergognarsi. Un Paese irritante, fastidioso, quasi sempre dilaniato da emotività contrapposte e che potrebbe fare molto di più, come dicevano gli insegnanti alle nostre mamme. E ovviamente molto di più avremmo potuto fare anche noi, narrando questa Patria nel bene e nel male.”

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18 marzo 2011 – Irene Mainguy, Le Iniziazioni e l’Iniziazione Massonica.

18 marzo 2011 – Irene Mainguy, Le Iniziazioni e l’Iniziazione Massonica.

Edizioni Mediterranee, Roma 2010

I più autorevoli studi etnologici mettono in evidenza, fin dall’antichità, la pratica di cerimonie iniziatiche presso qualsiasi cultura: in Egitto, in Grecia – con i Misteri eleusini – ma anche nell’ambito di tutti i popoli dei cinque continenti. L’iniziazione è, quindi, un argomento molto vasto e impossibile da trattare in maniera esaustiva: ecco perché Irène Mainguy ne propone una sintesi documentale, prendendo obiettivamente in considerazione le varie e differenti tesi, siano esse solo divergenti tra loro o nettamente antitetiche. L’Autrice affronta tutti gli aspetti dell’argomento, quelli di ordine etnologico,  come anche quelli filosofici o metafisici, sui quali si sono espressi gli specialisti con punti di vista talora opposti, ma nondimeno complementari. Questa pubblicazione, senza voler approfondire in maniera esaustiva la materia, ha lo scopo di permettere ai lettori di seguire un filo di Arianna nel dedalo delle centinaia di studi pubblicati sull’argomento. In una società che manca di punti di riferimento, in cui domina ampiamente il materialismo, è legittimo interrogarsi sul posto che spetta all’ideale iniziatico. In che cosa l’iniziazione offre le chiavi per una migliore conoscenza di sé? Si può ancora affermare, ai giorni nostri, che permette di avanzare lungo la Via della Saggezza e della Conoscenza? In funzione delle sue caratteristiche peculiari, come situare l’iniziazione massonica in rapporto alle altre forme di iniziazione? Irène Mainguy getta luce queste e altre domande, insistendo in particolare sulle costanti dell’iniziazione in quanto rito di passaggio, con i suoi valori, specificità, scopi e finalità.

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17 marzo 2011 – Festa nazionale dell’Unità d’Italia: il Grande Oriente al Gianicolo.

17 marzo 2011 – Festa nazionale dell’Unità d’Italia: il Grande Oriente al Gianicolo.

Il 17 marzo 2011, festa nazionale, il Grande Oriente d’Italia era sul Colle Gianicolo della capitale per celebrare il 150esimo dell’Unità d’Italia in sintonia con le solennità annunciate dal Governo italiano.

Il Gran Maestro Gustavo Raffi, impossibilitato a partecipare per concomitanti impegni istituzionali, ha delegato il Gran Maestro Luigi Sessa e il Gran Segretario Aggiunto Alberto Jannuzzelli a rappresentare la Comunione.

Sono state deposte corone d’alloro al monumento equestre a Giuseppe Garibaldi, a quello dedicato ad Angelo Brunetti, detto Ciceruacchio, e al Muro della Costituzione, opera inaugurata dal sindaco Gianni Alemanno proprio la mattina del 17 marzo che riporta il testo dello Statuto della Repubblica Romana del 1849.

Alla celebrazione ha preso parte anche Giuseppe Garibaldi, omonimo pronipote dell’Eroe dei due Mondi.

 

Giuseppe Garibaldi

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16 marzo 2011 – (L’Eco del Chisone Online) Sebastiano Giraud e gli altri pinerolesi.

16 marzo 2011 – (L’Eco del Chisone Online) Sebastiano Giraud e gli altri pinerolesi.

Processo di unificazione nazionale e massoneria: quale legame?

La presenza della massoneria nel processo dell’unificazione italiana è tra i fattori che aiutano a capire il senso profondo della nascita del Regno d’Italia nel marzo 1861.
Nel Regno di Sardegna e poi nel Piemonte dopo l’Unità la massoneria ha avuto quattro stagioni fondamentali.

La prima è dalla metà del Settecento alla Rivoluzione francese, quando le logge si popolarono di aristocratici, militari, scienziati e grandi borghesi. Tra i nomi di spicco vanno ricordati Joseph de Maistre, savoiardo, poi autore delle Serate di San Pietroburgo, cattolico conservatore e, appunto, massone, Vittorio Alfieri (che poi scrisse versi satirici contro i «frati e frattocci», cioè i massoni) e il pinerolese Sebastiano Giraud. (approfondimenti nell’edizione in edicola)

(L’Eco del Chisone Online) 16 MAR 2011

16 marzo 2011 – (Il Messaggero) Navigatore, naufrago, difensore di donzelle in pericolo, avventuriero svelto di pugnale, mazziniano, massone, combattente per la libertà e…salvatore di Garibaldi.

16 marzo 2011 – (Il Messaggero) Navigatore, naufrago, difensore di donzelle in pericolo, avventuriero svelto di pugnale, mazziniano, massone, combattente per la libertà e…salvatore di Garibaldi.

In una parola, eroe, uno di quei quattro o cinque eroi (ed eroine) che hanno segnato la storia di Ancona. Si stenta a credere alla biografia di Augusto Elia tali e tanti sono gli episodi appunto incredibili. Figlio di Antonio e Maddalena Pelosi, scappa da Ancona in un peschereccio mentre tramonta la Repubblica romana, poco prima del sacrificio dell’amato padre. Dopo aver partecipato alla guerra di Crimea diventa capitano di lungo corso. Durante un viaggio a Londra conosce l’esule Mazzini. Da Londra raggiunge Garibaldi in Italia il quale, memore del vecchio amico Antonio, lo accoglie paternamente affidandolo a Nino Bixio che lo arruola fra i suoi carabinieri genovesi.

Comandante in seconda del piroscafo Lombardo, Augusto prende parte all’impresa dei Mille. A Calatafimi salva Garibaldi facendogli scudo con il suo corpo e beccandosi una pallottola in bocca. Una volta guarito dalla convalescenza è pronto ad accorrere all’appello dell’eroe: nel 1866 Augusto Elia comanda una combattiva flottiglia nel Lago di Garda. Trova il tempo anche per sposarsi, con Amalia Balani, e diventare padre di Anita, così chiamata in ricordo di Anita Garibaldi.

Nel 1867 comanda un battaglione di giovani anconetani distinguendosi a Mentana ma è anche uomo d’ordine, intransigente nei confronti delle sommosse popolari. Assessore comunale nel 1869, si trova a dover difendere il sindaco Francesco Matteucci dalla folla inferocita per la miseria e l’aumento delle tasse. E’ massone, secondo sorvegliante della loggia Garibaldi dell’Oriente di Ancona. Viene eletto consigliere comunale e più volte membro della giunta, consigliere provinciale, presidente della camera di commercio. Due volte deputato sostiene i diritti di Ancona, insistendo affinché si riprendessero in porto le opere per il bacino di carenaggio. Nel 1893 è lambito dallo scandalo della Banca Romana e da una vicenda di cambiali legata alla bonifica delle isole Tremiti. Il 29 settembre 1919 si svolgono le solenni onoranze all’ultimo garibaldino Augusto Elia, per le sue gesta eroiche e i suoi meriti in camicia rossa. Ancona gli dedica una scuola, Palermo una via.

(Il Messaggero) 16 MAR 2011

16 marzo 2011 – (La Nuova Sardegna) Tra anticlericalismo e amor di Patria.

16 marzo 2011 – (La Nuova Sardegna) Tra anticlericalismo e amor di Patria.

Allora nella città insieme a un certo furore risorgimentale si respirava anche un’aria di forte anticlericalismo. Il fenomeno era dovuto alla presenza di un forte nucleo massonico, da una parte, e dalla figura del vescovo Salvatore Angelo Maria Demartis, d’altra. Le due forze contrapposte esplosero più tardi con virulenza quando si pose la questione delle «terre comunali» e scoppiò la rivolta di «Su Connottu» nel 1968, stavolta con la partecipazione di tutto il popolo, che occupò il municipio, e bruciò parte della documentazione sulle Chiudende. Insomma, se la Nuoro risorgimentale allora si limitava a una certa classe borghese e ai pochi studenti, pochi anni dopo scese in piazza anche la popolazione, e non per spirito patriottico, ma perchè sollecitata da questione più concrete: le terre comunali che stavano per essere privatizzate. Anche nel 1868 comunque la lotta si intrecciò con una forte componente anticlericale. Un anticlericalisno che lasciò tracce chiare anche nella canzone più popolare nuorese, quella di «Tzia Tatana».

Stando infatti alla versione di Salvatore Satta nella sua opera «Il giorno del giudizio» il canto non cominciava con le parole di «Sa vida la professo», bensì con «Sa fide (la fede) la professo/ chin d’una diminzana/ de cuddu e tzia Tatana/Faragone». Chiara dunque la blasfemia anticlericale di mastru Predischedda e del giro dei borghesi che ruotava intorno al bar Tettamanzi e che si divertivano cantando in coro. Nel 1861 dunque, anno dell’Unità d’Italia, il clima che si viveva a Nuoro non era solo, ma anche decisamente anticlericale.

Da una parte infatti partiva l’accusa (come quella fatta da Giorgio Asproni nei suoi Diari politici) sul fatto che «canonici che avevano occupato anche il municipio»; mentre dall’altra c’era la versione opposta del vescovo Demartis che scriveva in una lettera indirizzata al papa Pio IX che il Comune di Nuoro «era finito in mano ai massoni».

Non tutto naturalmente era così schematico. In quel tempo le forse in campo nella città di Nuoro erano sostanzialmente tre: la borghesia nascente liberale e repubblicana; il clero e i cattolici conservatori; altri preti e cattolici liberali. La prima forza era chiaramente schierata a favore dell’Unità d’Italia, e in buona parte anche con gli ideali repubblicani, considerata l’influenza del deputato mazziniano Giorgio Asproni. La seconda invece stava sulle posizioni conservatrici del papa Pio IX odiato dai risorgimentali soprattutto dopo la fucilazione dei patrioti della Repubblica romana.

La terza forza era infine costituita dal popolo, escluso dalle elezioni di censo, e quindi poco partecipe alla battaglia risorgimentale. La sua partecipazione si verificò invece alla grande pochi anni dopo, quando si ribellò alle chiudende dei prinzipales, soprattutto a quelle dell’Ortobene, che privavano i pastori comunitari della legna e delle ghiande.

(La Nuova Sardegna) 16 MAR 2011

Roma 14 marzo 2011 – Messaggio del Gran Maestro Gustavo Raffi alla Gran Loggia del Giappone

Roma 14 marzo 2011 – Messaggio del Gran Maestro Gustavo Raffi alla Gran Loggia del Giappone

Risp.mo Fr. Philip A. Ambrose,
Ex Gran Maestro
Gran Segretario
della Gran Loggia del Giappone

Fratello carissimo,

Abbiamo visto in TV gli enormi danni causati dal terribile terremoto e dallo tsunami che hanno colpito le regioni settentrionali del tuo Paese.

Momento per momento, seguiamo la stampa, che ci porta sentimenti di tristezza, ma anche di ammirazione, per la grande forza morale del popolo giapponese, e per la perfetta organizzazione dei soccorsi.

In tutto il mondo, sta aumentando la preoccupazione nei confronti delle radiazioni fuoriuscite dagli impianti nucleari danneggiati. Tutti noi speriamo che gli esperti siano in grado di fermare questo incubo.

Probabilmente per la ricostruzione saranno necessari anni; ma siamo sicuri che il popolo giapponese supererà questo disastro, grazie alle tecnologie, ma in particolare grazie alla sua millenaria civiltà, alla sua filosofia, ai suoi valori.

In questo momento, così difficile per il vostro Paese, vogliamo che sappiate che la Comunione Massonica Italiana è al vostro fianco, che noi condividiamo i vostri stessi sentimenti.

Speriamo, infine, che ti sia possibile partecipare il nostro Meeting di Rimini, come annunciato. Saremo lieti di accoglierti e di farti sentire il nostro più profondo amore fraterno.

Fraternamente,

Il Gran Maestro
Gustavo Raffi