Davide Augusto Albarin, 19-08-1940/10-06-1944
Davide Augusto Albarin nacque a Parigi il 23 ottobre 1881 ma era originario di Torre Pellice. Valdese e antifascista, fu Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dell’esilio dal 1940 al 1944. Nella sua formazione influì il pastore e massone Teofilo Gay, Gran Cancelliere nel Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato.
Emigrato ad Alessandria d’Egitto, Albarin qui aderì alla Massoneria. Il 9 febbraio 1909 fu iniziato nella Loggia Cincinnato II della città ed elevato al grado di maestro tre anni dopo, il 22 aprile 1912. La Loggia Cincinnato II, fondata nel 1905, era di Rito Scozzese, mentre la Cincinnato I, costituita nel 1882, seguiva il Rito Simbolico. Davide Augusto Albarin diventò poi maestro venerabile mantenendo costanti i rapporti con Alessandro Tedeschi e Giuseppe Leti, rispettivamente Gran Maestro e Sovrano Gran Commendatore del Grande Oriente d’Italia e del Rito Scozzese Antico e Accettato in esilio a Parigi. Fu il periodo del suo impegno antifascista: in contatto con esponenti esuli e clandestini di Giustizia e Libertà costituì ad Alessandria d’Egitto una sezione della Lidu, la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo fondata da Ernesto Nathan alla fine dell’Ottocento e che durante la dittatura promosse la Concentrazione antifascista in Francia. Il precipitare degli eventi, con lo scoppio della guerra in Europa e l’avvicinarsi della invasione nazista sul territorio francese, spinsero Tedeschi a pensare a un successore lontano dal teatro dei conflitti. Raccomandò Albarin che fu eletto Gran Maestro – all’unanimità da tutte le logge del Grande Oriente all’estero – subito dopo la sua morte avvenuta il 19 agosto del 1940 prima di essere catturato dalla Gestapo che gli dava la caccia in quanto ebreo, antifascista e massone.
Davide Augusto Albarin rimase al vertice della Massoneria italiana fino al 10 giugno 1944, giorno in cui trasferì tutti i poteri al comitato di maestranza retto da Umberto Cipollone, Guido Laj e Gaetano Varcasia. Occorre tuttavia specificare che dopo la caduta di Mussolini, il 25 luglio 1943, un gruppo di dirigenti massonici costituirono un governo dell’Ordine proclamando la ripresa dei lavori del Grande Oriente d’Italia senza considerare l’esistenza dell’omonimo in esilio. Si originò un vuoto organizzativo e, anche a causa delle drammatiche vicende che spezzarono l’Italia negli anni seguenti, si innescò uno stato di progressiva emarginazione di Albarin. Solo dopo la ricomposizione dell’unità del paese e dell’organizzazione massonica nazionale sotto la reggenza di Guido Laj si provvide, nella primavera del 1947, a sanare la situazione. Fu così che si verificò uno scambio di documenti: Albarin, con una balaustra diretta alle logge italiane all’estero, invitò tutti i fratelli alla sua obbedienza a stringersi attorno alla nuova guida del Grande Oriente, mentre egli riprendeva il suo posto fra le colonne della Loggia Cincinnato – nome divenuto quanto mai profetico. Laj, con suo decreto del 21 marzo 1947, riconobbe i meriti di Albarin e lo nominò Gran Maestro Onorario ad vitam. Egli continuò a vivere ad Alessandria d’Egitto, frequentando la sua loggia di origine, fino al 1957 quando fu espulso all’indomani dello scoppio della guerra per il canale di Suez e si trasferì in Scozia. Poi fu in Inghilterra e infine in Francia a Avesnes-sur-Helpe dove morì il 28 novembre 1959.