Ernesto Nathan, 01-06-1896/14-02-1904
Ebreo, laico, cosmopolita, repubblicano-mazziniano, massone dal 1887. Dal 1907 al 1913, fu sindaco della Capitale: il migliore, secondo gli studiosi, che i romani abbiano mai avuto. Ricoprì la carica di Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1896 al 1903 e dal 1917 al 1919.
Figlio della pesarese Sara Levi, amica e collaboratrice di Giuseppe Mazzini, Ernesto Nathan nacque a Londra il 5 ottobre 1845. Si trasferì in Italia nel 1859 e visse l’adolescenza e la prima giovinezza tra Firenze, Lugano, Milano (dove diresse il giornale l’Unità d’Italia) e la Sardegna, in qualità di amministratore di un cotonificio. L’influenza di Mazzini e di Aurelio Saffi, amici di famiglia dai tempi londinesi, incise fortemente nella sua formazione e sul suo orientamento culturale e politico. Nathan giunse a Roma nel 1870, per lavorare come amministratore al mazziniano La Roma del Popolo e cominciò a occuparsi in maniera attiva di politica, con una impronta laica convinta. Diventò cittadino italiano nel 1888 e, nell’anno successivo, fu tra i fondatori della Società Dante Alighieri, associazione che ancora oggi ha lo scopo di tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo.
Massone dal 1887, nove anni più tardi – precisamente il 1° giugno 1896 – fu eletto, per la prima volta, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, succedendo ad Adriano Lemmi, il grande finanziatore del movimento patriottico risorgimentale. Come capo della Massoneria italiana, Nathan si pose l’obiettivo di traghettare l’Istituzione liberomuratoria nel nuovo secolo, indicando ai massoni la strada da intraprendere: la Libera Muratoria, che radunava uomini di credo religioso e politico differenti, doveva sentirsi in pieno di diritto di chiedere “a ogni fede, a ogni scuola, a ogni partito (sono sue parole), una qualifica fondamentale per l’esercizio di qualunque diritto o ufficio pubblico: specchiata integrità e disinteresse”. Nathan fu Gran Maestro fino al 7 novembre 1903, data delle sue dimissioni, anche se formalmente la cessazione del suo mandato si fa risalire al 14 febbraio 1904. Durante il suo magistero il Grande Oriente d’Italia si trasferì nella sede di Palazzo Giustiniani. Storica fu l’inaugurazione pubblica realizzata il 21 aprile 1901.
In contemporanea, Ernesto Nathan svolgeva attività politica pubblica nelle file dei radicali. Quando nel 1907, a capo del “Blocco popolare”, fu eletto sindaco di Roma, conosceva già le esigenze della Capitale d’Italia che, sebbene piena di tesori storici, era in condizioni di arretratezza su tutti i profili e ancora governata in termini quasi feudali.
L’amministrazione Nathan fu improntata a un forte senso dell’etica pubblica, di dichiarata ispirazione mazziniana, nella versione municipalistica di Aurelio Saffi. Ebbe come baricentro soprattutto due questioni: lo sforzo di governare la gigantesca speculazione edilizia che si era avviata con il trasferimento della capitale a Roma, e un vasto piano d’istruzione per l’infanzia e il sostegno alla formazione professionale, pensati e realizzati in chiave assolutamente laica. Nathan era infatti convinto dell’importanza della laicità delle istituzioni pubbliche, e di un apparato educativo laico.
Nel 1909 fu approvato il primo piano regolatore della città, che definì le aree da urbanizzare fuori le mura, tenendo conto del fatto che il 55% delle aree edificabili era in mano a soli otto grandi proprietari. Sempre nel 1909, dopo aver difeso – per molti anni – questo obiettivo dall’opposizione degli speculatori, Nathan promosse la municipalizzazione del servizio tranviario e dell’energia elettrica. Avviò anche una politica di opere pubbliche. Nel 1911, cinquantenario dell’Unità d’Italia, furono inaugurati il Vittoriano, il Palazzo di Giustizia – noto ai romani come “Palazzaccio”, la passeggiata archeologica (un grande comprensorio di verde pubblico, oltre 40mila metri quadrati tra l’Aventino e il Celio) e lo stadio Nazionale, l’attuale Flaminio, il primo impianto moderno per manifestazioni sportive.
Durante il suo governo, Ernesto Nathan aprì circa 150 asili comunali per l’infanzia, che fornivano anche la refezione. Terminò il mandato amministrativo nel 1913 e due anni più tardi, con lo scoppio del primo conflitto mondiale si arruolò volontario. Aveva 70 anni e combattè sul Col di Lana.
Nel 1917, fu di nuovo eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. In quel momento così gravoso per il nostro Paese, fu giudicato l’unico autorevole a gestire l’Istituzione massonica in uno scenario devastato dal conflitto mondiale. Ma l’età e l’avanzare dell’aterosclerosi non gli permisero di andare oltre due anni di mandato. Morì a Roma il 9 aprile 1921. La sua salma riposa in una suggestiva tomba monumentale nel Cimitero del Verano, poco distante dal Pantheon dei Gran Maestri e dei Grandi Dignitari del Grande Oriente.
Ernesto Nathan sul Dizionario Biografico degli Italiani della Treccani