Ettore Ferrari, 14-02-1904/25-11-1917 dimissionario
Scultore, pittore, politico, deputato dell’estrema sinistra radicale dal 1882 al 1892, consigliere del comune di Roma dal 1877 al 1907, Ettore Ferrari è stato Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1904 al 1917 e Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico e Accettato dal 1918 fino alla morte, avvenuta nel 1929.
Ettore Ferrari nasce a Roma il 25 marzo 1845 e apprende dal padre Filippo, pure scultore, non solo l’amore per l’arte ma anche per la politica attiva: egli fece un unicum delle due passioni diventando protagonista della celebrazione artistica del nuovo stato laico nato con l’Unità d’Italia. Seguì i corsi di lettere e di giurisprudenza all’università di Roma, fu allievo dell’Accademia nazionale di San Luca, a lungo professore dell’Istituto superiore di belle arti, membro dell’Accademia dell’Arcadia nonché socio fondatore e segretario, nel 1870, dell’antiaccademia Associazione Artistica Internazionale. Le prime opere di Ferrari risalgono alla metà degli anni ’60 e la sua ‘fede’ di politico radicale emerge anche nelle date della loro realizzazione che non segue l’era cristiana ma parte dal Natale di Roma.Tra i monumenti da lui realizzati si ricordano quelli a Giuseppe Garibaldi a Vicenza (1886), Pisa (1892), Tortona (1895), Rovigo (1897), Macerata (1895), Massa Marittima (1904), Cortona (1895) e Bevagna; a Quintino Sella in Roma (1893); a Terenzio Mamiani a Pesaro (1896); ad Engel a Vicosoprano, in Svizzera (1899); a Carlo Cattaneo a Milano (1893); a Gabriele Rosa in Iseo (1914); a Giovanni Bovio a Trani (1914); a Giuseppe Verdi a Philadelphia (1887); ad Antonio Meucci a Staten Island, New York (1923); a Traiano e Decebalo a Cluj, Romania (1927); ai caduti nella guerra mondiale in Alessandria d’Egitto (1924) e Marino (1927); i busti di Francesco Carrara nel Camposanto di Pisa; a Jakob Moleschott nell’università di Roma. Ma la fama di Ettore Ferrari è legata in particolare a due monumenti, entrambi a Roma: il Giordano Bruno inaugurato a Campo de’ Fiori il 9 giugno 1889 con una grandiosa manifestazione pubblica, e il Giuseppe Mazzini del periodo 1902-1911 (ma pensato già a partire dal 1890) sull’Aventino. Per il loro significato politico le due opere furono osteggiate: la statua di Giordano Bruno pagò pesanti limitazioni rispetto all’idea originale e attese a lungo prima di essere inaugurata; analoga sorte seguì il monumento a Mazzini che fu inaugurato solo nel 1949, dopo la nascita della Repubblica italiana, con censure volute dal Vaticano che considerava anticlericali alcune rappresentazioni. Ettore Ferrari fu organizzatore di cultura nel mondo dell’arte, mecenate di pittori e scultori, presidente dell’Istituto superiore di Belle Arti, presidente del Museo Industriale Artistico di piazza Crispi a Roma, membro del Consiglio superiore delle Arti, ascoltato consigliere dei ministri dell’istruzione pubblica.
Non meno importante fu il ruolo di Ettore Ferrari in politica e all’interno del Grande Oriente d’Italia. Nel 1867 prese parte al fallito tentativo insurrezionale che doveva scoppiare a Roma contro il governo papale. Nel giugno del 1877 fu eletto consigliere comunale di Roma, portato dal Circolo di Belle Arti e dal giornale “Il Popolo Romano”. Vi rimase, tranne una breve interruzione, fino al 1907. Tra le sue prime iniziative ci fu la proposta per la costruzione del Palazzo delle Esposizioni in Via Nazionale. Deputato nel collegio di Perugia dal 1882 al 1892, Ferrari sedette in Parlamento nei banchi dell’estrema sinistra democratica e da repubblicano convinto rifiutò sempre di incontrare il Re e, coerentemente, nel 1919, rifiutò la nomina a senatore a vita proposta dal Ministro Nitti. Negli anni, il suo studio nei pressi di Porta Salaria ospitò importanti riunioni politiche, assemblee organizzative e anche congressi. Il suo impegno si rivolse in Italia e all’estero: nel 1879 partecipò ai lavori per la fondazione della Lega della Democrazia; nel 1881 fu tra gli organizzatori del Comizio dei Comizi a Roma a favore del suffragio universale; legato politicamente al radicale Felice Cavallotti, nel 1890 fu tra gli artefici del congresso al teatro Costanzi che si concluse con il Patto di Roma, sottoscritto da radicali, socialisti, irredentisti e repubblicani; nel 1896 entrò nel comitato per la riorganizzazione del partito repubblicano nel Lazio; anticolonialista, si mobilitò a favore della resistenza cubana contro la dominazione spagnola; nel 1897, nella sua casa, organizzò la spedizione dei volontari garibaldini a Candia; dal 1899 e per un anno fu membro del Comitato centrale del partito repubblicano, di cui conservò sempre la tessera; nell’autunno del 1900 Ettore Ferrari fu in Romania e Turchia dove avviò stretti rapporti con le forze riformatrici di quei paesi. Fu tra gli ispiratori del progetto politico dei “Giovani Turchi” di Ataturk.
Nel frattempo Ettore Ferrari aveva aderito alla Massoneria entrando nell’estate del 1881 nella Loggia Rienzi di Roma della quale fu maestro venerabile nel 1892. Quattro anni più tardi diventò Gran Segretario con i Gran Maestri Adriano Lemmi e poi Ernesto Nathan al quale rimase sempre legato. Il 15 febbraio 1904 fu eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia subentrando proprio a Nathan. Ferrari impresse alla Comunione italiana una forte spinta progressista e sotto la sua guida il Grande Oriente raggiunse il massimo del prestigio. La sua grande aspirazione era quella di raccogliere e strutturare in Italia tutte le forze laiche e riformatrici da contrapporre vittoriosamente alla maggioranza moderata. Il progetto si scontrò tuttavia con la realtà di un mondo cattolico sempre più presente in politica e con formazioni più inclini a esaltare le differenze reciproche che a trovare punti d’incontro. Altrettanto forte fu l’attenzione alla scuola, il luogo deputato alla formazione dei cittadini del domani.
Nel giugno del 1917 Ettore Ferrari partecipò al congresso di Parigi in cui le Massonerie dell’Intesa, meno quelle britanniche, si incontrarono con l’obiettivo di costituire un progetto di Società delle Nazioni. Nel timore che la delegazione italiana votasse una risoluzione a favore del principio di autodeterminazione dei popoli, si scatenò sulla stampa una tale campagna ostile che spinse Ferrari a rimettere il mandato di Gran Maestro il 25 novembre dello stesso anno. Ad aprile del 1918 fu eletto Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato, carica che conservò fino alla morte. Nel 1919 fu nominato Gran Maestro onorario. A partire dalla fine del 1922 dedicò ogni sforzo a rinforzare il Rito Scozzese. L’anno seguente viaggiò in tutta l’Italia ed è evidente che l’istituzione si stava compattando per difendersi dagli attacchi fascisti, anche con l’ingresso di esponenti del Rito simbolico tra gli Scozzesi. Nel maggio 1923 Ferrari riorganizzò le Camere Superiori e decise la pubblicazione di “Lux”, bollettino mensile del Rito, per portare avanti un pensiero libero che fondeva questioni socio-culturali a problematiche esoteriche. Ancora alla fine del 1924 impegnò i massoni a difendere i valori laici del Risorgimento. Oppositore del fascismo rinunciò a tutti incarichi pubblici.
Ettore Ferrari non sciolse il suo rito neanche dopo l’approvazione della legge antimassonica del novembre 1925 voluta da Mussolini. Il suo studio fu più volte invaso da squadristi e nella notte del 1° novembre 1926, durante un assalto, fu distrutta la statua della Vittoria destinata al monumento a Giuseppe Garibaldi. Sorvegliato dalla polizia, fu denunciato il 25 maggio 1929 con l’accusa di aver tentato di riorganizzare la massoneria, e sottoposto ad ammonizione. Era infatti in rapporti epistolari con Giuseppe Leti, avvocato e noto antifascista, emigrato in Francia e suo luogotenente, al quale nel maggio 1929 trasmise i pieni poteri.
Morì a Roma il 19 agosto 1929. Per ordine dell’autorità, ai funerali fu consentita la presenza solo dei familiari.