Un contributo alla ricostruzione di un sentire civico, necessario per uscire dalla crisi. Questo il filo rosso del talk show ‘Il cittadino che non c’è’, condotto da Alessandro Cecchi Paone, che si è tenuto questa mattina a Villa ‘Il Vascello’, sede del Grande Oriente d’Italia, nell’ambito delle celebrazioni per l’Equinozio d’autunno e il XX Settembre. L’appuntamento ha visto gli interventi di Valerio Zanone, politologo, presidente del Comitato scientifico del GOI per le celebrazioni dell’Unità d’Italia; Oscar Giannino, giornalista ed economista; Antonio Baldassarre, costituzionalista, presidente emerito della Corte Costituzionale; Luciano Pellicani, sociologo della politica; Enzio Volli, giurista. A tracciare le conclusioni, il Gran Maestro Gustavo Raffi.
“I fatti ci dicono che questa crisi è la più seria dal dopoguerra – ha detto Oscar Giannino, autore del manifesto ‘Fermare il declino’ – c’è troppa assuefazione. Per noi è ormai ordinaria amministrazione che un consigliere regionale del Lazio guadagni 471.000 euro l’anno. Con il cambio sono più di 600.000 dollari, Obama sta poco sotto i 400.000. Inoltre, abbiamo una cattiva legislazione e una cattiva giurisprudenza. Tutti sono diventati cattivi pagatori, in primis lo Stato che non paga alle imprese. Le rivoluzioni – ha sottolineato – non si fanno abbattendo la legge ma cambiandola, e contribuendo alla civiltà del diritto e delle sentenze”. Giannino ha lamentato quindi la “scarsa abnegazione che regna oggi”, richiamando la “classe dirigente a mettere la faccia di fronte alla crisi. Se non cambia marcia, c’è il rischio vero che l’Italia continui il declino. Ma è possibile cambiare marcia, eliminando con mirate politiche economiche il rischio di desertificare la possibilità di fare imprese. Occorre però meno pressione fiscale per incidere sul lavoro e aiutare le imprese. Il problema – ha più volte fatto notare l’economista – è metterci la faccia, non solo criticare. Quella testa che manca, il cittadino deve prenderla e riavvitarsela sulla testa. Non credete a chi dice che non si può fare: si può fare, eccome”, ha proseguito Giannino. “La capacità di realizzare le cose è il vero banco di prova. Occorre non fermarsi alla capacità abrasiva di critica ma dare l’idea che ci sono priorità, indicando soluzioni. Non dobbiamo incatenarci alla sfiducia ma trasmettere all’opinione della pubblica che se c’è un rischio potenziale, esiste anche una risposta. Bisogna concentrarci su alcune cose essenziali. Non consegnarsi al declino ma essere capaci di una visione profonda, trasmettendo una passione per l’Italia. Riscoprire la capacità di trasmettere fiducia a un Paese che ha ancora un compito nei mercati, come dimostra il nostro export. Allo stesso tempo, occorre mettere ordine nella casa pubblica italiana, dai Comuni alle Regioni. L’Italia deve capire se se la sente di tornare a vivere. Io in questo credo”.
Per Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale, “è forte la distanza tra la Costituzione e quello che avviene quotidianamente. Nella Costituzione – ha spiegato – il cittadino è definito per i diritti e per i doveri. E’ colui che vive nella comunità, ha relazioni con gli altri, gode di diritti ma ha anche impegni solidali. La Costituzione vera è quella che si vive ogni giorno, per citare Renan”. In questo percorso, Baldassarre ha ricordato che “il partito deve essere sempre al servizio del cittadino, non viceversa. Oggi, invece, il distacco tra partiti e cittadini è massimo, e l’Italia è l’unico Paese in cui i partiti si sono suicidati perché hanno tagliato i ponti con il cittadino. Non è successo altrettanto in Germania e neanche in Spagna”. “La crisi della politica – ha avvertito – si somma alla crisi dell’economia ma anche alla crisi sociale. Nella società si è perso ogni cenno di ordine, oggi sono i profittatori quelli che salgono la scala sociale e si arricchiscono sulla base di condotte poco etiche. Il pensiero dominante secondo cui la politica è altra cosa rispetto al sapere, è una mentalità perdente. Nel nostro Paese – ha fatto notare – c’è sempre stata un’onda dominante, che non nasce in questi anni: il populismo. Uno svuotamento interno, creato giorno per giorno. Bisogna combattere questo suicidio di senso”, ha sottolineato Baldassarre, per il quale “per un’Assemblea Costituente oggi mancano tutti i presupposti, ovvero il clima necessario ma anche gli uomini. Piuttosto – ha incalzato l’ex presidente della Corte Costituzionale – è opportuno parlare di riforma della Costituzione. Prima di tutto occorre intervenire sui privilegi della politica e mettere dei tetti, eliminando i privilegi, in secondo luogo riformare la pubblica amministrazione e la finanza locale, dove spesso la corruzione è più diffusa. A ciò si aggiunga la necessità di riformare la giustizia. Ogni processo deve associarsi a una concezione di fondo: una democrazia, dove il fattore decisivo è la gente, non funziona se non c’è un cittadino consapevole e informato. Bisogna costruire questa cultura, riscoprendo quella paideia di cui parlavano i classici, ovvero educazione-istruzione del cittadino. Ai nostri giorni – ha proseguito Baldassarre – la paideia non avviene in nessun luogo: i giovani sono è allo sbando perché le scuole sono state abbandonate, l’università ha avuto un degrado, i luoghi di lavoro sono frequentati da persone che si azzannano per un avere un ‘pezzettino’ in più. Questi sono tutti luoghi che vanno ‘ricostruiti’. Con una grande forza morale e tornando a essere cittadini”.
Nel suo intervento, Valerio Zanone ha ricordato che “per merito di Cavour il Risorgimento è stata una conquista di cittadinanza europea. Questa storia va riscoperta, così da vivere da protagonisti, nel 2013, l’anno della cittadinanza europea. Il manifesto del convegno, un cittadino senza testa, è anche un invito ad aprire gli occhi: c’è un’Italia vera e onesta che richiama a un atteggiamento più dignitoso e coerente verso i cittadini”. “Oggi – ha sottolineato – è una priorità combattere la ‘prostituzione del cervello’ che abbiamo conosciuto in questi anni, il vendersi al potente diventando servi. Eppure in ogni nube c’è un profilo d’argento. Lo scrittore Tacito – ha ricordato – nel descrivere una Roma che aveva i suoi problemi scriveva che la vera vergogna non era quella di Cesare che asserviva i senatori, ma quella dei senatori che facevano a gara per correre al suo servizio. Non usciamo dalla crisi – ha messo in guardia Zanone – con quelli che corrono a cercarsi un nuovo padrone. La chiave di volta per uscire dalla crisi è una nuova partecipazione di cittadini responsabili alla costruzione del vivere comune”.
E’ stata quindi la volta di Antonio Panaino, docente all’Università di Ravenna e direttore della Rivista ‘Hiram’, che ha ricordato il contributo di confronto e dialogo offerto dalla Massoneria alla società. “Un ruolo civile – ha detto – che è spazio di discussione propositiva. La Massoneria non è partito politico ma un’Istituzione fatta da cittadini che nelle Logge e nella società hanno un’occasione straordinaria di paideia, di educazione. In un tempo in cui emergono forti le contrapposizioni religiose e nella sfera civile, messi davanti a un Monopoli, ognuno è capace di tirare i dadi per il proprio tornaconto, noi continuiamo a riproporre la verità di una società aperta e del dialogo, aperta alla riflessione e alla correzione. Questa è la ragione per cui tantissimi giovani trovano nelle nostre Logge uno spazio dove la diversità è una ricchezza. Corda fratrum è educazione al dialogo, alla multiculturalità e all’apertura. Oggi come sempre nella nostra storia – ha spiegato lo studioso – abbiamo il compito di continuare a formare cittadini. La Massoneria è un’identità che fa parte della società civile, nella difesa dello Stato e nella dimensione europea nella quale ci riconosciamo pienamente”. “Come agenzia etica – ha proseguito – la Massoneria continua a lavorare sui principi che tengono insieme i cittadini, nel coraggio delle idee e nel rispetto pieno delle diversità. Con coloro che dialogano, gli uomini dle dubbio dialogheranno sempre. Perché la Massoneria non è ripetizione di rituali ma luogo di riflessione”.
A richiamare l’importanza di una “necessaria e corretta informazione del cittadino” è stato invece Luciano Pellicani. “Quanti italiani – ha fatto riflettere il sociologo della politica – sono a conoscenza di ciò che veramente accade? Oggi la pressione fiscale è al 45%. Occorre che la tassazione non superi determinati limiti ma è necessario allo stesso tempo un controllo della spesa, come avviene negli Stati Uniti, dove i media spiegano il costo di ogni legge. E’ con l’informazione – ha proseguito – che si può imboccare la strada per uscire dall’assuefazione”. Altro capitolo è la lentezza della giustizia: “Si deve aspettare dodici anni per avere una sentenza. Al cittadino si devono ricordare i doveri, ma bisogna assicurare anche diritti. Serve – ha tagliato corto l’esperto di politica – un rendiconto davanti all’opinione pubblica, all’agorà . Era una lezione della democrazia ateniese, una sapienza da conservare e soprattutto da mettere in pratica”.
Applaudito l’intervento di Enzio Volli, giurista e Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia, che ha invitato “a fare di più” sui temi della cittadinanza attiva. “La mia generazione, uscita dalla guerra, ha fallito – è stata l’analisi del giurista – non abbiamo creato una classe dirigente adeguata. Chi ha vissuto, come me, nei primissimi ani della giovinezza la circostanza di esser cittadini di ‘serie B’, perché le leggi razziali toglievano ogni possibilità di libertà, sente ancora di più questo problema. Se in quel periodo buio della storia, una legge sciagurata consentì il declassamento del cittadino, oggi questo avviene per ignoranza e incapacità. Soffriamo di una rivoluzione incompiuta, e quello che una volta veniva definito il ‘vento del Nord’, si è affievolito”. “Dobbiamo vedere cosa possiamo fare veramente per invertire la rotta – ha rimarcato Volli – serve nuova consapevolezza e responsabilità per la polis. E dare capacità di scelta per gli interventi. La strada da imboccare non è quelle delle scorciatoie: il nostro compito è informare e rendere coscienti i cittadini, contribuendo a una nuova coscienza italiana. Rispetto a cittadini considerati utenti e consumatori – ha rimarcato il giurista – il nostro orgoglio è quello di tornare a recuperare quei valori che durante la Resistenza si sono formati e volevano un’Italia più giusta, uno Stato vero. Non servono movimenti populistici o demagogici – ha avvertito – ma rendere i cittadini consapevoli dei propri diritti. Perché la critica non può ridursi a mugugno ma deve dimostrare l’alternativa, nella libertà e nella giustizia. Consapevole che solo così si costruisce la polis e la civiltà comune. Limare la pietra significa anche assestare il muro. E’ compito della Massoneria – ha concluso Volli tra gli applausi del pubblico – non solo non avere timore di apparire ma indicare la strada da percorrere. E’ necessario denunciare e riflettere, ma soprattutto indicare una strada da percorrere”.
A tracciare le conclusioni della mattinata, il Gran Maestro, Gustavo Raffi, che ha richiamato “tutti all’impegno civico. Siamo un Paese che si costruisce sempre abiti su misura – ha proseguito il Gran Maestro – ora, per uscire dalla rassegnazione, all’Italia occorre uno scatto di reni. Noi vogliamo che ci siano cittadini, non servi. Una classe politica arrogante non riesce a costruire e ha ancora paura della intelligenze libere. Il cittadino – ha scandito il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani – è quello che non teme il potere ma ha il coraggio di affrontarlo. Non si è cittadini per contratto o convenzione, ma per scelta Facciamo in modo che tante voci formino un grido forte: quello del cittadino che non vuole essere servo. C’è bisogno di idee forti e motivi di impegno, contro la ripetizione del peggio. La scelta – ha concluso il Gran Maestro – è responsabilità contro cinismo, speranza contro paura. E’ la nostra battaglia di cittadini veri”.