L’ultimo libro di Stefano Bisi, giornalista e Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia,
riporta alla ribalta il contenzioso aperto da quasi un secolo tra l’organizzazione
massonica e lo Stato italiano sulla sottrazione degli spazi di Palazzo Giustiniani in
uso al Goi, confiscati dal regime fascista nel 1925.
La transazione disattesa
Un atto di transazione sottoscritto nel ’91 con l’allora presidente del Senato Giovanni
Spadolini prevedeva la concessione di alcuni locali dell’immobile, per un totale di 140
metri quadri, destinati ad ospitare il museo storico della massoneria. Ma l’accordo è
rimasto inattuato e la questione è finita adesso davanti ai giudici. «Un peccato non
trovare l’intesa. Vorremmo intitolare il museo a Meuccio Ruini pare nobile della
Repubblica, insigne giurista e orgogliosamente massone. Sarebbe un modo degno
pure per celebrare il 75mo anniversario della Costituzione».
Dialogo con i giornalisti
Di questi temi Stefano Bisi ha parlato nella casa massonica di Cosenza, dialogando
con il presidente dei maestri venerabili del collegio circoscrizionale della Calabria
Maurizio Maisano ed i giornalisti Francesca Fanuele, Pietro Comito e Claudio
Cordova, allargando il dibattito dai contenuti del volume, edito da Perugia Libri, ai
rapporti con la politica e certa magistratura che invece di guardare alle finalità
dell’associazione ne vorrebbe visionare l’elenco degli iscritti. «Qualcuno dimentica
che il diritto a costituirsi in associazione è tutelato dalla Costituzione – ha
affermato il Gran Maestro – E non serve chiedere il permesso di ammissione al Grande
Oriente d’Italia a qualche procuratore di turno. Mentre il diritto alla privacy
protegge la diffusione a terzi dei dati degli iscritti. Non solo alla massoneria
ma a qualsiasi altra aggregazione come i partiti».
Il Grande Oriente e la Calabria
Verso l’obbedienza massonica, la società civile ha ormai smesso di guardare con
sospetto, superando il tempo della diffidenza maturata all’indomani dello scandalo della
Loggia P2 e dell’inchiesta del procuratore di Palmi Agostino Cordova sui presunti
rapporti tra la massoneria e la ‘ndrangheta. «Molta parte dell’opinione pubblica
comprende la legittimità della nostra associazione – ha affermato ancora Bisi – Forse
andrebbe anche sostenuta questa forma di fratellanza, alimentata ogni sera dalle nostre
riunioni nel tempio. In Calabria il Grande Oriente d’Italia conta su un nucleo radicato.
Ho sempre mostrato attenzione a questa terra, penso meriti tutto il mio affetto».