Equinozio d’Autunno e XX Settembre, al via le celebrazioni del Grande Oriente d’Italia dedicate a Dante

Il Vascello, sotto le luci del Tricolore

A Dante Alighieri, di cui quest’anno ricorre il 750° anniversario dalla nascita, e, in particolare, al verso 76 del Canto XVI del Purgatorio “Lume v’è dato a bene e a malizia, / e libero voler”, che affronta la questione del libero arbitrio è stato dedicato il dibattito pubblico che ha aperto questa mattina al Vascello, sede del Grande Oriente d’Italia, le celebrazioni dell’Equinozio di Autunno e l’anniversario del XX Settembre, data storica della Breccia di Porta Pia. Sul palco allestito nel giardino della storica residenza che fu teatro delle battaglia finale dei garibaldini contro i francesi in difesa della Repubblica del 1849, Luigi Maria Di Corato, direttore della Fondazione Brescia Musei e docente di Management del Museo e dei servizi museali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Eugenio Giani, presidente del Consiglio Regionale della Toscana; i senatori Mario Mauro, già Ministro della Difesa nel governo Letta, e Riccardo Nencini, attuale vice ministro delle  Infrastrutture e dei Trasporti; Nico Piro, giornalista, inviato della redazione esteri del Tg3. Le conclusioni saranno del Gran Maestro Stefano Bisi. La scelta di quel passo della Divina Commedia, in cui il Sommo Poeta incontra lo spirito del cortigiano Marco Lombardo, posto nel fumoso girone degli iracondi, è assai significativo. Dante scrive che l’uomo ha avuto in dono talento, ragione, educazione, libertà di compiere buone o cattive azioni. “Con il lume può evitare – sottolinea il Gran Maestro – egoismi, fallimenti, mostruosità che possono ledere la propria vita e quella di altre persone. Con il libero arbitrio e la volontà, che è una forza decisiva, può superare montagne e altezze che a prima vista possono apparire insormontabili ed evitare di sprofondare nell’abisso dei propri vizi e delle nefandezze incontrollabili. Con il talento che gli è stato dato può aiutare gli altri a migliorare la società e produrre del bene, cosa di cui c’è tanto bisogno in questo momento di grave crisi. Noi, fratelli dell’umanità, da uomini liberi e coscienti, dobbiamo donare il meglio di noi stessi, lavorare con grande senso di responsabilità per far sì che il mondo intraprenda la strada del dialogo, della tolleranza, della solidarietà”.

Seguendo Dante, il dibattito al Vascello. Da sinistra, Luigi Di Corato, Eugenio Giani, Mario Mauro, Riccardo Nencini, Nico Piro
Seguendo Dante, il dibattito al Vascello. Da sinistra, Luigi Di Corato, Eugenio Giani, Mario Mauro, Stefano Bisi, Riccardo Nencini, Nico Piro

 

Nel pomeriggio al Vascello si potrà accedere solo su invito. “Insieme nel Giardino della Fratellanza” è il titolo dell’evento, al quale partecipano il Gran Maestro e la Giunta in programma alle ore 16 e che introdurrà la serata ancora dedicata a Dante con “Il Viaggio”, uno spettacolo di musica e parole, nel corso del quale Alfredo Altieri, scrittore e attento ricercatore della storia e delle tradizioni popolari dell’area fiorentina e della Toscana,  e Marco Feroci, volto noto della tv ma anche interprete mirabile sulla scena delle opere recitate in versi di Sofocle, Shakespeare, Marivaux, Beckett, Brecht, tratteggeranno il profilo umano e artistico del Sommo Poeta, conducendoci attraverso la sua vita, riletta alla luce delle sue opere. Una happening coinvolgente e originale arricchita dai preziosi intermezzi musicali del pianista Andrea Feroci che eseguirà brani di Beethoven e Liszt.

Domani, domenica 20 settembre, com’è tradizione, il Grande Oriente d’Italia ricorderà l’anniversario del XX Settembre 1870, “tappa fondamentale – sottolinea nel Manifesto il Gran Maestro Bisi – sulla strada dell’evoluzione civile del nostro Paese”. L’appuntamento è alla Breccia di Porta Pia alle ore 15 per la deposizione di una corona di alloro ai piedi della targa che ricorda lo storico evento e, a seguire, il discorso commemorativo del Gran Maestro. Analoga breve cerimonia si svolgerà subito dopo presso il monumento a Giuseppe Garibaldi sul colle Gianicolo.

Scheda / Il canto XVI del Purgatorio si colloca proprio a metà dell’intera Commedia. Il poeta è giunto nella terza balza, dove espiano il loro vizio gli iracondi, immersi nel fumo. La pena del contrappasso è per analogia: come in vita l’iracondia ha impedito di vedere bene la realtà e le persone, allo stesso modo nell’aldilà un fumo spesso impedisce di scorgere bene il cammino. É qui che Dante nel suo viaggio  incontra Marco Lombardo, uomo di corte che ben conosce il mondo, vissuto nella seconda metà del secolo XIII. Dopo un breve dialogo tra i due, Dante chiede a Marco – e il suo interrogativo per la sua straordinaria attualità quasi sconcerta- di chi sia la colpa della corruzione contemporanea e della presenza di così tanto male nel mondo: Lo mondo è ben così tutto diserto/ d’ogne virtute, come tu mi sone,/ e di malizia gravido e coverto;/ ma priego che m’addite la cagione,/ sì ch’i’la veggia e ch’i’ la mostri altrui:/ ché nel cielo uno, e un qua giù la pone. Marco risponde in sostanza che l’uomo sulla Terra è solito attribuire ogni colpa al cielo, come se tutto accada per necessità, ma spiega che se così fosse allora non sarebbe giusto neppure comminare delle pene a chi agito male o premiare chi ha agito bene. E allora precisa: “Lo cielo i vostri movimenti inizia;/ non dico tutti, ma, posto ch’i’ ’l dica,/ lume v’è dato a bene e a malizia,/ e libero  voler; che, se fatica/ ne le prime battaglie col ciel dura,/ poi vince tutto, se ben si notrica”. Cioè che il cielo dà un primo movimento alle creature attraverso il talento  che assegna a ciascuna di esse, ma che poi è l’uomo, dotato di una ragione che sa distinguere il bene dal male e ha facoltà di scegliere.

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