Il Grande Oriente d’Italia ha reso omaggio nell’ anniversario della morte al fratello Giovanni Becciolini, ucciso a Firenze nella notte di San Bartolomeo, tra il 3 e 4 ottobre 1925, da un gruppo di camicie nere. Becciolini pagò con la vita il coraggio della libertà e nel 2015 la Gran Loggia per questo gli ha conferito il titolo di Gran Maestro Onorario alla memoria. La sua tomba nel cimitero di Trespiano fu restaurata due anni fa dai fratelli dell’officina a lui intitolata e dalla loggia Avvenire n°666 di Firenze erede della loggia Lucifero, cui apparteneva.
Il 1925 fu uno degli anni più drammatici per il Goi, che fin dal 1923 aveva assunto una sempre più intransigente posizione di chiusura e di opposizione dichiarata e netta al fascismo. Subito prima ma anche subito dopo il delitto Matteotti dell’estate del 1924 la violenza squadrista si indirizzò verso le logge, le sedi, ma soprattutto gli uomini del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani.
Fu un crescendo di intimidazioni, ma i liberi muratori non si piegarono alle sopraffazione. E la Costituente massonica, oggi diremmo Gran Loggia, che si tenne nel settembre del 1925 per l’ultima volta a Palazzo Giustiniani, e alla quale parteciparono oltre 300 Fratelli delegati, espresse adesione e piena solidarietà alla posizione antifascista assunta dal Gran Maestro e dalla giunta dell’Ordine.
Sono i primissimi giorni d’ottobre del 1925 quando la violenza si scatena in maniera particolarmente virulenta nel capoluogo toscano, dove viene pubblicato il più strenuo giornale di opposizione “Non mollare” fondato da Gaetano Salvemini. I liberi muratori sono parte viva dell’opposizione al fascismo.
“Bisogna colpire i massoni nelle loro persone, nei loro beni, nei loro interessi. […] La parola d’ordine è questa: lotta ad oltranza, senza riguardo, con ogni mezzo”. E’ il proclama del direttorio del fascio di Firenze pubblicato il 26 settembre 1925 su “Battaglie fasciste”, che nel numero successivo, apparso il 3 ottobre, rincarava la dose: “La massoneria deve essere distrutta ed i massoni non hanno diritto di cittadinanza in Italia. […] Tutti i mezzi sono buoni; dal manganello alla revolverata, dalla rottura dei vetri al fuoco purificatore”.
In quello stesso giorno, un gruppo di squadristi armati penetra nell’abitazione del libero muratore Napoleone Bandinelli, che vienecondotto con la forza alla sede del fascio nell’obiettivo di poter avere da lui gli elenchi degli iscritti alla loggia e dell’intero oriente di Firenze. Becciolini, si interpone tra lui e gli squadristi fascisti. Nella colluttazione parte un colpo. Becciolini viene portato alla sede del fascio, poi ricondotto per strada e ucciso. Il 26 novembre di quello stesso anno la Massoneria verrà messa al bando per legge.
Firenze ha dedicato una via a Becciolini.
Come è oramai tradizione fin dalla data della sua costituzione, nel 2015, anche quest’anno,
rappresentanti della Loggia “Giovanni Becciolini coraggio e libertà, nro. 1495 all’Oriente di
Ravenna” hanno onorato, nella mattinata del 3 ottobre, la memoria del giovane martire massone,
a cui è intitolata l’Officina, sepolto nel cimitero monumentale di Trespiano, a Firenze.
Alla manifestazione erano presenti, oltre ai fratelli ravennati, diversi fratelli fiorentini, tra i quali: il
Moreno Milighetti; M:.V:. della Loggia “Avvenire” nro. 666 all’Or:. di Firenze, il Fr:. Michele
Polacco, il Fr:. Raoul Ceccuti. Tutti i presenti hanno voluto ricordare il sacrificio del giovane
Fratello fiorentino, il cui martirio, perpetrato la notte del 3 ottobre 1925, “ammonisce i viventi che
le dittature serrano i cuori ad ogni nobile sentimento e che solo nella libertà è la serenità e la gioia
del vivere, la certezza nel divenire delle genti”, come riporta la lapide posta sulla sua tomba, a
indelebile memoria del suo sacrificio e dei valori a fondamento e tutela della Libertà che la
Massoneria del G:.O:.I:. da sempre persegue.
