EVENTI DEL 2021, 8 MAGGIO. Livorno, quattro borse di studio nel segno della storia del Risorgimento e della Massoneria grazie al libro di Mario Galdieri “Un caso di omicidio irrisolto”

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L’11 maggio, in occasione delle celebrazioni cittadine per
l’assedio di Livorno del maggio 1849, nell’aula magna dell’istituto Tecnico
Vespucci, durante la presentazione del libro scritto da
Mario Galdieri “Un caso di omicidio irrisolto“ (Vittoria Iguazu Editoria) verrà formalizzato
dall’autore lo stanziamento, ottenuto sia dalla vendita del libro che dal
contributo del collegio dei maestri venerabili della Toscana, per due Borse di studio, con validità
biennale (per un totale di 4 borse), da assegnare a quegli studenti che si
distingueranno con un elaborato sui personaggi Livornesi del risorgimento e
sulla loro appartenenza alla Massoneria. Nell’occasione sarà presente il presidente del Collegio Toscano dei maestri venerabili Luigi Vispi.

 Il volume, la cui prefazione è a firma del Gran Maestro Stefano Bisi, riscostruisce in maniera avvincente  una vicenda poco conosciuta, che risale al 1869, attraverso un enorme lavoro di ricerca, che ha portato alla luce uno dei pochi processi trascritti per intero. Un processo che ebbe come protagonisti i più grandi avvocati dell’epoca: Francesco Carrara e Francesco Crispi.

Scheda

E’ il 24 maggio 1869 e sono circa le ore 20, quando al porto di Livorno, nei pressi dello scalo “Quattro mori”, due signori si stanno per imbarcare su un navicello. All’improvviso  vengono aggrediti da un gruppo di uomini: il primo viene accoltellato e muore sul colpo, il secondo, ferito al volto, riesce a salvarsi. La vittima è il console austriaco Niccolò Inghirami, il sopravvissuto, il generale conte Folliot De Crenneville,  vero bersaglio della spedizione. Un attentato, in piena regola, il cui movente, secondo Galdieri, andrebbe rintracciato a molti anni prima, all’epoca dell’assedio di Livorno il 10-11 maggio del 1849 da parte dell’esercito austriaco. La città tentò di resistere in ogni modo, ma alla fine fu costretta a cedere e fu punita con saccheggi ed esecuzioni sommarie, sotto il pugno di ferro del reggente dell’imperatore il generale De Crenneville.

La città non lo ha dimenticato. “La cambiale non è scaduta”. De Crenneville “viene riconosciuto da coloro che ne avevano subito le crudeltà” e che gli tendono l’agguato. La polizia ferma 30 persone  ma davanti al giudice finiscono in sette: Corrado Dodoli, Baldassarre Pagliai, Luigi Fraschi, Jacopo Sgarallino, Giovanni Fantozzi, Giuseppe Ciucci, Fortunato Antonacci. E quando emerge il possibile movente, il processo per evitare il condizionamento dell’opinione pubblica viene spostato a Siena, dove si concluderà con l’assoluzione degli imputati.

L’accusa tira anche in ballo la Massoneria, sostenendo che gli attentatori appartengono ad una setta, che si è macchiata di altri omicidi, ha svelato Galdieri. Un cold case affascinante, che è anche un interessantissimo spaccato storico. 



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