
Villa Il Vascello, sede nazionale del Grande Oriente d’Italia, è tornata a essere protagonista delle Giornate FAI di Primavera, evento che celebra la bellezza e la storia del patrimonio artistico e culturale italiano. Il 22 e il 23 marzo, questo straordinario luogo, inserito dal Fondo nel 2021 tra i gioielli del nostro Paese, e che già al suo debutto si conquistò lo scettro della meta più visitata del paese, ha aperto di nuovo le porte per accogliere che, stando alle prenotazioni, saranno oltre 2800, un vero e proprio boom destinato a superare la scorsa edizione.
L’evento ha offerto al pubblico un’esperienza immersiva tra arte, storia e memoria davvero unica, e quest’anno è stato particolarmente speciale, per la valenza educativa in più che Fai e Fondazione Grande Oriente d’Italia hanno voluto imprimergli. Protagonisti sono stati infatti gli studenti del Liceo Scientifico Giuseppe Peano e dell’Istituto Turistico Pertini di Genzano, entrambi di Roma, ai quali è stata data la possibilità di possibilità di seguire con attenzione la realizzazione del tour nelle sue varie fasi, di scoprire i tesori della Villa e di riflettere sull’importanza del patrimonio culturale che luoghi di tale portata incarnano, vestendo i panni per l’occasione di “apprendisti Cicerone”.

Dopo una breve introduzione sui protagonisti, la simbologia e la storia della Massoneria del Goi, che ha partecipato al Risorgimento, alla lotta contro il nazifascismo e alla costruzione della Repubblica e alla nascita della sua Costituzione, la visita al Vascello è partita dalla Biblioteca, un vero unicum con la sua volta stellata e le antiche raccolte librarie, e poi proseguire attraverso la Sala di Lettura; la suggestiva “Sala Agape”, custode di cimeli storici come il Labaro del Grande Oriente e il ritratto di Giordano Bruno; il museo e sede della Fondazione Grande Oriente d’Italia che si trova al primo piano e custodisce documenti preziosi; il terrazzo panoramico, con una vista mozzafiato sulla cupola di San Pietro; e alla storica “Sala Verde”, il cui fascino ottocentesco è rimasto intatto nel tempo; la sala della Giunta, che ospita anche il preziosissimo archivio; e il parco, dove si trova il tiglio più antico di Roma. L’albero, che fu testimone nella primavera e inizio estate del 1849 della battaglia che si svolse qui e in altri luoghi limitrofi del Gianicolo per la difesa della Repubblica Romana, nel corso della quale tanti giovani patrioti persero la vita, tra cui Goffredo Mameli, l’autore del Canto degli italiani divenuto il nostro inno nazionale.
Un’ occasione davvero unica, dunque, che non poteva mancare in seno alla pregevole manifestazione del Fai, che si avvale anche del sostegno del Ministero dei Beni culturale, e che in questa speciale 33esima edizione, che coincide con i 50 anni dalla sua nascita, ha coinvolto 750 siti da nord a sud dell’Italia, 400 città, 30 regioni, 7500 volontari.
“La tutela e la promozione del patrimonio culturale italiano – ha ricordato il ministro della Cultura Alessandro Giuli, intervenuto alla conferenza di presentazione dell’iniziativa che si è tenuta l’11 marzo scorso al Collegio Romano- affonda le proprie radici in una tradizione che dal mondo greco e romano è giunta integra fino a noi”. I padri costituenti vollero significare quanto chiunque debba sentirsi investito del dovere di salvaguardare ciò che i nostri avi hanno realizzato: paesaggi, monumenti, opere d’arte, documenti, tracce e testimonianze del passato sono parte integrante di noi, costituiscono la nostra essenza e consistono nella nostra italianità. Un patrimonio culturale immenso, la cui aura – grazie alle migliaia di volontari del Fai – rifulge ancora di più nelle giornate dell’Equinozio di Primavera quando il sole fa ingresso nella costellazione dell’Ariete e all’energia di questa nuova luce, si unisce quella di abbazie, palazzi, castelli, tutto l’insieme del bello e del ben fatto italiano”.
Quella del Fai, ha tenuto a sottolineare nel suo intervento il presidente Marco Magnifico è una “manifestazione festosa, concreta e appassionante”, che quest’anno ha rimarcato “si carica di un significato e di una missione che va ben oltre quelli tradizionali”. “La recente e assai inquietante cronaca politica mondiale sembra affidare di nuovo e con vigore all’Europa e a noi tutti europei, una rinnovata, decisa e oserei dire militante consapevolezza della centralità di una cultura e di un sapere in senso lato, che affondano nella millenaria, nobile storia del vecchio continente e che ci appaiono sempre più essenziali e cruciali per garantire quei principi di giustizia, equità e fratellanza alla base di una sana democrazia e di una felice convivenza tra i popoli”.
22 marzo ore 11