Autorità presenti,
Signore e Signori,
Carissimi Fratelli,
viviamo un tempo di grande incertezza e spaesamento, nel quale la luce di chi conosce percorsi di umanità e ricerca deve uscire dal silenzio e farsi compagna di strada per i cercatori di senso. Domina oggi la filosofia spicciola del tirare a campare, della furbizia, del voltare lo sguardo per far finta di non aver visto, sentito o capito. L’umanità stessa, valore fondamentale del vivere civile, pare essere finita in secondo piano, perduta tra troppi marosi, così tanti che la Rosa dei venti sembra non bastare. L’urgenza di civiltà, la riscrittura di una serie di fondamenti etico-morali indispensabili, ritorna in tutta la sua gravità. Proprio perché il momento è molto difficile, a noi è sembrato opportuno dedicare questa Gran Loggia al tema delle prospettive. Innanzitutto quelle valoriali, ovvero quelle basate sui princìpi e sui minima moralia, che devono distinguere l’Italia e l’Europa che verranno. Rassegnarsi alla decadenza significherebbe, infatti, farsi complici del declino: pensare l’Italia vuol dire invece porsi con coraggio dinanzi a scenari sempre nuovi, saper leggere il senso d’incertezza che scorre nelle vene di questo Paese e in particolare dei suoi giovani, contribuendo a trovare risposte. C’è bisogno di riprendere il filo di un cammino culturale ed etico, lavorando insieme, per superare lo smarrimento.
La grande assente è la politica, ma anche le idee. Una radiografia dell’Italia mostra che si è trasformata e scentrata un’immagine, ma soprattutto un modo di stare nella realtà, perché si è lasciato campo all’improvvisazione e alla logica delle opposte fazioni. I Liberi Muratori non sono tra quelli che parlano di Finis Italiae. Non lo saremo mai. La nostra storia ci insegna altro. Ci dice che tra non poche ombre, può sempre spuntare una stella che traccia la strada ai viandanti. Le nostre battaglie per la laicità e la libertà, ci indicano alla storia come costruttori. Questo siamo, sempre.
Lanciamo forte il nostro grido: rinnovare l’Italia senza investire sulla cultura è mera illusione. Per uscire dai vicoli ciechi, occorre valorizzare giovani e scuola pubblica, lottare per il diritto al lavoro e la dignità della persona, dare respiro alle energie sane della società e alle sue attese di rinnovamento, aprire prospettive a saperi nuovi e all’innovazione, aiutare chi è senza diritti, legare in un nuovo patto civile i vecchi e i nuovi italiani: i figli degli immigrati che contribuiscono alla crescita della Nazione e vanno a scuola con i nostri figli, sono cittadini della nostra Italia.
Oltre a me moltissimi altri Liberi Muratori si sono riconosciuti in queste settimane, nel “Manifesto per una Costituente della Cultura”. Punti concreti, non parole nel deserto, per avviare una strategia capace di dare voce concreta a molteplici proposte volte a sostenere ricerca scientifica, scuola e università, in un contesto di piena collaborazione non solo tra le amministrazioni preposte a tale compito dallo Stato, ma anche nella sinergia tra pubblico e privato.
L’Italia è un paese dotato di un enorme patrimonio non solo culturale, in beni mobili ed immobili, fisici e immateriali, ma anche e soprattutto civile, fatto di tradizioni prestigiose, di buon senso, di umanità straordinaria, di capacità innovativa e di risorse umane di immenso valore, ma che rischiamo di svilire e di essere mortificate irreparabilmente. Il salto di qualità per superare l’incompiuto si deve fare insieme, unendo tutte le parti in un percorso, e tendendo verso un unico obiettivo: rimettere in piedi il Paese. Non è un’operazione di lifting ma di sostanza. E’ identità e progetto, responsabilità di divenire. Noi ci siamo: il Grande Oriente offre uno spazio di dialogo e di confronto, per dare un’anima all’Italia, per costruire un futuro solidale oltre i racconti e le ricette del momento. Ma niente si può realizzare se non si crea vera partecipazione, se non si coinvolgono i cittadini nei processi decisionali, se non si lancia una rivoluzione delle coscienze contro la precarietà e l’emarginazione.