Gran Loggia 2023. Le mostre in programma

A dare il via alla Gran Loggia 2023 dal tiitolo “Antichi Doveri, Eterni Valori”, che si terrà il 14 e 15 aprile come di consueto a Rimini, sará l’inaugurazione di tre mostre. Come di consueto il Gran Maestro Stefano Bisi al suo arrivo al Palacongressi si recherá a visitare lo stand della Associazione Italiana di Filatelia Massonica, che al tema di Gran Loggia dedicherá il suo tradizionale annullo. L’Aifm, come ha riferito l’attuale segretario Giuseppe Di Vincenzo, ha deciso anche di cogliere l’occasione anche per ricordare Massimo Morgantini, che fu il suo creatore e animatore, scomparso nell’agosto del 2022, esponendo le migliori buste realizzate nei diciassette anni della sua appassionata dirigenza, estratte dalla collezione pubblicata nel 2020 in occasione del ventennale della fondazione.

Toccherá poi a un artista campano, Vincenzo Cacace, conosciuto a livello internazionale, svelare le sue opere: una serie di sanguigni e seppie, piú un dipinto ad olio, che snodandosi in una misteriosa ed evocativa teoria lunga 12 metri racconteranno gli Eterni Valori della Libera Muratoria, attraverso “un registro onirico e surreale”, come scrive il critico Giorgio Agnisola, che “caratterizza da sempre la pittura di Vincenzo Cacace”, segnata da “una complessità di simboli, di riferimenti tematici, di moduli espressivi, e soprattutto da un senso quasi aprioristico di memoria e di spiritualità”.

“Storie, percorsi e simboli della Libera Muratoria” é, infine, il titolo della mostra del Servizio Biblioteca, che ha anche organizzato il convegno “Inno alla gioia”, al quale interverranno il Gmo e Gran Bibliotecario Bernardino Fioravanti, il compositore e musicologo Giovanni Bietti, il maestro Marcello Panni e lo psicologo Stefano Bartoli, mentre le conclusioni spetteranno al Gran Maestro. Un incontro ispirato alla celebre ode, espressione di pace e fratellanza universale, che fu composta dal poeta e drammaturgo tedesco Friedrich Schiller nell’estate del 1785 e pubblicata l’anno successivo sulla rivista “Thalia”. Ma conosciuta in tutto il mondo per essere stata usata da Ludwig van Beethoven come testo della parte corale del quarto e ultimo movimento della sua Nona Sinfonia, selezionando alcuni brani e scrivendo di suo pugno una introduzione. Un’opera che è per eccellenza, nel genere sinfonico, il supremo omaggio reso dal suo autore alla tradizione massonica, alle grandi idee di fratellanza universale, di concordia fondata sulla Ragione, di empatia sociale, di giustizia fondata sulla libertà di pensiero, giocata su immagini archetipiche come le stelle, le costellazioni, il felice lancio di dadi affidato per metà al Caso (o al Destino) e per metà all’intelligenza umana, la sfera, il cannocchiale, la “lente della verità”. La melodia composta da Beethoven (ma senza le parole di Schiller) è stata adottata come Inno d’Europa dal Consiglio d’Europa nel 1972, e in seguito dell’Unione europea. Nel linguaggio universale della musica, esso vuole esprimere gli ideali di libertà, pace e solidarietà e non intende, sostituire gli inni nazionali dei paesi membri, ma piuttosto celebrare i valori che essi condividono. Viene eseguito nelle cerimonie ufficiali che vedono la partecipazione della Ue e in generale a tutti i tipi di eventi a carattere europeo.



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