Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria, della memoria delle vittime della Shoah: milioni di ebrei, donne, anziani, bambini, e con loro anche Rom, omosessuali, testimoni di Geova, disabili e massoni, annientati nel lager del Terzo Reich. Una ferita indelebile nella storia dell’umanità, una tragedia immane la cui memoria va testimoniata e tramandata alle future generazione.
“Non dobbiamo mai smettere di raccontare quell’inferno, affinché non si ripeta mai più”, ha sottolineato il Gran Maestro Stefano Bisi, citando Nedo Fiano, fratello, Gran Maestro Onorario del Grande Oriente, tra i sopravvissuti di Auschwitz, marchiato con il numero A540, che in tutta la sua vita non ha mai smesso di assolvere a questo dovere. La sua missione è la nostra missione, trasmettere la memoria di quell’agghiacciante tragedia è un imperativo categorico per l’umanità, anche perché il male nella sua banalità è sempre in agguato, si annida nell’indifferenza e nello scetticismo e si nutre di paura, pregiudizio, intolleranza. “Dobbiamo, dunque, mantenere sempre alta la guardia – ha aggiunto Bisi – perché le tenebre dell’odio non abbiano il sopravvento sulla luce della ragione, E da uomini della tolleranza, del rispetto, del dialogo, opporci alle discriminazioni, ai fili spinati e ai muri”.
“Noi abbiamo abolito dal nostro ordinamento–ha poi ricordato- la parola razza. Un piccolo, ma significativo gesto simbolico contro i rinascenti nazismi. La senatrice Liliana Segre, anche lei come Nedo Fiano sopravvissuta all’Olocausto, tempo fa ha proposto di eliminarla dalla Costituzione. Ci piacerebbe che ciò un giorno accadesse”.
Poi il pensiero è andato ai tantissimi liberi muratori che vennero internati nei lager. Del loro sacrificio si è parlato sempre troppo poco e solo qualche anno fa, al termine di un lungo e complesso lavoro di ricerca, si è scoperta l’esistenza dei protocolli nazisti che ordinavano la sistematica cattura ed eliminazione dei massoni, non solo in Germania, ma in tutti i paesi conquistati dal Terzo Reich.
Hitler odiava i liberi muratori, che considerava nemici acerrimi del suo regime, nemici che potevano minacciare il suo potere, solo perché credevano nel sogno di una umanità migliore, un sogno diverso dal suo. Li deportava nei campi di sterminio, con al braccio un triangolo rovesciato di stoffa rossa, come quello che veniva imposto ai dissidenti politici. Il Nontiscordardime, il delicato fiore azzurro del genere Myosotis, della famiglia delle Borginacee, è diventato il simbolo del loro sacrificio per tutti i liberi muratori del mondo.