Il 24 gennaio del 1965 moriva Winston Churchill, grande statista e massone

Sessanta anni fa passava all’Oriente Eterno il fratello Sir Winston Leonard Spencer Churchill, giornalista, scrittore, politico, nato a Blenheim Palace nell’Oxfordshire, il 30 novembre 1874, tra gli statisti più influenti della storia contemporanea. Colpito da un grave ictus si spense nella sua casa di Londra all’età di 90 anni la mattina del 24 gennaio 1965.  La  regina Elisabetta II organizzò per lui imponenti funerali di stato ai quali  parteciparono i rappresentanti di 112 nazioni e che vennero seguiti in diretta tv da 350 milioni di spettatori in tutt’Europa. L’Italia dedicò al grande politico britannico una solenne cerimonia di commemorazione che si tenne alla Camera dei Deputati. Il discorso ufficiale fu pronunciato da Aldo Moro, all’epoca presidente del consiglio, che di Churchill disse che “con il suo pensiero e la sua opera” aveva illuminato e arricchito gli ideali umani.

Churchill, che era un fermo oppositore del nazismo, prese il posto di Neville Chamberlain, costretto a dimettersi per la sua politica di appeasement verso Adolf Hitler, il 10 maggio 1940, lo stesso giorno in cui la Germania diede inizio all’invasione della Francia e dei Paesi Bassi. Il 13 maggio, si presentò alla Camera dei Comuni per chiedere la fiducia e si rivolse alla nazione con uno storico discorso e queste parole restate celebri: “Non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore”.

Non solo brillante oratore, che seppe tenere unito il paese con i suoi discorsi e i suoi appelli, Churchill fu un abile stratega e partecipò attivamente alla pianificazione delle principali operazioni belliche, collaborando strettamente con i comandanti militari e gli alleati. Ma la cosa che rivelerà decisiva per il futuro del mondo intero fu l’assoluta convergenza, nonostante le diversità di vedute, che riuscì a stabilire con il presidente americano Franklin D. Roosevelt, con il quale aveva anche lontani legami di parentela per via materna.

Churchill fu anche uno dei protagonisti della nascita delle Nazioni Unite. Durante la guerra, riconobbe l’importanza di istituire un’organizzazione internazionale per prevenire futuri conflitti globali e promuovere la cooperazione tra le nazioni. Il 12 giugno 1941 si tenne a Londra un incontro tra i leader dei paesi coinvolti nelle mire espansionistiche della Germania nazista e i rappresentanti britannici e dei paesi del Commonwealth e fu firmata la Dichiarazione interalleata che sancì l’impegno a “lavorare insieme, con gli altri popoli liberi, sia in tempo di guerra che di pace”.

Il 14 agosto successivo a bordo del UssAugusta (CA-31) ancorata nella baia di Terranova Churchill e Roosevelt sottoscrissero la Carta Atlantica, un accordo  fra le potenze alleate, che prevedeva l’enunciazione di alcuni principi per il futuro ordine mondiale: divieto di espansioni territoriali, autodeterminazione interna ed esterna, diritto alla democrazia e all’autogoverno, pace intesa come libertà dal timore e dal bisogno, rinuncia all’uso della forza, sistema di sicurezza generale che permettesse il disarmo, riprendendo i “Quattordici punti” elaborati dal presidente americano Thomas Woodrow Wilson, che portarono alla creazione della Società delle Nazioni nel 1919. Fu la prima tappa verso la costituzione dell’Onu, nata ufficialmente il 24 ottobre del  1945 a San Francisco. Un vero capolavoro di diplomazia, coronamento della tenace linea churchilliana, con il quale i britannici ottennero dagli Stati Uniti l’impegno a scendere in campo al loro fianco, anche se ciò avvenne effettivamente solo dopo l’attacco di Pearl Harbor. Fu così che dall’inizio del conflitto fino al 1943  il premier britannico riuscì a imporre agli alleati la condotta bellica, salvaguardando il ruolo e gli interessi del Regno Unito nello scenario post-bellico in cambio di una maggiore apertura nei confronti di Mosca. Roosevelt immaginava un accordo permanente con i sovietici, convinto che l’esperienza della guerra avrebbe portato il regime di Stalin a una normalizzazione economico-istituzionale.

Churchill invece, come sottolineato da Henry Kissinger, fu più lungimirante di Roosevelt, perché sapeva guardare oltre il fronte, in prospettiva geopolitica e non di mero vantaggio militare e si fece principale assertore non solo del ruolo guida che le potenze anglosassoni avrebbero dovuto svolgere nell’ordine mondiale post-bellico, ma anche di quel ruolo imperiale degli Stati Uniti che la classe dirigente statunitense fece proprio poi con l’avvento di Harry Truman, con il quale l’intesa strategica fu molto più solida che con Roosevelt.  Quanto ai rapporti con Mosca, è emblematico ciò che avvenne quando, pochi giorni prima del suicidio di Hitler, Heinrich Himmler offrì la resa incondizionata della Germania ai soli occidentali: Churchill si oppose, sostenendo che la resa doveva comprendere tutti gli alleati, inclusa l’Unione Sovietica. Quando lo seppe, Stalin spedì questo telegramma al premier britannico: “Conoscendola, non dubitavo che avrebbe agito in questo modo”. La resa incondizionata della Germania nazista giunse l’8 maggio 1945.

Churchill fu chiamato a formare il suo secondo governo che durò fino alle sue dimissioni nell’aprile del 1955 dopo le elezioni generali dell’ottobre 1951. Nel 1953 Churchill ricevette il Premio Nobel per la Letteratura. Questo riconoscimento gli fu conferito non solo per i suoi libri storici e biografici, ma anche per la sua straordinaria eloquenza nel difendere i valori umani attraverso la parola scritta. Le sue opere, come la monumentale “The Second World War” e “A History of the English-Speaking Peoples”, sono considerate capolavori della storiografia e della letteratura politica. Churchill è uno dei pochi leader politici ad aver ricevuto questo prestigioso premio, che sottolinea la profondità del suo pensiero e la sua abilità come scrittore. Elisabetta II offrì a Churchill il titolo di “duca di Londra”, ma lui rifiutò in seguito alle obiezioni di suo figlio Randolph, che avrebbe ereditato il titolo alla morte del padre e quindi sarebbe stato escluso dalla Camera dei Comuni. Tuttavia, accettò di entrare nell’Ordine della Giarrettiera.  Gli ultimi anni di vita di Churchill furono funestati dalla salute malferma e soprattutto dal tragico suicidio della figlia primogenita Diana nell’ottobre 1963.

Il 15 gennaio 1965, Churchill subì un grave ictus e morì nella sua casa di Londra nove giorni dopo, all’età di 90 anni. Era stato iniziato in Massoneria nella Studholme Lodge No. 1591 (ora United Studholme Alliance Lodge) il 24 maggio 1901 ed era divenuto maestro a 27 anni il 25 marzo 1902. Il suo grembiule e la borsa sono esposti nella Galleria Nord del Museo della Freemasons’ Hall a Londra. Nonostante oggi una corrente di revisionismo storico stia cercando con forza di “decostruire il mito di Churchill”, puntando sul tema della sua retorica imperialista, il primo ministro inglese resta il leader che fece vincere agli Alleati la Seconda guerra mondiale, sconfiggendo le tenebre che avevano avvolto l’Europa. (Erasmo n. 1 gennaio 2025)

24 gennaio 2025



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