“I Rituali dei Teofilantropi“. I segreti del culto civico che si diffuse durante la Rivoluzione francese

L’ipotesi di questo libro dal titolo “I Rituali dei Teofilantropi”, edito da Bonanno, è intrigante: offrire al lettore italiano un testo mai tradotto della Teofilantropia, forse il maggiore culto civico – insieme al culto dell’Essere supremo – inaugurato dalla Rivoluzione francese. Ricostruire poi intorno al testo, per garantirne la piena intelligibilità, il contesto storico in cui è maturato, i contenuti morali e religiosi, il lascito ereditario nella storia delle idee. Traggono spunto di qui le riflessioni di Antonio Cecere, Marco Rocchi, Enrica Veterani, grazie anche a Sabrina Carli per la traduzione dell’opuscolo dal francese, che offrono un contributo originale alla conoscenza di una pagina di storia dei culti civici, con cui la nostra modernità non ha smesso di fare i conti.

Questo lavoro canalizza i due piani su cui i teofilantropi pensarono di dover agire: l’invenzione di nuovi rituali, come momento di rottura con la religiosità delle gerarchie della chiesa cattolica in una ricerca di sacralità, collettiva e di singoli; e la rifondazione della morale come presupposto di ogni riforma politica. Saggi di: Antonio Cecere, Marco Rocchi, Enrica Veterani. Prefazione Dino Mengozzi. La presentazione il 27 aprile alle ore 15 a palazzo Passionei (via Valerio, 9) a Urbino.

“I Rituali dei Teofilantropi“, come spiega Rocchi, “uscì nel 1799 a Parigi a firma di Jean Baptiste Chemin Dupontes, oggi sconosciuto ai più, di cui la nostra è la prima versione italiana. Dupontes, rivoluzionario, massone e tipografo, nel mezzo della rivoluzione francese, in un clima di creazione di nuovi culti illuministi, scrive da zero un rituale che possa soddisfare l’esigenza del sacro e della religiosità, ma privata della componente cristiana. La sua aspirazione era di farlo diventare un culto universale, che andassebene per tutti. Vi inserisce anche una componente di preghiera. Il culto ha una certa diffusione, diverse chiese vengono ad esso dedicate, ma poi non prende piede come Dupontes sperava. C’è quindi un decadimento finché Napoleone nel 1805 lo mette fuorilegge”.



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