Settantuno anni fa, il 27 gennaio del 1945, le truppe dell’Armata Rossa entravano ad Auschwitz-Birkenau e liberavano i prigionieri del famigerato campo di sterminio nazista. Tutto il mondo venne sconvolto dall’atroce rivelazione dei sei milioni di ebrei deportati ed uccisi. Uomini, donne, anziani, bambini pagarono il prezzo più alto e assurdo della follia del Terzo Reich. Un giorno che l’Umanità non può dimenticare e che deve rimanere impresso nella mente e nel cuore di tutti gli uomini. E’ per questo che il Giorno della Memoria, istituito dalla Repubblica Italiana il 20 luglio del 2000, ha un alto valore simbolico. Esso serve a ricordare le leggi razziali, la persecuzione degli ebrei, quella di tanti ebrei italiani, militari e politici che sono stati deportati, imprigionati, e uccisi nelle camere a gas.
Anche la Massoneria del Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani in questa giornata vuole ricordare le vittime della Shoah, e fra di essi i tanti fratelli liberi muratori che persero la vita nei campi della morte e che si riconoscevano fra di loro portando sulle giacche da reclusi il “Nontiscordardime”, il fiore azzurro che è un simbolo caro alla Libera Muratoria Universale. “Ogni qualvolta la mente di un uomo va all’Olocausto – ha detto il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi – non si può che rimanere sgomenti e angosciati per l’immane crimine commesso contro il popolo ebraico, contro uomini e donne di tutta Europa, contro la Vita. La Shoah è una ferita indelebile per l’Umanità. E tutti quanti noi oltre a ricordare la memoria dei milioni di innocenti dobbiamo batterci per impedire che quei fatti possano ripetersi quando le minacciose tenebre dell’odio hanno il sopravvento sulla luce della ragione. Primo Levi scrisse: “E’ avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire”. Noi massoni, uomini della tolleranza, del rispetto, del dialogo, sappiamo bene che nel preciso momento in cui si guarda allo straniero, al diverso da noi, con ostilità si pongono le premesse di nuovi muri, di nuovi fili spinati, di nuovi Lager che l’Umanità non può permettersi mentre vive un momento storico aggravato dalla follia del terrorismo fondamentalista islamico”.
Quei milioni di morti, sono fratelli, sorelle, madri, padri e figli di tutti noi
Morti innocentiche hanno contribuito a rinsaldare la voce della democrazia e della libertà dei popoli. Il loro riordo non deve mai venir meno, specie in chi ha provato lutti in prima persona. Siano essi vecchi e siano giovani discendenti di quelle famiglie tanto crudelmente toccate.