Il capo del Grande Oriente ha presentato il suo libro sull’inchiesta di Cordova e ha reso omaggio alla figura
di Adon Toccafondi PRATO.
Gabriele Alberti, presidente del consiglio comunale di Prato, ha portato i saluti dell’amministrazione comunale al dibattito pubblico di sabato pomeriggio con il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi. La sala del Gonfalone della provincia, strapiena di cittadini, ha fatto da scenario alla presentazione del libro di Bisi, “Il Biennio nero 1992/93”, che parla di massoneria e legalità. Ma non solo. Sabato Stefano Bisi ha ricordato Adon Toccafondi, partigiano pratese, morto nel 1947 in un incidente stradale e tra i rifondatori della massoneria in città. «A lui, eroe quasi dimenticato della Resistenza ha detto Bisi si deve molto e quindi voglio ricordarlo con un pensiero che i fratelli della loggia Meoni-Mazzoni gli dedicarono durante la sua commemorazione, quando definirono Adon uno di quei focolai di umanità che tengono in alto i valori dello spirito». Nel dibattito moderato dallo storico pratese Andrea Giaconi, il Gran Maestro ha detto di aver scritto il libro per ricordare, a chi c’era e a chi si è avvicinato successivamente al Grande Oriente d’Italia, una fase molto difficile per la libera muratoria in seguito all’inchiesta dell’allora procuratore di Palmi Agostino Cordova che il 20 ottobre del ’92 mandò i carabinieri al Vascello per sequestrare gli elenchi dei massoni e ordinò perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni di alcuni dirigenti. «In quel periodo ha detto Bisi si susseguirono gli attacchi, le accuse da parte di politici, intellettuali e giornalisti con pesanti ripercussioni sulla vita dei fratelli e delle loro famiglie». L’inchiesta di Palmi è finita il 3 luglio del 2000 con l’archiviazione, ma gli strascichi di quella vicenda si sono registrati fino all’ottobre del 2021 quando il tribunale civile di Reggio Calabria ha condannato anche al pagamento delle spese processuali l’ex procuratore di Palmi che aveva denunciato per diffamazione il Gran Maestro Bisi che aveva definito quell’inchiesta una “caccia alle streghe”. Alessandro Formichella MASSONERIA