Il primo marzo, il Grande Oriente d’Italia ha celebrato l’inizio dell’anno massonico e la Giornata della Fierezza, ricorrenza istituita nel 2018, esattamente un anno dopo l’arrivo al Vascello, su mandato della Commissione Antimafia, della Guardia di Finanza, che sequestrò gli elenchi degli iscritti delle logge di Calabria e Sicilia. Un atto arbitrario, al quale i fratelli del Goi risposero, alzando la testa e aprendo le porte dei loro templi ai profani, per dimostrare di non avere nulla da nascondere e consapevoli che la ragione fosse dalla loro parte. Come confermato a distanza di sette anni, anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) alla quale la Comunione si era rivolta presentando ricorso contro quell’ingiusto provvedimento.
Con una sentenza depositata il 19 dicembre scorso i giudici di Strasburgo hanno infatti condannato l’Italia per quel blitz, riconoscendo che esso era stato deciso e messo in atto in violazione all’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che tutela la riservatezza.
L’inchiesta era partita nel 2016, quando la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, aveva annunciato un’indagine sui presunti legami tra mafia e massoneria. I Gm delle principali obbedienze massoniche italiane furono convocati in audizione, e al Gran Maestro Stefano Bisi fu richiesto di consegnare gli elenchi degli iscritti. Un ordine al quale si oppose fermamente, ravvisando in esso il mancato rispetto della legge sulla privacy e del diritto alla libera associazione garantito dalla Costituzione italiana. La Commissione insistette, limitando la richiesta ai soli elenchi di Calabria e Sicilia. Dopo un nuovo rifiuto, il primo marzo 2017 tredici agenti dello Scico, unità specializzata della Guardia di Finanza, si presentarono al Vascello, perquisendolo per 14 ore e sequestrando la documentazione.
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Roma, 28 febbraio 2025