Mieli: “Serve una nuova e più coraggiosa storia del Risorgimento”. Bisi: “La questione meridionale sempre al centro dei nostri dibattiti. Non si Identifichi la Calabria con la ‘ndrangheta e la ‘ndrangheta con la Massoneria”
“Fino a quando non sarà scritta una versione coraggiosa, compiuta, rilassata ed esaustiva della storia risorgimentale l’unità fra Nord e Sud non sarà compiuta. Ma voi stasera con questo convegno avete messo una pietra non irrilevante”. Con queste significative parole, seguite da un lungo applauso da parte di un pubblico molto numeroso ed attento, Paolo Mieli, giornalista e storico, presidente della Rcs Libri ha concluso il suo intervento al Convegno su “Il Sud e il Risorgimento italiano. Un conto aperto con la storia”, che si è svolto al Teatro Politeama di Catanzaro, sotto il patrocinio del Grande Oriente d’Italia Palazzo-Giustiniani, del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Calabria e che è stato mirabilmente organizzato dai fratelli della Loggia “Francesco De Luca” n° 1292 all’Oriente di Catanzaro.
All’inizio del suo articolato discorso Mieli ha subito messo in chiaro come il ruolo della Massoneria sia stato cruciale nell’esame del complesso periodo storico che ha portato all’unificazione ed alla nascita della Nazione Italia. “Questo convegno – ha detto l’ex direttore de “La Stampa” e de “Il Corriere della Sera” -, ha una particolare importanza. La Massoneria è stata la guardia armata della storia ufficiale del Risorgimento, perché ha sempre sostenuto e difeso i valori del Risorgimento in modo dogmatico. Il Risorgimento è fatto di luci ed ombre, e il fatto stesso che un’associazione come la Massoneria, inizi a metterla in discussione è molto importante. Ci vuole una storia più coraggiosa. Per arrivare sino in fondo bisogna fare come hanno fatto gli Americani che sono andati alla radice della contrapposizione fra Nord e Sud. Loro hanno fatto veramente i conti con la storia. Hanno realizzato pure, per esempio, film come “Via col vento” che è la versione dei fatti vista dal Sud, ed hanno intitolato piazze e vie ai confederati, operando una rivoluzione culturale che ha portato gli Stati Uniti a fondare una Nazione vera. Spero che qualcuno scriva una serie di volumi sull’intero argomento per mettere in luce e spiegare l’intera vicenda. Che si scriva in maniera più coraggiosa come è andata una guerra civile, venuta dal Nord. Il mio punto di vista, dopo tanti anni di studi e di libri, è che di rivoluzione ci fu ben poco. I Piemontesi operarono una politica di annessione e consideravano il Meridione d’Italia come l’Africa. Un esercito straniero insomma prese possesso del regno del Sud e cercò di integrarlo come la Francia a sua tempo integrò l’Algeria e l’Italia la Libia e l’Europa”.
Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani, Stefano Bisi, nel tracciare le conclusioni ha ricordato come l’Istituzione sia molto legata a discutere e sviluppare temi che l’hanno vista svolgere un ruolo di primo piano nell’epopea risorgimentale con l’impegno forte e costante di tanti fratelli che si sono battuti per l’unificazione dell’Italia e per la nascita e l’identità del successivo Stato. “Ma la questione Meridionale è sempre aperta, è sempre al centro dei nostri dibattiti – ha detto il Gran Maestro – perché si avverte l’enorme bisogno di una solidarietà e di emozioni venute da quel periodo. La Libera Muratoria, come ho detto a chi mi ha intervistato – non è stantia, non fa patti politici e non è un potere forte. Semmai è un metodo educativo che mira al cambiamento di se stessi in meglio attraverso il coraggio e la costanza delle azioni che sarà il tema della Gran Loggia che ci sarà dal 10 al 12 aprile a Rimini. La Calabria è una Capitale della Massoneria. E voglio dire in maniera forte che non si può più identificare la Calabria con la ‘ndrangheta e la ‘ndrangheta con la Massoneria. È una profonda ingiustizia. E’ l’ora di dire basta”.
Molto ben articolate, ricche di spunti anche inediti e di una meticolosa analisi sono state le relazioni dei quattro relatori che si sono avvicendati nelle quasi tre ore di dibattito moderato dall’avvocato Maurizio Teti, oratore della “Francesco De Luca” che in apertura ha evidenziato le ragioni di un convegno dal tema coraggioso e per certi versi provocatorio: una storia risorgimentale vista dal Mezzogiorno, “senza celebrazioni retoriche o derive neoborboniche, lontana da commemorazioni patriottarde, una storia che certamente deve ancora fare i conti con il Sud e con il suo popolo”. Il professor Giovanni Greco dell’Università di Bologna, primo dei relatori ad intervenire, nel suo incipit iniziale ha chiosato su come “Dall’Italia del Risorgimento bella e perduta si è passati ad un’Italia, l’attuale, sperduta e gaglioffa nel contesto di un Occidente, terra dove tramonta il sole, e non solo etimologicamente”. Quindi ha discusso con dovizia di particolari e nomi sul “Comitato segreto della terra di Calabria”, un gruppo di cospiratori di fede mazziniana che fu attivo dal 1853 al 1857. “Il comitato – ha detto – non riuscì nei suoi scopi per mancanza di denaro e per l’incapacità di legarsi ai desideri del popolo che rimase ostile ai cospiratori”. Il professor Aldo Schiavone della Scuola Normale di Pisa ha magistralmente sviluppato il tema su “Intellettuali e popolo nel Risorgimento meridionale: 1799-1861” . Per Schiavone la questione Meridionale è l’eredità del Risorgimento incompiuto, ed a partire dagli anni novanta del Novecento è subentrata una certa rassegnazione di fronte alla circostanza che i destini degli italiani dovessero essere diversi a secondo del luogo di nascita a Nord o Sud della nostra Penisola. Quanto al processo di formazione identitaria, ha sottolineato quanto complicato ed arduo è stato il rapporto tra intellettuali e popolo, specie nel Nord-Italia. “Così l’idealismo del Meridione, tra gli anni Ottanta dell’Ottocento e Dieci del Novecento divenne cultura egemone”, ma questa cultura non riuscì a sciogliere nessuno dei nodi che si frapponevano aumentando i problemi storico-sociali dell’Unità in corso.
La professoressa Anna Maria Isastia dell’Università romana La Sapienza, ha discusso su “La presenza delle donne del Sud nel Risorgimento”. Ha raccontato il grande ruolo svolto da tante donne a fianco degli uomini che fecero il Risorgimento ed al quale tante donne hanno dato un contributo notevole in termini di collaborazione, fondi, persino nei combattimenti. “Donne carbonare, mazziniane, garibaldine, donne popolane e nobili, donne scrittrici o analfabete, presenti in tutte le regioni”. Ma il ruolo di queste forti figure femminili – ha detto la studiosa – è venuto alla luce soltanto quando si è passati ad occuparsi del ruolo delle famiglie e non dei singoli personaggi. Il professor Eugenio Di Rienzo dell’Università La Sapienza ha concluso in modo avvincente la sua relazione trattando la tesi su “Il Regno delle due Sicilie e le Potenze Europee: 1848-1861”. Per lo storico, che ha ricordato la tesi di Croce, in tutta la vicenda c’è lo zampino e le ambizioni delle grandi potenze, Gran Bretagna e Francia, che condizionarono le sorti del Regno di Francesco II. “L’esame di alcune dinamiche – ha sottolineato – induce a rispondere affermativamente alla domanda. L’Inghilterra aveva l’intenzione di avviare una guerra per difendere le proprie pretese sullo zolfo siciliano, inoltre aveva in mente di dare una lezione al re per la neutralità di quest’ultimo durante la guerra di Crimea. E gli stessi garibaldini, senza la spinta iniziale britannica, non avrebbero mai potuto compiere l’impresa”.
In apertura dei lavori hanno portato i saluti il professor Santo Veraldi, Maestro Venerabile della “Francesco De Luca” che ha ricordato la figura e il ruolo importante svolto dal cardinalese De Luca, “patriota e massone”. L’avvocato Marcello Colloca, presidente del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Calabria ha ricordato come sia ancora forte “la necessità di distinguere le tante facce del Sud, salvando quanto ci hanno consegnato i nostri padri, ma rifiutando il ruolo di vinti datoci da certa storia ufficiale. La questione meridionale è attuale e presente e siamo creditori insoddisfatti, Non possiamo esercitare i diritti alla salute ed al lavoro per i quali il Sud si è battuto”. Fra i graditi ed importanti ospiti, il presidente della Regione Calabria, onorevole Mario Oliverio che ha ricordato come “Il processo sia ancora incompiuto dopo un secolo e mezzo, ma che il Mezzogiorno da problema può diventare una risorsa per il Paese. Questo convegno consente di riprendere un’analisi sulla Questione Meridionale. Allo scopo di guardare in faccia la realtà di oggi e ricollocare un tema di tale portata occorre riferirsi a quanto accadde, nel pre e nel post-Risorgimento che ha avuto il demerito di non coinvolgere le masse in modo ampio. Non ha pervaso nel profondo la comunità e non l’ha riscattata. Garibaldi, ad esempio, nel suo passaggio in Calabria promise dal balcone di un signorotto di Rogliano che avrebbe dato la terra ai contadini. Invece due anni dopo ci fu la rivolta repressa con il sangue perché ciò non era avvenuto. Il simbolo di un processo mai compiutosi. Un Paese che sta per riaccendere i motori dello sviluppo non può fare a meno di guardare alla frontiera del Sud. Ma il Mezzogiorno da problema può diventare una grande risorsa contribuendo a saldare quel conto che dopo un secolo e mezzo rimane ancora aperto”.
All’incontro erano presenti anche il Primo Gran Sorvegliante Tonino Seminario, il Gran Segretario Michele Pietrangeli e i Gran Maestri Onorari Ugo Bellantoni, Ernesto D’Ippolito e Pino Lombardo.