In Gran Loggia lo scrittore Gianrico Carofiglio e i mille volti della libertà | video

Gianrico Carofiglio

La verità è una locuzione che ha 21 anagrammi di cui tre interessanti: evitarla, rivelata, relativa. Parole che corrispondono curiosamente ciascuna ad un differente approccio filosofico: allo scetticismo per il quale essa è irraggiungibile la prima; alla metafisica e alla religione che la impongono la seconda; alla pluralità dei punti di vista, che nulla ha a che fare con il relativismo, ma molto con la libertà di pensiero, la terza. Lo scrittore Gianrico Carofiglio ha introdotto così, con il racconto di questa sua scoperta fatta per gioco, il tema “I mille volti della verità” che ha affrontato nel suo intervento tenuto nel tempio aperto al pubblico durante la seconda giornata dei lavori della Gran Loggia di Rimini. Con la sua eloquenza logica e stringente e  incalzato dalle domande del giornalista Claudio Giomini, ha letteralmente affascinato l’auditorio.  

“Mi fa piacere essere qui – ha detto – è un’occasione per parlare di un argomento a me caro in un contesto inusuale”. La riflessione sulla verità e sulle sue molteplici sfaccettature e implicazioni  è infatti il filo rosso dei suoi romanzi, tra cui gli l’ultimo La versione di Fenoglio, e dei suoi saggi. Ma non solo. Carofiglio si è trovato a dover fare i conti con la verità non solo da autore di legal thriller, ma anche da magistrato quando ancora indossava la toga e da politico quando è stato eletto senatore, e da quest’ultimo punto di vista ne parla nel saggio uscito nel 2018 che si intitola “Con i piedi nel fango”.

Quale dunque deve essere l’approccio nei confronti di ciò che accade intorno a noi? Secondo Carofiglio bisogna imparare a vedere le cose da punti di vista differenti. Come fa dire a Pietro Fenoglio, il maresciallo dei carabinieri piemontese trapiantato al Sud, che ha preso vita dalla sua penna, è lo strumento del dubbio metodico il segreto, la chiave per non rimanere intrappolati nella rete delle proprie convinzioni e dei propri pregiudizi. Noi tendiamo infatti a confermare le nostre idee. Gli psicologi, ha spiegato lo scrittore, parlano di confirmation bias, sostengono che guardiamo il mondo attraverso l’idea che ce ne siamo fatti andando alla ricerca delle conferme e non vedendo la disconferma. Tutti mentono ma pochi se ne rendono conto. C’è la menzogna per la sopravvivenza individuale e collettiva e le menzogne che diciamo per comodità o vigliaccheria e poi ancora quelle che diciamo a noi stessi per conformarci a un’immagine dalla quale abbiamo paura di discostarci.  Noi reinterpretiamo i fatti  ai quali assistiamo o dei quali siamo protagonisti continuamente, li deformiamo secondo variabili del tutto personali. E’ per questo che un errore pensare che sia compito dei giudici e degli investigatori esprimere giudizi morali. La giustizia dovrebbe occuparsi di accertare un determinato fatto nel rispetto delle regole  e chi la esercita dovrebbe costantemente sentirsi a disagio nel trovarsi a esercitare un potere che incide sulla vita degli altri, sulla loro libertà.

Quanto alla politica, che impone spesso il confronto con cose non belle e non pulite, andrebbe praticata  Bisogna entrare nel fango, ha detto Carofiglio, attraverso il dialogo con chi la pensa in maniera diversa da noi.  E il dialogo può essere appassionante e comunque è sicuramente la chiave dell’esercizio del pensiero critico, il mezzo che ci consente di sottrarci alle manipolazioni e di combattere i fanatismi.




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