La forza del pensiero per far ripartire Napoli, i colori dell’arte per far parlare la voglia di costruire. La Massoneria del Grande Oriente d’Italia ha restituito un quadro alla città, premiato dei giovani e lanciato un messaggio di cultura e speranza. Presso la Cappella Palatina di Palazzo Reale, a Napoli, davanti a una platea di 500 persone, si è tenuta la presentazione del libro In nome dell’Uomo (Mursia editore), del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, nell’ambito dell’incontro ‘Napoli, arte e cultura. Costruiamo in nome dell’Uomo’. Con questa iniziativa culturale, la Massoneria napoletana ha ‘restituito’ alla città una tela, ‘L’Incontro di Rachele e Giacobbe’, dell’artista Andrea Vaccaro, conservato presso Palazzo Reale in Napoli. Il restauro dell’opera è stato finanziato dal Collegio dei Maestri Venerabili del Grande Oriente d’Italia.
All’evento sono intervenuti: Giovanni Conte, presidente del Consiglio dei Maestri Venerabili di Napoli; Michele Di Matteo, presidente del Collegio dei Maestri Venerabili di Campania e Lucania; Giovanni Esposito, Gran Tesoriere Aggiunto del Grande Oriente d’Italia; Guido Trombetti, assessore all’Università della Regione Campania; Paolo Romano, presidente del Consiglio regionale della Campania, Carla Ascione, della Soprindentenza ai Beni Culturali di Napoli, Rosaria Ciardiello, docente all’Univesità Suor Orsola Benicasa di Napoli.
A introdurre e coordinare i lavori, è stato Geppino Troise, Secondo Gran Sorvegliante del Grande Oriente d’Italia, che ha sottolineato come “il messaggio che viene dal Grande Oriente alla città di Napoli a costruire sulla verità di percorsi che partano dal pensiero e dall’elaborazione culturale e siano capaci di coinvolgere energie su progetti comuni e di interesse collettivo”.
“Il discorso continua – ha rimarcato Michele Di Matteo – c’è bisogno di cultura e arte, per migliorare i vissuti e guardare avanti. Daremo il nostro contributo, sulla linea del dialogo e del confronto, perché è questo il vero volto della Massoneria”.
“Grande compiacimento per l’iniziativa”, è stato espresso da Guido Trombetti. “Eventi come questi – ha detto l’assessore nel suo indirizzo di saluto – rendono grande onore alla nostra città perché hanno un obiettivo preciso: contribuire alla crescita della società. Senza cultura – ha ricordato – non c’è progresso e sviluppo”. Un concetto rilanciato anche da Paolo Romano, che nel suo intervento ha sottolineato l’importanza della “collaborazione pubblico-privato nella promozione del discorso culturale. Siamo aperti a qualsiasi suggerimento che può venire da questi confronti”, ha assicurato il presidente del Consiglio regionale della Campania.
“Napoli sta provando a ripartire”, ha detto Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, “la cultura, l’arte e il confronto sono le fondamenta di questo cambiamento. La società civile è fondamentale in questo percorso”. Tra i tanti rappresentanti del mondo del giornalismo presenti nella splendida sala della Cappella Palatina, anche Mimmo Falco, vice presidente dell’Ordine dei giornalisti.
E’ stato Giovanni Esposito a tracciare il senso dell’impegno della Libera Muratoria a Napoli e al Sud: “Siamo una rete positiva e propositiva – ha detto il Gran Tesoriere Aggiunto del Grande Oriente d’Italia – affinché si sviluppino forme di sana partecipazione alla vita della città e della regione, volte alla costruzione di una nuova coscienza civile, che deve avere lo scopo di unire ciò che è frammentato. In una Napoli che vuole cambiare la propria vita e il proprio destino, ci sono persone che si impegnano a scommettere sulla cultura che può cambiare i vissuti. Siamo fra i protagonisti di un umanesimo solidale che non si rifugia nelle catacombe e che vuole fugare le ombre del sospetto. Scegliamo di stare dalla parte dei giovani, dei lavoratori e di lottare contro la criminalità e il malaffare. Laici e responsabili, cittadini di un nuovo tempo del Sud”.
Per offrire un ulteriore contributo alla formazione delle coscienze, sono state istituite alcune borse di studio, destinate dal Collegio Napoletano agli studenti di vari istituti: vogliono rappresentare un terreno di possibilità per una ricerca senza dogmi che promuova il progresso delle arti e del pensiero. Le borse di studio, per un valore di 7.000 euro, per gli studi su Pompei pre-romana sono state assegnate a Mario Grimaldi (5.000 euro), Alessandro Russo e Ilaria Picillo (1.000 euro ciascuno).
L’evento è quindi proseguito con la presentazione del libro ‘In nome dell’Uomo’. Nel suo intervento, Alessandro Cecchi Paone ha sottolineato come il messaggio di queste pagine sia quello di “cercare sempre: meglio andare avanti e morire, piuttosto che stare fermi e morire”, ha detto il noto giornalista e divulgatore scientifico. “In Italia abbiamo bisogno di investire in cultura – ha proseguito – e in questo percorso il Grande Oriente non è una cosa inquietante ma è un laboratorio di pensiero e umanità, parte integrante del vissuto culturale di questo Paese”. “Se l’Italia somiglia a un vero Paese moderno e liberale – è stata l’analisi di Cecchi Paone – lo deve in grandissima parte alla sua Massoneria e ai suoi Liberi Muratori, che non si sono mai risparmiati nel pensare e costruire un’Italia diversa, soprattutto nei pochi decenni del Risorgimento e dell’Unità d’Italia. Un’opera laica che seppe guardare avanti”, ha proseguito Cecchi Paone, ricordando anche “l’impegno e il coraggio che diedero cita a una forte resistenza morale negli anni bui del fascismo. L’orgoglio di essere massoni nasce anche dall’aver dimostrato, pagando con l’esilio, la condanna del regime. Oggi come ieri – ha concluso – nessun compromesso abita o può abitare il cuore di un’Istituzione che promuove l’uomo. In un tempo in cui si cercano prebende e pennacchi, c’è bisogno di veri maestri che sappiano difendere laicamente e fino in fondo idee di libertà. I maestri sono quelli che si assumono responsabilità, prendono in carica problemi e cercano soluzioni per il bene della collettività. Il messaggio di questo libro è dare spazio e voci a nuovi maestri capaci di pensiero. Le cose si fanno e basta, solo perché ci si crede”.
Santi Fedele, docente di storia all’Università di Messina e autore della postfazione del libro, ha spiegato: “Da storico, ci ho messo il metodo per ricostruire la cronaca e riassumere le linee forti. La Gran Maestranza Raffi è stata una formidabile offensiva della trasparenza: giorno dopo giorno ha coinvolto tutta la Comunione. Ha saputo interfacciarsi con la società civile, ha parlato attraverso libri e riviste, ha promosso confronti aperti diventando protagonista del dibattito culturale italiano”. Se questa linea “abbattuto muri di diffidenza”, permettendo di “conoscere la vera realtà della Massoneria”, il lavoro “svolto all’interno non è stato meno importante: dai riti semi-catacombali si è passati a una convention di tre giorni, l’annuale Gran Loggia, che si tiene all’insegna della trasparenza”. E ancora, “il ruolo della Biblioteca del Grande Oriente d’Italia, un luogo diventato un punto di riferimento per centinaia di giovani ricercatori e studiosi da ogni parte del mondo. Senza dimenticare – ha fatto notare il Gran Maestro Onorario – le relazioni internazionali e il volto nuovo di un’Istituzione che, ancorata alla sua Tradizione e Ritualità profonda, è riuscita ad aprirsi al mondo profano, confrontarsi sul terreno della storia e degli impegni comuni di cittadinanza responsabile. La crescita del numero dei Fratelli – ha rimarcato Santi Fedele – è speculare a una crescita morale e civile maturata sul campo e innervata da una voglia di costruire che ci porta a vivere una delle stagioni più felici della storia bicentenaria della nostra Istituzione”.
Una autentica ‘lectio magistralis’ l’intervento dell’ospite d’onore, Aldo Masullo, docente emerito di Filosofia morale, al quale il Gran Maestro Raffi ha conferito l’onorificenza ‘Galileo Galilei’, il più alto riconoscimento per i non massoni che si siano distinti per l’impegno nella ricerca del vero e del giusto e nel perseguimento dei valori tesi alla realizzazione di un’Umanità migliore scevra da pregiudizi.
“Questo è un libro di grande filosofia civile – ha detto Masullo – perché racconta come realizzare relazioni civili. Civile – ha ricordato – è ogni rapporto umano, perché l’incontro con l’altro è terreno di possibilità per comprendere la sua storia e le sue idee, diventando in questo processo, più umani. L’etica è l’invenzione della soluzione, il corpo vivente della nostra decisione”. Per il filosofo, queste pagine “insegnano molto perché suscitano stimoli, provocano reazioni. Fanno scattare il desiderio di approfondimento. Oltre le formule i gradi – ha proseguito – è importante ciò che un uomo riesce a fare nel suo rapporto con gli altri uomini: è questa l’umanità in concreto, quel modo di essere soggetto della realtà per cui ci sentiamo veri, parte di una storia in continuo cammino”.
“Leggendo il libro di Raffi – ha proseguito il filosofo – mi sono trovato di fronte al coraggio. Il coraggio di rompere gli schemi, di cercare il dialogo sempre e nonostante tutto. Questo contributo è importante anche per l’energia che trasmette al lettore. Come un navigatore in mare aperto, chi legge tenta di tracciarsi una rotta. Voi vi considerato liberi pensatori – ha detto Masullo – io mi considero un pensatore libero. La cosa che mi colpisce è anzitutto questo desiderio di comunicare con l’altro. Non c’è un libro vero se non è un libro di vita. E questo di Raffi lo è, perché riguarda la sua vita ma coinvolge altre persone, racconta apertura alla società”. “L’immagine tradizionale della Massoneria – ha ricordato – è quella di una setta, di una congregazione di persone chiuse nella loro segretezza. Cosa faranno? Cospireranno, si scambieranno ragioni d’affari? Voi venite da questa rappresentazione, che avete ribaltato nei fatti. Raffi ha aperto la vostra società massonica alla trasparenza, alla possibilità di ‘vedere attraverso’, nei due sensi di questo movimento: chi sta fuori vede ciò che avviene dentro, chi sta dentro vede ciò che sta fuori. Un percorso di comune conoscenza, perché la vita è continua produzione di differenza”. “Viviamo nel nostro tempo – ha proseguito il pensatore partenopeo – ma il nostro tempo è un differenziarci dal tempo precedente. Il destino consiste nel prendere consapevolezza della propria differenza e nella capacità di progettare le differenze. Non possiamo stare fermi: se fossimo fermi, saremmo ugualmente trasformati. Occorre pensarsi non come la foglia che cade ma come il nocchiero che nonostante la tempesta cerca una meta, e ha un viaggio”. “In questi anni – è stata la riflessione del filosofo del ‘Tempo e la grazia’- la vostra Massoneria ha aperto un orizzonte, non dimenticando il passato ma facendo della memoria una forza”. “La Massoneria è un’Istituzione iniziatica – ha proseguito Masullo – ha la sua curvatura esoterica, il culto di una sapienza che non può essere lasciata e abbandonata alla bramosia dell’ignoranza. I Rituali servono a vivere l’essenza ma anche a tenere sveglio il dubbio e la capacità di non fermarsi a ciò che appare. E’ coraggio di parlare nello spirito, mentre l’Alchimia è la felicità di scoprire cosa c’è nel profondo”. Un percorso nel quale “si avverte il senso dell’unico assoluto: la Vita. Una forza immensa dove le differenze ricchezza, perché il tempo non è altro che il continuo irrompere delle differenze, cercare di aggrapparci alle differenze passate, senza esserne imprigionati ma costruendo il nuovo. Dobbiamo guardaci negli occhi, dicendoci quello che ci inquieta e ci fa interrogare”. Nel libro, ha ricordato, “ci sono passaggi decisi contro le ‘contraffazioni’ della Massoneria: probabilmente ci saranno altre persone libere di chiamarsi ‘massoni’, ma l’autentica Massoneria non è quella di chi cerca il potere o l’affare, quella che produce confusione, ma la realtà di chi dice no ad affari e traffici, e costruisce umanità. Questa è la bella Massoneria che sa confrontarsi”.
E poi la parte positiva: che cosa fa la Massoneria? “Gustavo Raffi – ha spiegato Masullo – nel libro indica alla Massoneria due obiettivi: creare un contesto per i cittadini liberi che vogliono perfezionare la loro socialità. Viviamo in un modo spesso fatto di corrotti o indifferenti. Come fa una persona a vivere se intorno a lui ci sono corrotti o indifferenti? E’ come se mancasse l’ossigeno. Ecco la funzione produttrice di stimoli, che il confronto deve alimentare”. In secondo luogo, “difendere i valori di tolleranza, democrazia, rispetto interreligioso e interculturale. In queste parole – ha fatto notare Masullo inchiodando la platea all’ascolto – si riassume il compito della Massoneria, ma anche il traguardo di ogni uomo che si sente vivo e responsabile del proprio tempo. Siamo tutti esposti all’errore, questo significa che il dogmatismo è l’uccisione del pensiero. Il pensiero è come la vita, passa di differenza in differenza. Sul dogmatismo si fonda invece la prepotenza di chi detiene il potere”. Ma “non ci può essere vita reale se non c’è passione e volontà, come ricordava Platone. Nel Simposio il filosofo dice a un punto (182c): “L’amicizia e la comunanza morale (koinonia) sono contrarie agli interessi di chi detiene il potere”. Questo riscatta la lettura superficiale che si fa della Massoneria come ‘realtà cospiratrice’. Il co-spiratrice va intesa invece nel senso di respirare insieme con la società, lo slancio verso il tempo. Come si fa a essere liberi se non si respira amicizia? Mazzini ha sempre sottolineato che nessuno di noi sarebbe veramente uomo se non fosse in dialogo con l’altro, in crescita con l’altro. Una solidarietà che è anzitutto morale, sapere che nella tua vita c’è l’altro. Qui si apre il grande tema della cura, dell’avere a cuore l’altro. Umanità radicale”, che richiede umiltà e pensiero aperto. “Il vero maestro è colui che dice: io sono allievo”, ha scandito Masullo tra gli applausi della platea. Platone, nella settima lettera autobiografica, spiega che la filosofia non si può insegnare. “Perché la filosofia – spiega Masullo – è come una fiamma che improvvisamente erompe laddove c’è stato un colloquio, un dialogo. Nel parlare insieme affiora qualcosa che ci appassiona e ci accomuna: la fiaccola nasce quando alcuni dialogano. L’azione culturale deve servire a sgombrare il terreno dalla macerie che impediscono all’uomo di nascere e costruire. “Occorre mantenersi aperti al cambiamento, al turbinio delle differenze – ha proseguito il filosofo – dobbiamo aiutare l’Uomo a venire alla luce. Perché la verità è relazione. L’altro c’è”.
Non ha nascosto la commozione il Gran Maestro Raffi, che nelle sue conclusioni ha ricordato: “In questi anni abbiamo costruito. Serve nuova passione civile, che significa non chiamarsi mai fuori. Dobbiamo dire con lo stesso coraggio: mai dogmi, essere insoddisfatti anche quando abbiamo dato il meglio. Perché la Massoneria è il grande sogno di un’umanità migliore. Noi crediamo nella Massoneria di popolo, interprete delle istanze e delle sofferenze di ogni tempo dell’uomo. Un itinerario nel quale anche la scoperta dell’errore è una continua conquista. Va ritrovato il senso della libertà per recuperare quella cittadinanza democratica che è una conquista continua. Passare da una cittadinanza dispersa a una cittadinanza intensificata, sociale e responsabile. Occorre farlo con altri, ma anche da soli, con l’esempio di scelte giuste. Permettetemi di leggere un solo passo, che ci fa strada – ha detto il Gran Maestro – è di Jorge Luis Borges (Il principio, in Atlante): ‘Due greci stanno conversando; forse Socrate e Parmenide. Conviene che non si sappiano mai i loro nomi; la storia sarà così più misteriosa e più tranquilla. Il tema del dialogo è astratto. Talvolta alludono a miti nei quali entrambi non credono. […] Non polemizzano. E non vogliono né persuadere né essere persuasi, non pensano né a vincere né a perdere. […] Liberi dal mito e dalla metafora, pensano o cercano di pensare. Non sapremo mai i loro nomi. Questa conversazione tra due sconosciuti in un luogo della Grecia è il fatto capitale della Storia. Essi hanno dimenticato la preghiera e la magia’. Questo – ha chiosato Raffi – dobbiamo fare: pensare insieme. E costruire. Io ce l’ho messa tutta. Insieme a voi”.