La Loggia Giuseppe Mazzini 831 di Albenga ha festeggiato i 50 anni dall’innalzamento delle proprie colonne con un convegno dedicato all’attualità del pensiero dello straordinario politico e patriota di cui porta il nome che si è tenuto il settembre all’Auditorium San Carlo di Albenga. Un evento, al quale ha partecipato il Gran Maestro Stefano Bisi e che è stato presieduto dal maestro venerabile Aldo Tamburini, che ha fatto gli onori di case e che ripercorso la storia dell’officina.
Sono intervenuti Giovanni Greco, giá ordinario di Storia all’Universitá di Bologna, che ha tenuto una relazione da titolo “Restiamo umani” , e Fulvio Conti, docente di Storia contemporanea presso la Scuola di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” dell’Universitá di Firenze, che ha parlato di “Mazzini , icona laica della Repubblica”. Ha moderato la tavola rotonda Stefano Mentil.
“Quando si parla di doveri, e della necessitá di esercitarli per ottenere i nostri diritti, ci viene in mente proprio Giuseppe Mazzini”, ha sottolineato a conclusione dell’incontro il Gran Maestro Bisi, soffermandosi sulla straordinaria attualità del pensiero di colui che è stato tra gli ispiratori ei protagonisti del Risorgimento italiano, padre Repubblica Romana del 1849 un evento tra i più importanti della nostra storia, non solo perché impresse un impulso senza precedenti alle aspirazioni unitarie italiane, che avrebbero, poco più in là, trovato compimento, ma soprattutto perché servì anche a tracciare la strada che in un futuro più lontano avrebbe portato l’Italia a diventare una moderna democrazia, progressista e partecipata. La Costituzione, che in quei gloriosi giorni venne elaborata, è stato ricordato, e che non ebbe neppure il tempo di entrare in vigore, fu senz’altro la più avanzata dell’intero ciclo risorgimentale e molto ha inciso sulla cultura giuridica del nostro paese. E’ un testo modernissimo e democratico, che affida al popolo tutto il potere e che parla per la prima volta di giustizia sociale, di libertà, di diritto al voto, abolisce la censura, la tortura, e la pena di morte e afferma l’uguaglianza di tutti i cittadini, a prescindere dal genere, dalla provenienza sociale e dal credo religioso.
Ad accendere i riflettori invece sugli ultimi due anni di vita di Mazzini e in particolare sul suo controverso rapporto con Marx e Bakunin è stato il professor Conti, che ha raccontato anche come morí il grande patriota, la sua imbalsamazione e il lungo viaggio della salma da Pisa a Genova, dove vennero organizzate manifestazioni politiche.