Massimo Donà presenta il libro ‘In nome dell’Uomo’: “La ricerca del senso è ciò che domina lo spirito del massone. Perché la Verità non si possiede, si vive”.
“Una scuola di pensiero, che educa i giovani al dialogo”. Massimo Donà , ordinario di Filosofia Teoretica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha definito così la Massoneria del Grande Oriente d’Italia. L’occasione l’ha offerta la presentazione del libro “In nome dell’Uomo”, del Gran Maestro Gustavo Raffi, che il filosofo ha presentato l’8 novembre, a Perugia, nell’ambito degli incontri di Umbrialibri 2012. Davanti al folto pubblico che ha partecipato all’evento ospitato nella Sala Brugnoli di Palazzo Cesaroni, sede istituzionale del Consiglio Regionale dell’Umbria, il confronto su etica e valori civili ha coinvolto i partecipanti e i numerosi giovani che hanno incontrato il Gran Maestro Raffi.
“E’ un libro che mi trova particolarmente vicino al suo stile e sentire – ha spiegato Donà – per me è stata una scoperta: lo spirito di queste pagine, infatti, è autenticamente filosofico perché racconta la necessità di porsi questioni ma mostra anche la necessità della Massoneria di portarsi alla luce, di farsi scoprire per quello che è. Dopo averle lette, mi sono detto: ‘Forse sono anch’io massone’; perché l’ossatura di questo contributo narra una salutare educazione al dubbio. Da questo punto di vista, Socrate forse è stato il primo massone – ha proseguito il filosofo – perché si aggirava per le strade di Atene mostrando a persone arroccate nei loro pregiudizi che occorre interrogarsi, mettersi in questione sempre. Darsi possibilità di cambiare. Ma il dubbio, come indica Raffi, non è fine a se stesso. Serve a vivere una libertà di ricerca e impegno responsabile. In questo percorso – ha aggiunto – la Massoneria vuole porsi come laboratorio di pensiero: insegna a scavare per scoprire il senso, gli infiniti possibili che ogni realtà custodisce”.
“In un tempo come il nostro – ha rimarcato Donà – occorre saper guardare ai significati tutti, riconoscendo la incompiutezza costitutiva di tutto ciò con cui abbiamo a che fare, esercitando la bellezza della domanda per evitare il rischio di pietrificare la nostra esistenza. La scelta – ha precisato – è tra un mondo statico o vitale. La finitezza indica che non c’è un ‘definitivo’ delle cose; esiste però la possibilità di far scaturire la ‘luce’ da cose che nell’esperienza quotidiana sono in ombra. Il compito del pensiero è ancora quello di illuminare, riconoscere nelle finitezza una potenza infinita di creare e costruire strade all’umanità in dialogo. Aiutare ogni uomo a trovare la propria luce”.
“I principi di fratellanza e dialogo sono fondamentali per il vivere civile – ha fatto notare più volte il filosofo – ma quanti li praticano, oggi? Sono valori che ci costringono a non essere mai sazi e appagati, che ci spingono con urgenza ad aprirci eticamente al dialogo e alla tolleranza. L’altro mi mette in questione, avvertiamo un’istanza etica, per questo Raffi può dire che i massoni sono ‘inquieti uomini, costantemente ribelli’. Lo sono non per spirito di contraddizione ma perché consapevoli del significato di un’azione che modifica ciò sui cui agisce. Chi modifica la realtà non può che essere ribelle; si può con-sentire con gli altri dopo una riflessione e una scelta, non in virtù di una piatta e vuota abitudine. Si può però camminare insieme, uscendo dal tempo della cronaca per entrare nel senso della realtà”. Un cammino in cui anche “l’esercizio della conoscenza esoterica non è astrazione ma consapevolezza va trovato il valore simbolico delle cose per entrare nel tempo profondo che di fatto sostiene la storia e gli uomini”.
“Le motivazioni di questo libro sono le ragioni di una passione civile che mi ha tormentato per tutta la vita”, ha detto il Gran Maestro Raffim, sollecitato dalle domande poste dal filosofo. “Ho aderito alla Massoneria nel ’68 – ha ricordato – e non cercavo un posto, ma una risposta. L’ho trovata insieme ad altri uomini del dubbio che vogliono costruire una storia per l’Uomo. Sono tanti – ha sottolineato il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani – i giovani che scelgono di fare questo cammino: bussando alle porte del Tempio cercano uno spazio libero e adogmatico, dove sia possibile il confronto, dove l’errore è vissuto come una conquista, perché l’altro ti può sempre dare qualcosa. Può aiutare a vedere le incompiutezze e a mettersi in gioco”.
“I giovani non vogliono essere omologati – ha aggiunto ancora Raffi – rifiutano risposte prefabbricate: devono seguire i loro percorsi, vivere esperienza collettive ma mantenendo la loro anima. Sono anch’essi costruttori di sogni possibili, perciò possono farci vedere il domani”. “Non vogliono falsi profeti – ha proseguito il Gran Maestro – ma una scuola vera, che educhi a essere cittadini del proprio tempo. Il dubbio che per noi è un metodo di lavoro – ha scandito Raffi – non porta alla negazione della verità, ma è strada di ricerca, pur sapendo che la verità non si conquisterà mai. Se però si accetta il percorso del dialogo, gli steccati si abbattono. Inizia una storia nuova”.
“Mi è piaciuto molto un altro aspetto che viene messo in luce in queste pagine”, ha sottolineato Donà proseguendo il dialogo. “E’ un passaggio del testo che invita a essere ‘sentinelle’ del proprio tempo. Per me – ha proseguito il filosofo – significa stare in guardia contro il ‘diabolus’, che da un lato è la fretta, dall’altro indica la divisione, la separazione che non fa vedere il tutto. Ecco perché Raffi scrive: ‘Quando tutto ciò che divide sembra avere l’ultima parola, spuntano le Tre Luci, Forza, Sapienza e Bellezza. E fanno strada’. La ricerca del senso – ha detto Donà – è ciò che domina lo spirito del massone, ciò che libera dall’abitudine e dalla fissità”, ha sottolineato l’autore de ‘Il tempo della verità’. Perché “la Verità non si possiede, si vive. E’ ciò che dobbiamo abitare. In questo percorso infinito, le differenze si liberano se si riconosce che in ogni libertà ci sono tutte le libertà. E sono ‘sacre’ perché umane”.
“Cerchiamo l’unità nella differenza”, ha proseguito il dialogo Raffi. “Vivo a Ravenna – ha ricordato – la città del mosaico: anche la tessera grigia diventa fondamentale accanto a quella aurea, perché c’è un disegno da costruire. Se il più grande direttore d’orchestra non ha un’orchestra adeguata, non può far nulla. Il bello della Massoneria è anche il bello della vita: sapere che si è sempre alla ricerca. Da soli e in cordata con altri uomini liberi. Per questo deve mostrarsi per quello che è, costruendo occasioni di incontro e proseguendo senza sosta nella sua opera pedagogica e culturale. La Massoneria è anche un grande progetto di educazione morale, contro l’indottrinamento, è etica di frontiera. Guido Calogero diceva: ‘E’ l’etica che fonda la logica, non viceversa’. La Massoneria è anche una precisa visione del mondo, che educa ad agire e vivere in relazione con l’altro”.
“Cosa manca alla rivoluzione del sorriso?”, ha chiesto infine Donà. “Abbiamo fatto tanta strada – è stata la replica di Raffi – la Massoneria è uscita dalle stanze del museo delle cere. Non può essere vagoncino di coda, deve essere locomotiva. Tradizione che si innesta nel presente per disegnare il futuro, partendo dal terreno della conoscenza. Proseguiamo il confronto con le menti aperte, per contribuire a costruire un legame sociale più profondo. Crediamo nell’Uomo: un’utopia bellissima, ma ne vale la pena”.