Costretti a traslocare dalla storica sede romana per cedere i locali al Senato, i massoni italiani sono tornati a reclamare la loro storica sede. Il gran maestro Stefano Bisi, in occasione dell’assemblea annuale del Goi, lo scorso 8 aprile, dal palco di Rimini ha detto: “Speriamo di avere giustizia per Palazzo Giustiniani, il Tar del Lazio non ci ha dato ragione, ma neppure torto. Il 13 ottobre di quest’anno saremo davanti al Consiglio di Stato”. Per il capo del Grande Oriente d’Italia “le carte parlano chiaro a vantaggio nostro e a Palazzo Giustiniani possiamo tornare”. “Lo scippo va sanato. E così sarà”, ha detto ai suoi, mostrando ottimismo. Sede storica degli iscritti alla squadra e al compasso, Palazzo Giustiniani era stata la location scelta dal gran maestro Ernesto Nathan, poi sindaco di Roma, inaugurata il 21 aprile del 1901 – costo di affitto pari a 11mila lire annue – con una grande cerimonia pubblica. Era stato in seguito Mussolini a cacciare il Goi, a inizio del ’26 dal Palazzo, nel frattempo acquistato dai massoni, e a darlo in proprietà al demanio che lo aveva assegnato poi al Senato del Regno.
Dopo la caduta del regime fascista era iniziata un’interminabile contesa legale che ha una svolta nel 1991, quando l’allora presidente del Senato, Giovanni Spadolini, aveva firmato con il Gran Maestro del Goi il cosiddetto “lodo Spadolini”: una transazione secondo la quale il Senato concede a Urbs l’uso di parte del palazzo (140 metri quadrati) per “destinarli a sede del Museo storico della Massoneria italiana, tenendo conto anche dell’interesse storico cui la finalità da realizzare si ispira”.