La loggia Lord Byron (n.690) della Spezia, ha ricordato l’esplosione della Polveriera di Falconara, che, nella notte del 28 settembre 1922, distrusse gran parte del Borgo di San Terenzo di Lerici e provocò 144 morti e 800 feriti. La causa fu attribuita ad un fulmine ma molte furono le voci secondo le quali a provocare la tragedia sarebbe stato invece un atto di sabotaggio. Arrivarono aiuti da tutt’Italia e, ovviamente, dai Liberi Muratori.
Le Logge Stella d’Italia di Monterosso, Anacarsi Nardi di Massa, Simone Schiaffino di Camogli e Trionfo Ligure-Secolo Nuovo di Genova inviarono ben 1.500 lire, insieme ad almeno un centinaio di Logge di tutta la penisola e delle isole. La Loggia I Figli di Mazzini di San Terenzo (ora e dal 1951 RL Giuseppe Mazzini n.100) aveva perduto, con l’esplosione, due Fratelli: i marittimi Pietro Andreani e Natale Da Massa; le loro tombe, tuttora visibili nel cimitero di San Terenzo, recano simboli massonici e il ricordo della tragedia.
Il 28 settembre è una data che, nel lericino, si ricorda anche per un altro tragico motivo. Il 28 settembre 1944, 22 anni dopo Falconara, un’altra esplosione colpì la cittadina di Lerici: le autorità militari tedesche, che occupavano la zona, fecero esplodere le mine che erano già state posizionate in agosto e distrussero più di 35 case, che si trovavano sulla Calata Mazzini. Portovenere, che sembrava destinata a subire la stessa sorte, si salvò per le suppliche dell’allora Podestà del Comune, mentre La Spezia non rischiò alcuna distruzione per la semplice ragione che era già stata ampiamente bombardata.
Lo scopo della distruzione era far posto a un’area che doveva servire come deposito di merci e di armi degli occupanti tedeschi. Le due tragedie ricordate, ha detto il Maestro Venerabile Paolo Barbanente, sono collegate a una delle peggiori invenzioni dell’uomo: la guerra, dove la creazione del nemico (fenomeno del quale nella Byron si è parlato molte volte e non solo a proposito dei conflitti bellici ma anche di social net work e di hate speech, il discorso di odio) diventa la regola di vita per gruppi di persone contro altri gruppi di persone.
I Liberi Muratori non possono che essere pacifisti e le spade rivolte verso il profano, che sta per essere iniziato, rappresentano più raggi di luce che strumenti di battaglia. Non a caso c’è un passo, da non dimenticare mai, nella promessa che, liberamente e spontaneamente, tutti i Liberi Muratori formulano solennemente: “avere sacri la vita, la libertà, l’onore e la dignità di tutti”; di tutti, come nell’art.1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Anche Giuseppe Garibaldi, che pur ebbe fama di guerriero, fu a suo modo pacifista (ma anche ecologista e a favore del divorzio, dell’emancipazione delle donne e del suffragio universale). Fu Presidente onorario del Congresso Internazionale della Pace che si tenne a Ginevra nel 1867, al quale parteciparono molte logge massoniche italiane; quell’Eroe dei due Mondi che era stato Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia nel 1864 e sarebbe divenuto Gran Maestro Onorario nel 1872.
Il Maestro Venerabile ha poi ricordato le parole di David Grossman (“Con gli occhi del nemico, raccontare la pace in un paese in guerra”, Mondadori, 2007, trad. di E. Loewenthal) che invitano ad un’empatia avanzata e “a tenere sempre presente un fatto semplice, banale, che però risulta così facile da dimenticare, da rimuovere: il fatto cioè, che dentro quell’armatura c’è una persona.
Dentro la nostra armatura e anche dentro quella del nostro nemico. Così come dietro la corazza della paura, dell’indifferenza, dell’odio, dietro la contrazione della psiche, dietro tutto ciò che è andato spegnendosi in ognuno di noi in questi anni difficili, dietro tutti i muri difensivi, i posti di blocco e le torri di guardia c’è sempre una persona”. La commemorazione di questi tragici eventi ha, così, dato ulteriore occasione di meditazione e confronto e stimolato molti costruttivi interventi dalle Colonne e dall’Oriente.
Lunga vita alla gloriosa Loggia Lord Byron e complimenti al suo Venerabile Paolo Barbanente.