Giulio Giorello, Biagio De Giovanni e Gustavo Raffi hanno presentato il libro di Aldo Masullo, ‘Piccolo Teatro Filosofico’. Il filosofo napoletano: “Non ci sono verità assolute. La verità è la forza che di volta in volta si accende e scocca nel nostro focolare quando, parlando con chi amo, gli dico la verità”.
“Di notte si monologa, come dei Re”, scrive Manlio Sgalambro. Ma nella chiarità del giorno, il segreto è dialogare. Il dialogo, insegna Socrate, è lo spazio pubblico dove la verità non è mai acquisita. C’è agonia per la verità. Ricerca inesausta dell’altro. Nella storia danzano aiscùne e parresìa, dialogo rispettoso e verità. Questa la quinta del libro del filosofo Aldo Masullo, ‘Piccolo Teatro Filosofico, Dialoghi su anima, verità, giustizia, tempo’, edito da Mursia, che è stato presentato il 7 marzo, a cura del Servizio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia, a villa il Vascello. Sono intervenuti Biagio De Giovanni, dell’Università di Napoli ‘L’Orientale’, e Giulio Giorello, dell’Università degli Studi di Milano. L’attore Achille Brugnini ha letto alcuni brani del volume, facendo calare il folto pubblico presente alla serata nell’atmosfera dei dialoghi dei quattro dialoghi di Masullo. Le conclusioni sono state affidate a Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
Ad aprire e coordinare i lavori, il Gran Bibliotecario Bernardino Fioravanti, che ha sottolineato il valore dell’evento e il confronto culturale e civile promosso in questi anni dal Grande Oriente d’Italia. Per Biagio De Giovanni, questo è un libro che ha un tratto fondamentale del pensiero di Masullo, quello dialogico. In queste pagine si incontra infatti il pensiero di Platone e si racconta l’idea del logos che è dia-logo. Inesausta inquietudine dell’interrogare. La funzione dialogica si esprime con l’esercizio del domandare e rispondere, nel costruire relazioni in cui ciascuno ha qualcosa da dire. Ma non è anche un incalzare di confutazioni che fanno piazza pulita degli errori? In ogni caso – ha sottolineato il filosofo napoletano – i dialoganti realizzano la loro relazione, si mettono in gioco, esponendosi all’altro. Il problema del portare alla verità – da parte di uno dei dialoganti – probabilmente ha una funzione più forte: quasi come se fosse il rappresentante del logos. Nel dialogo platonico – ha fatto ancora notare il docente dell’Università ‘L’Orientale’ – il rapporto è con i principi dell’altro. Il confronto tra filosofi lascia intravedere il cammino verso la verità. Ci avviciniamo al mondo moderno con questo libro di straordinaria bellezza letteraria, dove il Nolano è un filo di fumo che parla, come sempre in maniera scomoda, e sovverte posizioni. Spariglia.
La domanda di fondo è pungente: quando si perde il rapporto con gli eterni, c’è un chiaro cammino verso la verità? Occorre stabilire anche – ed è un altro punto di domanda – se la relazione non sia scompaginata dalla storicità del potere. Nel dialogo di Giordano Bruno con il procuratore di giustizia, il filosofo fa valere le sue ragioni; una visione del mondo a cui l’interlocutore oppone la legge e il potere. Bruno è attraversato dal logos. Ma è proprio così? E possibile, di fronte al rapporto con il potere, contrapporre la dimensione di una verità e lo spazio della giustizia? La tesi di Masullo è che la relazione è all’origine del vissuto e del pensare umano. Si affaccia il problema della convivenza, di come interpretare il mondo come relazione che può lottare e forse vincere le identità corazzate incapaci di riconoscimento e di apertura alla novità della storia.
Per Giulio Giorello, il dialogo nella filosofia di Fasullo è così forte che questo straordinario pensatore ci ha regalato un ‘Piccolo Teatro Filosofico’, facendoci ricordare che teatro e idea hanno la stessa radice. Un gioiello il dialogo tra l’anima e l’automa, confronto nel quale mi sono messo dalla parte dell’automa. Il libro di Masullo è formato da quattro dialoghi di grande profondità, che si leggono con piacere, mostrando la gioia della parola che cerca.
Anche il dialogo tra Amleto e Papa Benedetto è tutto da scoprire. A partire dall’inizio folgorante, quando il Pontefice dice che ‘si è tutti parenti nello spirito una volta abolita la distanza’, e il principe di Danimarca che gli replica avendo – come è noto a chi mastica le pagine di Shakespeare – buone ragioni per diffidare dagli spiriti. In questo contesto riemergono i temi profondi di sempre, come mostra il dialogo di Bruno, ‘fumo parlante’, che scompiglia le carte e gli ordinati schemi del procuratore di giustizia, che si pone come difensore della sovranità democratica. Il Nolano gli dice che la sovranità non è giusta se non si fonda sulla libertà. Una democrazia non motivata dalla liberta – è la lezione di quel confronto – non è giusta né adeguata. La filosofia è esperienza ed esercizio di libertà profonda. Apertura di significati oltre le gabbie ideologiche e i cerchi del potere. Libertà è la giovane, irrequieta, continua provocazione. Ma l’istituzione difficilmente tollera la libertà: di fronte alla sfida del libero pensare e operare, la struttura istituzione si tira indietro. Stiamo ancora aspettando la revisione del processo a Bruno, ma gli eredi di coloro che condannarono al rogo il filosofo, gli stessi che andarono a imbavagliare Galileo, non possono farlo neanche ora che la sede di Pietro è vacante, perché si rendono conto di quanto la libertà di Bruno sia prorompente, così forte che può far saltare l’istituzione. Lo spirito del nomos si scontra con la radicalità della libertà.
Il sentiero che Masullo ci indica è quello di un dialogo a oltranza, che riprende la lezione di Platone, Bruno e Galilei, e si fa ricerca di senso sulle strade del tempo, unita alla necessità di concatenare gli eventi. Il dialogo è un logos che cerca faticosamente e può finire in modo aperto come ha mostrato Leopardi. Queste pagine, inoltre, affrontano il tema del relativismo. Ma dobbiamo considerare il relativismo come la porta attraverso cui entra lo spettro del nichilismo? In realtà la tematica relazione è centrale anche nell’impresa scientifica. Se faccio Fisica da solo, resto nella solitudine di Robinson. Ma quando arriva Venerdì, inizia il dialogo della Fisica, il confronto che si fa sperimentazione. C’è bisogno di tanti Venerdi, ovvero di tanti critici che hanno il dovere della verità. E ci aiutano a camminare facendoci dubitare della nostra pretesa di sufficienza.
Ha inchiodato il pubblico alle sedie, Aldo Masullo. Nel suo intervento, il pensatore partenopeo ha sottolineato che “Questo appuntamento è un dialogo aperto: viene da lontano e andrà lontano. Io considero la filosofia come la vita che comprende se sessa”. Il concetto di vita – ha ricordato – ha molte forme e anche nelle lingue si esprime in modo diverso. In greco è bios e zoe, ma anche paschein. I primi due sono i verbi che indicano la vita di un qualsiasi animale. Paschein è vivere il dialogo, percepire la bellezza e la differenza di ogni istante che mi fa superare lo stato animale e mi rende uomo tra altri uomini. Perché la vota non si riduca a semplice bios, ma acquisti un senso. Il vivere porta già dentro di sé l’aurora della libertà, ma si ha libertà quando mi soffermo sul mio soffrire e lo metto in relazione al soffrire degli altri, a quello che ho letto in grandi libri in cui mi sono educato. Allora la mia sofferenza diventa sofferenza universale: entriamo dalla porta stretta della vita animale nell’aperto campo della cultura, alla radura nella quale, attraverso processi di dialoghi e scoperte reciproche, si costruiscono infinite relazioni. Dialogo è aver cura per noi stessi e per l’altro.
Dove va questo dialogo? Nel porre questa domanda, torna Platone. Ma si dice anche che questo confronto ha una direzione. Un dialogo c’è e accade, va verso qualcuno o qualcosa. Il latino verum deriva da una radice iranica, la quale significa credere. Per l’antica sapienza, la verità s’identifica con la fede. Ma significa anche mantenere la parola data, essere franchi con il proprio interlocutore. Quello che i greci chiamavano parresìa. Verità – ha scandito Masullo – significa che al di sotto della dimensione sociale o politica c’è altro: la comunitarietà . Questo libro, allora, potrebbe anche essere letto sotto il titolo ‘La tragedia della democrazia’.
Il diritto all’intimità : è questo il diritto – ha rimarcato il Filosofo – l’intimità che sta alla radice, perché senza intimità non ci sarebbe società e tuttavia molto spesso i rapporti sociali non si reggono sull’intimità. Come ci siamo formati, come abbiamo attraversato la porta stretta dall’animalità alla socialità? Johann Gottlieb Fichte ha posto al centro del suo pensiero una profonda verità: nessuno diventa uomo se non tra altri uomini. Quando parlo con l’altro, il mio rapporto deve essere verace. Il nucleo fondamentale dell’etica della relazione è la schiettezza, che ci rende partecipi della familiarità.
Ma la libertà ha una faccia mascherata. Chi combatte per la libertà mentre altri non lo fanno? In un certo senso tutti lo fanno, ma c’è chi fa coincidere questa lotta, questa agonìa, con il proprio interesse particolare.
Abbiamo bisogno di riscoprire e vivere la relazione. Rifacendoci anche alla lezione di Martin Buber: in principio era la relazione. Serve responsabilità verso gli altri, educazione, formazione. Non io e tu, ma relazione tra un io io e l’altro da me. C’è sempre un altro che si accosta a me, mi raccoglie e mi provoca, fa scattare la mia potenzialità, fa tendere la mia energia. La relazione è il ponte che viene gettato tra due diversità, tra due salutari differenze. Non ci sono verità assolute. La verità è la forza che di volta in volta si accende e scocca nel nostro focolare quando, parlando con chi amo, gli dico la verità.
“La verità del dialogo è la relazione che libera”, ha detto il Gran Maestro Gustavo Raffi. In un passaggio di un dialogo del libro Piccolo Teatro Filosofico, di Aldo Masullo, Eraclito – l’Oscuro che porta chiarezza – dice all’orologiaio: “Non aver paura di perdere tempo in un discorso che non è di affari: in ogni caso non perdi tu il tempo, ma il tempo perde te. Del resto per la tua vita, sta sicuro, un passo avanti nel capire come stanno le cose è assai più prezioso di qualche dracma in più in cassa”. Qui l’autore ci ricorda che il dialogo è ‘l’ideale vita della filosofia’ ma anche del vivere civile. E’ la capacità di non chiodarsi a posizioni di sufficienza ma di aprirsi alla novità che accade nel tempo che va vissuto appieno, nel tempo come coscienza e responsabilità.
Masullo, pensatore che ci è molto caro, ci dice – anzitutto con la sua storia, che è storia profonda di pensiero – che la filosofia non si insegna e non si trasmette: si vive. Come ha fatto lui con centinaia di giovani a cui ha testimoniato la libertà della ricerca, contagiandoli con l’inesausta interrogazione radicale, facendoli andare da soli dopo aver fatto scoprire il segreto del dubbio e della ricerca. Quel dubbio che in queste ed altre pagine, Masullo indica come energia, perché “la verità, come l’amore, non è mai posseduta completamente”. Ha indicato, e indica, un luogo dell’anima in cui abitare, lasciando aperto il fluire del dialogo e della storia da costruire. Masullo ha formato i giovani ma soprattutto li ha aiutato a pensare la propria vita e a vivere il proprio pensiero. Quando penso a lui, mi torna in mente un’espressione di Plutarco: “I giovani non sono vasi da riempire, ma fiaccole da accendere”. Masullo ha fatto questo, fa questo.
Ai giovani va mostrato che la coscienza è qualcosa di vivo e concreto, va testimoniato nei fatti che pensare significa non essere soli, non essere separati. L’unico inferno dell’uomo è l’isolamento. Pensare è aver cura dell’Uomo, è l’eresia di “rimettere in piedi il mondo riversato”, come direbbe il Nolano, molto caro a Masullo. Abbiamo bisogno oggi, in una condizione di spaesamento, di riflettere e agire su ciò che noi possiamo fare per cambiare le cose. “Il criterio del vero consiste nell’averlo fatto”, ci ricorda Masullo in una riflessione sul dialogo, citando Giambatista Vico. E’ un’etica attiva che salva il tempo, cioè la persona dal subire il cambiamento come disgrazia o mutilazione. In realtà – come diciamo da nni – il confine non è limite ma avamposto. Il dubbio è compagno della ricerca e la perdita è un momento necessario per rinnovarsi e costruire un destino. Il filosofo fa di più: ci incita ad “assaporare” le emozioni, secondare il flusso del senso. Ci invita a cogliere il tutto nel frammento, ad aver cura della paticità dell’umano.
Per il filosofo del Tempo e della Grazia, gli uomini sono dei crocevia, in cui molteplici strade si intersecano. E ognuna di esse porta movimenti, attese, promesse, ricordi diversi da quelli degli altri. E’ la ricchezza della differenza, la bellezza della pluralità, quella che nel linguaggio iniziatici si dice con l’immagine del melograno. La riflessione, come ci hanno insegnato i grandi maestri tra cui Platone, non consiste nella prima navigazione, cioè nella conoscenza degli oggetti o nel loro possesso. La filosofia è la “seconda navigazione”, il tentativo di andare oltre noi stessi quando non ci accontentiamo di risposte predefinite ma cerchiamo di stanare il senso delle cose e di noi stessi.
Questo – è la grande lezione di Masullo – avviene nel dialogo: le più grandi forme di filosofia sono state dialogiche. Basti pensare a Platone, a Bruno, a Leopardi. Il dialogo è l’invito a ‘stare dentro’ agli eventi con una tensione che è partecipazione, patimento, responsabilità e sforzo per superare il limite. Ecco perché il filosofo ha ragione a sostenere che la filosofia è passione civile, è apertura alla polis. E’ politica, nel senso di pluralità e comunità. Vuol dire non limitarsi a vivere la situazione ma ragionare su di essa. E’ anche la filosofia di Guido Calogero, nel cui pensiero il dialogo arriva addirittura fino alla comprensione del silenzio dell’altro e alla difesa di tale silenzio.
In una sua celebre conferenza, al ‘Borgo dei Filosofi’, Masullo definì la Fraternità “la parola rossa”. La parola necessaria per la storia. Si è fratelli quando si pensa il proprio e l’altrui rischio, e ci si salva insieme. C’è bisogno di etica e di fraternità in questo tempo, bisogno di ritrovare il ‘vincolo’ che lega gli esseri pensanti. Masullo lo sostiene da una vita, sulle tracce di Bruno. Ma per lui il vincolo è anche morale, è bisogno di tenere al riparo l’altro e di guardarlo negli occhi. Sempre.
Il filosofo, l’amico, ha tanto studiato il ‘nostro’ Fiche per comprendere il grande tema della presenza in me dell’altro. Capire che non sono Io se non mi costituisco in relazione con un Tu. Il vincolo radicale è la fraternità , l’altro è Fratello perché insieme con me nasce dalla libertà. La sua pietra è anche la mia. Relazione che libera.
Platone nel Simposio – Masullo lo definisce il più bel testo di umanità che sia stato mai scritto – dice che “amore ci svuota di estraneità e ci riempie di intimità”. Intimità è la stessa parola che in greco si usa per dire fraternità. E’ intraneità , dice Masullo. La scena di Socrate che lascia il Simposio, ultimo dei bevitori, dopo aver dialogato di Amore e Vita, di Pensiero e Umanità, è molto vicina allo spirito e alla ragion d’essere dei Liberi Muratori, gli uomini del dubbio che sterrano strade per l’incontro e il dialogo. In questo percorso di profonda umanità, che accomuna le coscienze libere nel Pantheon di chi non si rassegna e continua a cercare sulle strade del tempo, nel tentativo di comprendere e vivere ciò che ci è più comune e proprio, la lezione del nostro amico filosofo è un’indicazione di senso. Una traccia che resta. E Aldo Masullo – ha concluso il Gran Maestro – per noi è un compagno di viaggio.