L’archivio storico del Grande Oriente d’Italia si arricchisce di preziosi documenti manoscritti relativi al Gran Maestro Domizio Torrigiani (1876-1932) raccolti da Alcide Garosi (1897-1976), il giovane medico e storico della medicina senese che lo ebbe in cura tra il 1929 e il 1931, uno dei momenti più complicati della vita di Torrigiani, arrestato nell’aprile 1927 con l’accusa di cospirare ai danni del regime e del duce. In seguito all’arresto fu condotto dapprima nel carcere di Regina Coeli e successivamente spedito al confino a Lipari e poi a Ponza – da dove troviamo ben due missive – e dal quale tornò ridotto quasi alla cecità e in pessimo stato di salute, come attesta il ricco e dettagliato referto medico datato 1929 presente in questa collezione. Le misure di sicurezza adottate nei suoi confronti furono molto dure; prevedevano, infatti, una vigilanza ininterrotta, 24 ore su 24 fuori dalla sua abitazione e un servizio di pattugliamento marino in modo da evitare qualsiasi tentativo di fuga.
Il fondo acquisito dal Grande Oriente d’Italia si compone di 70 carte manoscritte redatte da Torrigiani e dal medico Garosi. In particolare: 6 lettere di Torrigiani spedite da Montefiascone e indirizzate principalmente al Garosi e una miscellanea di documenti, tra cui una lettera di Torrigiani all’editore Laterza di Bari con la richiesta di spedirgli i seguenti libri: “La storia delle religioni” dell’accademico Raffaele Pettazzoni (affiliato nel 1907 alla Loggia Rienzi di Roma); “La scienza occulta nelle sue linee generali” di Rudolf Steiner, un libro di Robert Travers Herford, un presbitero britannico, ministro della Chiesa unitariana e studioso della letteratura rabbinica e “L’ Evangelo secondo Giovanni (Commento mistico)” di Pietro Zanfrognini.
Oltre ai documenti di Torrigiani, vi sono importanti manoscritti di Garosi, come il testo cifrato “Conversazioni con Domizio”, datato giugno 1929 e costituito da 20 carte con i codici per decifrarle che ripercorrono gli incontri avvenuti nella casa di cura “villa Margherita” di Montefiascone, vicino al lago di Bolsena dove fu ricoverato per alcuni mesi. Dalla lettura del manoscritto emerge il ritratto di un Torrigiani indomito seppure fiaccato dalla malattia e dai due anni di confino, così come trapela l’ammirazione del giovane medico per il vecchio massone. Non meno interessanti sono le considerazioni sulle condizioni del “confino” e sulla situazione politica. Preziose informazioni sui rapporti tra i due sono tratte anche dal taccuino di Garosi, una sorta di “diario” manoscritto di 26 carte.
Merita di essere ricordato che una parte di questi documenti sono stati trascritti e pubblicati nel volume: Il dottore e il maestro. Al confino di polizia con Domizio Torrigiani di Alcide Garosi, a cura di Saverio Battente, dove viene raccontato il rapporto che si instaurò tra Torrigiani e il suo medico, già segretario del Fascio a Montalcino, che rinnegò il suo passato politico per aderire ai valori e agli ideali della Massoneria. (Servizio Biblioteca)