Il prossimo 7 novembre presso il Museo Storico della Liberazione a Roma (Via Tasso, 145) si svolgerà, a cura del Servizio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia, la presentazione del volume “A testa alta verso l’Oriente eterno. Liberi muratori nella Resistenza romana” di Mauro Valeri pubblicato dalla Mimesis
Il Museo storico della Liberazione è stato allestito nei locali dell’edificio che, nei mesi dell’occupazione nazista di Roma (11 settembre 1943 – 4 giugno 1944), venne utilizzato come carcere dal Comando della Polizia di sicurezza. Dopo l’occupazione di Roma, l’edificio di via Tasso 145-155 che già ospitava gli uffici culturali dell’ambasciata tedesca, divenne la sede del comando Sichereitdienst (SD, servizio di sicurezza) e della Sicherheitdienst polizei (SIPO, polizia di sicurezza), sotto il comando del Ten. Col. Herbert Kappler. Era il luogo dove si veniva portati, anche senza motivo, interrogati, detenuti e torturati e da cui si poteva uscire destinati al carcere di Regina Coeli, al Tribunale di guerra (condanne al carcere in Germania o alla fucilazione a Forte Bravetta), alla deportazione, oppure, come accadde per molti, alle Fosse Ardeatine.
Le celle di detenzione sono ancora come furono lasciate dai tedeschi in fuga. Queste stanze sono oggi dedicate alla memoria di coloro che vi furono detenuti, e ricordano le più drammatiche e significative vicende nazionali e romane dell’occupazione.
È pertanto significativo ricordare in questa sede i liberi muratori che finirono nel carcere di Via Tasso ed il loro tragico e coraggioso epilogo.
L’incontro avrà inizio alle ore 17.30; ci sarà la possibilità, per chi lo desidera, a partire dalle 16 di vedere il film-documentario “Via Tasso 145: dal carcere al museo” di Lucrezia Lo Bianco e Agostino Pozzi (2013) che ricostruisce la storia di questi luoghi.
Il volume traccia la storia e le caratteristiche della Resistenza romana a cui hanno partecipato attivamente non solo le forze legate al Comitato di Liberazione Nazionale, ma anche un arcipelago di organizzazioni che hanno contribuito a contrastare l’occupazione tedesca e il rinascere del fascismo. Tra queste c’era anche l’Unione Nazionale della Democrazia Italiana (UNDI), promossa da Placido Martini, che ha pagato la sua scelta con otto dirigenti trucidati alle Fosse Ardeatine.
Dell’UNDI si sa ancora poco, probabilmente anche per una ingiustificata diffidenza legata al fatto che si trattava di un’organizzazione “a forte matrice massonica”, dato che i suoi dirigenti erano anche affiliati alla loggia clandestina “Carlo Pisacane”, fondata al confino di Ponza nell’estate 1931. Nel libro vengono riportate le attività e il programma politico dell’UNDI, ma soprattutto le storie di Placido Martini, Teodato Albanese, Carlo Avolio, Silvio Campanile, Giuseppe Celani, Mario Magri, Giovanni Rampulla, Carlo Zaccagnini, trucidati alle Fosse Ardeatine, con l’aggiunta, in Appendice, anche della storia di un altro massone antifascista, Giordano Bruno Ferrari, ucciso poche settimane dopo a Forte Bravetta.
All’incontro, che sarà moderato dal Prof. Antonio Parisella, Presidente del Museo Storico della Liberazione, parteciperanno il Vicepresidente della Fondazione Museo della Shoah Paolo Masini, e i Professori Filippo Motta, in rappresentanza della famiglia Campanile, e Carlo Ricotti. Interverrà il Gran Maestro Stefano Bisi