Che cos’è l’infinito? E – domanda ancor più astrusa – che cos’è l’Infinito con la maiuscola? La prima risposta del matematico impertinente Piergiorgio Odifreddi in questo libro dal titolo Ritratti dell’infinito (Rizzoli) è semplicissima: l’infinito/Infinito è, con l’essere/Essere, il concetto più abusato di sempre, da chiunque, in buona compagnia con poeti, artisti, teologi e filosofi. Il tema è tuttavia intrigante e le – se non infinite (!), almeno assai numerose – ipotesi finora formulate dall’umanità sono affascinanti.
Per orientarsi in questo mare magnum, può essere utile, secondo Odifreddi, uno sguardo nella prospettiva della matematica che «permette di fare un massimo di chiarezza nel buio di una gran confusione». In Ritratti dell’infinito i tentativi di dare un volto a quello che l’uomo vedrebbe se si aprissero le porte della percezione, secondo William Blake, vengono divisi in 3 gruppi – quelli di letterati & artisti, filosofi & teologi e logici & matematici – per poi essere osservati, analizzati e appunto letti in chiave matematica (a fine capitolo, in modo che chi prediliga una lettura esclusivamente umanistica possa saltare queste parti “tecniche”).
Scopriamo così che, per rappresentare l’infinito, si possono usare non una ma diverse, splendide immagini, dai baci che Catullo chiedeva a Lesbia (genericamente molto numerosi) a un labirinto che ci tiene costantemente in trappola, da quel che “sta al di là” (ad esempio, del colle, Leopardi docet) a filastrocche come Alla fiera dell’Est, dalle “poesie matematiche” indiane a un hotel immaginario con infinite stanze… In una cavalcata entusiasmante come questa che Odifreddi ci accompagna a fare, si potrebbe andare avanti all’infinito… anche se, avverte Bob Dylan, «Guarda nell’infinito, non vedrai altro che problemi»!
Ci sono, penso, tre infiniti: l’infinito reale, l’Universo stellare, imperscrutabile che ci circonda, di cui non conosciamo i confini ( confini? ma non è infinito! umano ossimoro derivante dal ristretto, limitato e misurabile mondo dell’uomo);l’infinito dei sentimenti come l’amore (perdersi nell’ìinfinita profondità degli occhi dell’amata); l’infinito pensato, ideato dalla mente dell’uomo, cioè la trascendenza di un mondo perfetto, irraggiungibile nella relatività di questa nostra vita, che si perde nell’infinito.