Cagliari L’insolita partenership tra la Massoneria e il con
Massoneria sarda da una parte, Coni dall’altra: partnership insolita per un progetto che unisce prevenzione e solidarietà. La prima ha donato undici defibrillatori destinati ad associazioni o impianti sportivi che ne sono sprovvisti e non hanno la possibilità di accollarsi il costo, la seconda è pronta a sostenere le spese per i corsi di formazione necessari al loro utilizzo. Conferenza stampa storica per il collegio circoscrizionale dei Maestri venerabili del Grande Oriente d’Italia. Forse l’unica finora tenuta: una svolta dalla tradizionale riservatezza.
SOLIDARIETÀ E PREVENZIONE. «Il pregiudizio fa più notizia dell’incessante opera filantropica che rappresenta una delle componenti della nostra attività», premette Giancarlo Caddeo, presidente del Collegio dei Maestri Venerabili. È lui a illustrare i dettagli dell’iniziativa “Un’Isola nel cuore”, che prevede la donazione al Coni di undici dispositivi salvavita, del valore complessivo di quasi quindici mila euro. Sarà il Comitato regionale a distribuirli ad altrettante società, associazioni, o impianti. «L’obiettivo è creare una sana cultura sportiva», sottolinea Caddeo. «Il Grande Oriente d’Italia ha sempre sostenuto l’aspetto educativo e formativo dell’attività sportiva, che concorre allo sviluppo di coerenti comportamenti relazionali e rappresenta un prezioso supporto per il bene e il progresso dell’umana famiglia». Al suo fianco il presidente del Coni Gianfranco Fara: «Abbiamo accettato con entusiasmo questa importante donazione. Adesso ci adopereremo con apposito bando a individuare le società alle qualiconsegnarli. Troppi ragazzi continuano a morire per arresto cardiaco».
PREGIUDIZI E APERTURA. Firmato il protocollo manca solo la consegna, prevista per il 10 maggio, sempre nella sede della Casa massonica, in piazza Indipendenza. «Abbiamo deciso di incontrarci qui per dimostrare che è una casa aperta a tutto ciò che agevola l’umanità, e non un contenitore al cui interno si stringono accordi a danno dell’uomo», chiarisce Caddeo. «I tempi ci obbligano a rendere noto ciò che facciamo: non comunicare significa farsi relegare all’angolo del pregiudizio che ci consegna a situazioni omertose e oscure. Siamo vittime di pregiudizi, è innegabile, così come il fatto che su novecento iscritti alla Massoneria in tutta l’Isola mi è capitato il medico avido, l’avvocato cinico, il commercialista spregiudicato, o l’ingegnere volutamente non accorto nelle progettualità. Ma succede in qualsiasi associazione», evidenzia. «In una giornata come questa cerchiamo di essere ricollocati in una forma di pregiudizio tollerabile». Sara Marci