Una vita avventurosa, nel 1908 l’attentatore dello Zar aveva in tasca i suoi documenti (rubati)
Forse perché oscurato dalla fama del figlio Italo, si parla sempre poco, rispetto ai meriti, di Mario Calvino. Sanremese, fu fra i maggiori botanici e agronomi del suo tempo e, non bastasse, ebbe una vita a dir poco avventurosa. A Sanremo era nato il 26 marzo 1875, da Giovan Bernardo Calvino e Assunta Guagno. Dopo aver studiato in città, si trasferì a Pisa per laurearsi, nel 199, in Scienze agrarie con il massimo deivoti. Fortemente idealista, ecco cosa ebbe a scrivere: «Lo studio serio e la pratica dell’agricoltura dovranno condurre gli uomini sul retto sentiero della fratellanza, dell’ug-uaglianza e della libertà (…) so che più spesso parlerò al vento.
Ma anche le piante affidano al vento i loro semi, supremo scopo della loro vita. Non tutti i semi saranno dispersi, basta che solo uno trovi un ambiente propizio per assicurare e moltiplicare la specie». Aderì alla massoneria (logge Mazzini di Sanremo e Garibaldi di Imperia), si impegnò nella floricoltura, allora agli albori, nella viticoltura e nell’olivcoltura. Direttore della «cattedra ambulante di agricoltura» dell’allora provincia di Porto Maurizio, promosse il sovescio (pratica per cui certe piante migliorano i terreni dove poi se ne coltivano altre) ma anche la concimazione chimica. Fondò un’associazione di commercianti per la vendita ed esportazione dei fiori e si adoperò affinché venisse creata una banca di credito agricolo. Una curiosità: allevava trote neitorrenti Argentina e Nervia. Due incontri gli cambiarono la vita.
A Bordighera conobbe l’ambasciatore del Messico, Joaquin C asasus che lo invitò a dirigere la ricerca agricola del suo paese, e Cirillo Lebedintseff (o Lebedincev), russo antizarista esiliato. Corre il 1908 e in Russia viene sventato un attentato allo zar Nicola II. Responsabile l’italiano Mario Calvino, condannato a morte. Identità venne desunta da passaporto e tessera di giornalista. Si scopri in seguito che l’attentatore era il matematico e astronomo Vsevolod Vladimirovic Lebedincev, sotto falsa identità, grazie ai documenti di Calvino. Questi dichiarò alla polizia italiana che gli erano stati rubati. L’italiano, ne11909, partì per il Messico dove ebbe importanti incarichi e partecipò alla Rivoluzione di Pancho Villa. Migliorò notevolmente l’agricoltura locale, avviò anche la sconosciuta coltivazione dell’ulivo e produsse zucche nel deserto utilizzando parti di fichi d’India! Si spostò quindi a Cuba per dirigere la Stazione sperimentale di agricoltura a Santiago de Las Vegas raggiunto da Eva Mameli, che sposa, prima donna italiana docente universitaria. Là, ne11923, nasce Italo. Rientro in Italia nel 1925 per dirigere, a Sanremo, la Stazione sperimentale di floricoltura Orazio Raimondo. Insegnò pure all’Università di Torino. Il «botanico dei due mondi» morì a Sanremo, a seguito di una bronchite, il 25 ottobre 1951. Una vita avventurosa, nel 1808 l’attentatore dello Zar aveva in tasca i suoi documenti (rubati) Mario Calvino, papà di Italo lo scienziato di semi e piante