Massoneria, solidarietà e impegno nel sociale: una realtà che per gli uomini del dubbio è progetto di vita

A Bologna la giornata di studio promossa dalla Loggia Prometeo. La testimonianza di Sergio Rosso, presidente degli Asili Notturni e Piccolo Cosmo: “Lavoriamo per dare autonomia di vita alle persone che bussano alle nostre porte. E’ tempo di programmare un secondo welfare fondato sul volontariato e l’integrazione dei servizi pubblici”.

Sono stati numerosi i partecipanti alla giornata di studio organizzata dalla Loggia Prometeo numero distintivo 1140 all’Oriente di Bologna. “Massoneria ed impegno nel sociale: studio e realtà attuale”, il titolo dell’evento che il 12 ottobre ha visto come prestigiosa cornice Palazzo Piepoli in Bologna. Ha moderato i lavori il Fratello Andrea Macinati, che nella sua introduzione ha ricordato il messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al nostro Gran Maestro Gustavo Raffi in occasione delle celebrazioni per il XX Settembre. Un testo nel quale il Capo dello Stato “esprime apprezzamento per i temi affrontati quest’anno, cultura e fratellanza, che testimoniano il costante e meritorio impegno del Grande Oriente d’Italia nel riaffermare i principi di solidarietà”. Giangiacomo Pezzano, presidente del collegio dei Maestri Venerabili dell’Emilia Romagna, ha quindi letto un sentito e partecipato saluto del Gran Maestro Gustavo Raffi che ha esortato a “non girarsi dall’altra parte” di fronte alla richiesta di aiuto di tante persone bisognose, utilizzando invece come strumento di carità anche “la parola che costruisce e impegnandosi per dare carne e storia alla sociabilità come volto della Massoneria moderna”.

Labor virtus Caritas. Sergio Rosso, presidente degli Asili Notturni e Piccolo Cosmo di Torino e Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia, conosce molto bene queste parole che ha saputo declinare nella storia raccontando il vero volto della Massoneria solidale. Il segno delle opere sociali da lui realizzate ha contribuito a creare dialogo, e a vincere tante diffidenze. Poche parole e molti fatti, con un team volontari che ogni giorno ci mettono il cuore. Per Rosso “i Liberi Muratori devono essere testimoni di umanità. In un tempo in cui cresce l’ingiustizia sociale, aumentano i bisogni e diminuiscono le risorse, è ancora più necessario agire in modo concreto. Noi – ha rimarcato – lavoriamo per dare autonomia di vita alle persone che bussano alle nostre porte, trovando accoglienza e calore. Non abbiamo finanziamenti pubblici, ci reggiamo sull’aiuto dei Fratelli. E ogni realizzazione è frutto del cuore e della ragione di tante coscienze che mettono la loro libertà solo per costruire”. “Nel nostro Paese dobbiamo programmare un secondo welfare – ha indicato Rosso – fondato sul volontariato e l’integrazione dei servizi pubblici. Un percorso necessario perché si torni a pensare il welfare come elemento propulsivo del sistema sociale e non come zavorra”. In tal senso “l’azione è di tipo ‘politico’, perché di occupa dei problemi sociali, connotandosi di un profondo senso civile”. La recente apertura degli ambulatori di psichiatria agli Asili Notturni sono l’esempio di come “spesso oggi uno dei principali disagi siano paure che necessitano di dialogo. È tempo di unire le parole ai fatti. Sociabilità e solidarietà sono le parole dell’amore per l’altro”, ha esortato il Gran Maestro Onorario concludendo il suo intervento tra i prolungati applausi del folto pubblico presente all’evento.

Marco Novarino, docente di storia contemporanea all’Università di Torino, ha invece tracciato il percorso di genesi e trasformazione dell’associazionismo solidaristico laico di cui la Libera Muratoria ne fa parte. “La solidarietà – ha detto – è nel Dna dei liberi muratori, è un suo elemento fondante ed inscindibile. La fonti documentano come già i liberi muratori operativi esprimessero opere di solidarietà nei confronti delle comunità che vivevano adiacenti alle cattedrali che edificavano”. Nel passaggio alla Libera Muratoria speculativa vi fu un trasferimento della ritualità e del linguaggio simbolico, da una parte, e dall’altra di grandi idealità tra cui appunto la solidarietà verso i più deboli, gli oppressi. Ma perché parlare di storia, del passato quando tanti e urgenti problemi sono di drammatica attualità? La conoscenza del passato ci permette di capire il presente e ci offre strumenti per migliorare il futuro. L’Italia dopo la sua Unità visse un momento particolarmente difficile con lo Stato che non era in condizioni di mettere in campo validi strumenti per combattere il pauperismo. Fu in un tale scenario che la Libera Muratoria intervenne facendosi promotrice di un ampio e articolato progetto di solidarismo laico anche grazie all’assunzione di un’importante ruolo politico che però non si trasformò mai in un’azione partitica. Un impegno che partiva dal basso, dalle logge, dai singoli massoni ma che trovava sempre il sostegno dei vertici del Grande Oriente d’Italia. Quindi un fiorire d’associazioni unite da un paradigma unificante: provvedere ai bisogni delle classi meno abbienti nell’intero arco dell’esistenza umana, dalla “culla alla tomba”, usando un’espressione in voga all’epoca, fornendo gli strumenti per un riscatto economico e sociale, immediato senza aspettare una felicità extra-terrena. Uomini, che assorbendo l’insegnamento tramandatosi nei secoli nelle logge, mettevano a disposizione degli ultimi, le loro capacità professionali e i loro mezzi economici. Un esempio tra tanti, a Milano, il medico Gaetano Pini, che può essere considerato come un archetipo del massone solidale. La crisi odierna sta creando nuove emergenze dovute a una povertà sempre più diffusa, con contorni simili, se non uguali, a quelle a cui i massoni di un secolo fa s’impegnavano per debellarle ma per fortuna la grande tradizione solidaristica non si è persa e attraverso associazioni come, per esempio, gli Asili Notturni di Torino, la Casa Fraterna Solidarietà di Sassari o la Fratellanza Fiorentina, il sostegno ai più deboli continua quotidianamente.

Giorgio Fedocci, ispiratore del Laboratorio di solidarietà e filantropia di Milano, ha ricordato come il capoluogo Lombardo sia stato luogo dove vi è stata piena e concreta espressione dei sentimenti filantropici civili dei Fratelli e delle Logge. Oggi la difficoltà di indigenza civile si esprime nelle file di persone in attesa al di fuori del Pane quotidiano: la gente che attende di raccogliere cibo per sfamarsi ha cambiato nel recente periodo le sue caratteristiche, si aggiungono sempre più persone che mai nel loro passato avrebbero pensato di trovarsi in stato di indigenza. Il Laboratorio appena fondato a Milano è un luogo di riflessione e confronto operativo che cercherà di realizzare nel breve periodo opere di aiuto. Tra queste la prima è quella dei dentisti che si recheranno presso le case di indigenti indicatici dai servizi sociali del Comune di Milano. Seguiranno poi attività per gli anziani. Il Laboratorio, ha precisato Fedocci, “non sarà mai un’associazione operativa ma un pensatoio dove i Fratelli si alimentano per poi agire autonomamente”.

Giovanni Cecconi, dell’Associazione Giovanni Venerucci, ha sottolineato come la Massoneria sia ontologicamente filantropica, esprimendo il proprio amore per l’umanità come essenza dell’agire. Oggi – ha rimarcato – la vita per molti è un esercizio di sopravvivenza, nascono nuove povertà; possiamo costruire ponti, lavorando in continuazione nella certezza dell’amore. Filantropia non significa infatti dare soldi ma impegnarsi per costruire progetti, lottare le ingiustizie sociali, offrire alternative e favorire il dialogo. Numerosi gli interventi a chiusura dei lavori, testimoni del grande interesse e dell’importante azione di sensibilizzazione offerta dalla giornata di studio e dialogo.



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