Tanti premi Nobel nelle più diverse discipline e tanti uomini grandi nella storia della Massoneria. A loro in questi giorni dedicheremo sul nostro sito un breve ritratto. A cominciare da Alexander Fleming, medico e libero muratore, autore di una delle scoperte che hanno senza dubbio contribuito a migliorare la vita del genere umano: quella della penicillina avvenuta nel 1928. Una scoperta che rivoluzionò il mondo scientifico e che valse a Fleming (Darvel, 6 agosto 1881 – Londra, 11 marzo 1955) il Premio Nobel che gli venne assegnato nel 1945, e che non avvenne proprio per caso, come vuole la vulgata, ma che fu preceduta da decenni di ricerche e di studi condotti da illustri scienziati, come John Burton, come l’italiano Vincenzo Tiberio e Bartolomeo Gosio.
La muffa miracolosa
Fleming conosceva le loro pubblicazioni e riprodusse i loro esperimenti, allargandoli. Fino a quando, un giorno, tra le capsule di Petri, i recipienti di vetro che ospitavano le sue colture, ricoperte di muffe, non ne notò una attorno alle quali le colonie batteriche si erano praticamente dissolte. Testò ad ampio raggio l’efficacia del fungo, verificando che distruggeva distruggeva gli streptococchi, i stafilococchi, i bacilli della difterite e del carbonchio, rivelandosi tuttavia inefficace su batteri del tifo. La muffa miracolosa era la penicillium notatum: da qui il nome penicillina. Ma gli ostacoli non mancarono.Nonostante lo straordinario potere, sembrava presentare un grande problema: era difficile da produrre e, se vi si riusciva, le quantità erano scarse. Fleming avrebbe desiderato isolare il principio attivo, la penicillina pura, e non il filtrato grezzo; ma l’assenza di chimici glielo impedì. Diventato nello stesso fatidico anno, professore di batteriologia all’Università di Londra, Fleming presentò i risultati della sua ricerca il 13 febbraio 1929 al Medical Research Club, ottenendo un non proprio entusiastico riscontro.
La sperimentazione sull’uomo nell’agosto del 1942
La penicillina venne relegata nel dimenticatoio con l’avvento dei sulfamidici della Bayer, che Fleming studiò, come altri scienziati dell’epoca, per capire il meccanismo che li rendeva inefficaci in presenza di una concentrazione troppo elevata di microbi. Fleming. I suoi studi sulla penicillina furono ripresi da un gruppo di ricercatori di Oxford che riuscì ad ottenere della penicillina parzialmente purificata, mille volte più attiva di quella grezza e 10 volte più potente del sulfamidico. La sostanza fu sperimentata sugli animali e nel 1940 i risultati furono pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet. Fleming si mise in contatto con i colleghi di Oxford, con i quali passò alla sperimentazione sull’uomo. Il primo ebbe luogo nell’agosto del 1942 su un paziente suo amico affetto da meningite, che guarì in maniera miracolosa. Un evento che richiamò sulla scoperta l’attenzione della stampa.
Penicillium
Il 27 agosto il Times pubblicò un editoriale intitolato Penicillium, sottolineando le speranze legate a questa prodigiosa sostanza. La comunità scientifica si mobilitò, insieme al governo britannico e alle case farmaceutiche. Si decise che tutte le informazioni sulla sostanza e sulla sua produzione dovessero essere messe in comune, con l’unico fine di produrre penicillina in fretta e abbondantemente. L’anno successivo l’industria americana, spinta dalla necessità di curare i feriti della terribile guerra in atto, ne cominciò la produzione a livello industriale, dando inizio a una nuova era per la moderna farmacoterapia.
La fama e il premio Nobel
Il 25 ottobre 1945 Fleming fu raggiunto da un telegramma inviato da Stoccolma, nel quale veniva annunciato che il Premio Nobel per la medicina era stato attribuito a lui e ad altri due ricercatori del gruppo di Oxford, Howard Florey, patologo australiano, ed Ernst Boris Chain, biochimico tedesco. Fu il momento della fama e degli onori. Nel 1946 divenne capo del St. Mary’s Inoculation Department, che prese il suo nome . E nonostante fosse un libero muratore divenne anche membro dell’Accademia Pontificia delle Scienza. Dal 1951 al 1954 fu rettore dell’Università di Edinburgh e gli furono assegnati dottorati honoris causa da trenta atenei europei e americani. Morì di attacco cardiaco l’11 marzo del 1955 nella sua casa di Londra, lasciando in eredità all’umanità il suo prezioso farmaco che ha contributo a salvare centinaia di migliaia di persone dalla morte.
Onore!