Il prossimo 10 novembre, un convegno per i 70 anni della Repubblica. “Da qui è partito tutto” (articolo di Roberto Gilardengo).
La Massoneria torna in Cittadella. Da dove sono partiti i moti risorgimentali del 1821, una scintilla che avrebbe infiammato l’Italia, primo atto di un percorso lungo che porterà all’unità del paese e all’interno del quale i massoni hanno recitato un ruolo importante. La prima notizia è che i massoni torneranno il prossimo 10 novembre, giorno in cui, a partire dalle 16.30, nella sala del Governatore dell’ex fortezza, si parlerà sul tema ‘Le speranze degli italiani’, iniziativa organizzata nell’ambito dei settant’anni della Repubblica. La seconda è che a concludere i lavori, aperti da Pier Giuseppe Rossi, Maestro Venerabile della Loggia Marengo, sarà Stefano Bisi, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
Quel famoso tricolore. Ne è passata di acqua sotto i ponti: prima di quello coperto, poi del Cittadella, oggi del Meier. È cambiata anche l’immagine della Massoneria, che ora guarda al sociale e si impegna nel settore della solidarietà. Con riservatezza: «Che molti confondono con la segretezza – spiega Rossi, ex comandante della Polizia municipale di Alessandria -. Vuoi fare del bene? Fallo. Non serve che gli altri lo sappiano: noi siamo così». In Cittadella, dopo aver deposto una corona d’alloro nel luogo dove sventolò, per la prima volta, il tricolore italiano, si tratterà il tema della giornata. A parlare, un iscritto alla Loggia Marengo. Ad Alessandria ce ne sono altre due, ‘Pitagora’ e ‘Santorre di Santarosa’. Le riunioni, si svolgono in due case massoniche del centro: «Sarà un excursus dal 10 marzo del 1821 – spiega Rossi – quando Santorre di Santarosa accese le speranze degli italiani. Cercheremo di capire cosa accade adesso».
I tempi che cambiano. Si diceva dei tempi che cambiano. Stefano Bisi, il Grande Maestro, ne è l’esempio. Toscano, 59 anni, fino a poco fa direttore del gruppo editoriale che comprende i Corrieri dell’Umbria, di Rieti e di Arezzo, è molto spesso al telefono e in giro per l’Italia quando non è a Palazzo Giustiniani, sede del Grande Oriente d’Italia: «Lavoriamo molto nelle comunità – sottolinea – e nella vita civile. Sono tante le persone si avvicinano a noi. Le faccio un esempio. C’è un imprenditore che vuole entrare a far parte del nostro mondo. Il motivo? Non riesce più a trovare luoghi per confrontarsi con altre persone sulla vita e sul mondo. Ma teme ripercussioni – gli chiedo – nel caso venisse fuori il suo nome? Qual è il problema?, mi risponde». I tempi della P2 sono lontani anni luce: «Era il 1981. Ricordo benissimo quel periodo di turbolenza. Da allora è stata fatta molta strada e ci sono parecchie iniziative pubbliche. Nel 2016, per i settant’anni della Repubblica, ne abbiamo organizzate una ventina in tutta Italia».
E poi c’è la solidarietà: agli asili notturni di Torino, ad esempio, ogni anno oltre 200 volontari lavorano a favore dei poveri, gratuitamente, per fornire 100mila pasti e garantire 5mila visite mediche specialistiche. Sono migliaia di persone aiutate attraverso un’azione concreta che coinvolge tutto il Piemonte «e che affonda le sue origini nei più elevati valori massonici: squadra e compasso come simboli di una solidarietà diffusa che caratterizza una welfare community». C’è un’autentica rete che copre il territorio nazionale. Aggiunge Bisi: «A Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, si trova un oleificio confiscato alla mafia dove vivono 500 profughi africani. La situazione è drammatica, dal punto di vista dell`accoglienza. Per questo abbiamo donato a quella struttura 40 tende a cinque posti. Ma abbiamo anche un altro progetto: il prossimo anno, far viaggiare nei luoghi più sperduti della penisola un camper odontoiatrico che fornirà cure mediche grazie alla disponibilità di nostri fratelli dentisti. Ecco, noi oggi siamo questo».
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