di DOMENICO DE MASI
A seconda dei criteri adottati, le capitali d’Europa sono 19 o 28 o 50. In ogni caso Roma resta unica tra tutte, per vicende storiche e ricchezza d’arte. “Questa gente lavorava per l’eternità”, esclamò Goethe ammirando i Fori e la tomba di Cecilia Metella.
Consapevole di un simile patrimonio
culturale, una sera dei 1871, pochi mesi
dopo la presa di Porta Pia, Theodor
Mommsen, già famoso professore dí
storia romana all’Università di Berlino
e prossimo premio Nobel perla letteratura,
chiese al ministro delle Finanze
Quintino Sella: “Ma che cosa intendete
fare di Roma? Questo ci inquieta
tutti. A Roma non si sta senza
propositi cosmopoliti”.
Cosafare di Roma? Già prim adi occupare
la città papalina la stessa questione
- tuttora irrisolta – era posta da
Francesco de Sanctis: “A Roma noi andiamo
per edificarvi la terza civiltà,
per farla una terza volta regina del
mondo civile. La capitale del mondo pagano e del mondo cattolico è ben degna di
essere la capitale dello spirito moderno. Roma dunque è per noi non il passato,
ma l’avvenire”.
Il biellese Quintino Sella, ministro delle Finanze ma laureato in ingegneria
idraulica, per sua formazione e propensione avrebbe puntato sull’industrializzazione
della capi tale ma, facendo propria la prudente politica papalina, ritenne
che”una soverchia agglomerazione di operai turberebbe laquie te dei lavori parlamentari”.
Perciò rispose a Mommsen: “Sì, un proposito cosmopolita non possiamo
non averlo a Roma: quello della scienza”. E poi, in altra sede, precisò di
concepire il progresso scientifico come `cozzo delle idee”, cioè come dialettica
vivatralevariediscipline,coerentecon il geniuslocidi Roma: “Il cozzo delle idee,
bene inteso, se vi ha luogo in cui debba dar buoni risultati, questo deve essere
Roma… Qui deve essere un centro scientifico di luce, una università principalissima,
informata soprattutto ai principi delle osservazioni sperimentali che sono
sempre imparziali e senza idee preconcette”.
Per attuare il suo piano Sella perorò in Parlamento i progetti dei nuovi istituti
universitari di Fisica, Fisiologia e Chimica, programmò la creazione del Museo
Geologico a S. Susanna, appoggiò la delibera comunale per la costruzione del
Palazzo delle Esposizioni, assunse la presidenza dell’Accademia dei Lincei, le
destinò come sede il palazzo Corsini alla Lungara e ne rinnovò l’organizzazione
aggiungendo alle scienze fisiche, matematiche e naturalistiche, quelle morali,
storiche e filologiche. Intanto l’Università romana attrasse da tutta Europa e Italia
matematici, chimici e fisiologi. Ma una sessantina d’anni dopo, il sogno di
Sella sarà vanificato dalle leggi razziali fasciste per cui molti di questi famosi intellettuali
scapperanno dall’Italia.
Nel 1910 il Mussolini socialista, ostile a Roma, la definì “città parassitaria di
affittacamere, di lustrascarpe, di prostitute, di preti e di burocrati… Città-vampiro
che succhia il miglior sangue della nazione”. Dodici anni dopo, nel 1922, il
Mussolini fascista cambiò idea: “Roma è il nostro punto di partenza e di riferimento;
è il nostro simbolo o, se si vuole, il nostro mito. Noi sogniamo l’Italia
romana, cioè saggi ae forte, disciplinata e imperiale”. Passano ancora due anni e,
nel 1924, il Mussolini
duce dichiarò:
“I problemi
di Roma, la
Roma del 20° secolo,
mi piace dividerli in due categorie:
i problemi della necessità e i problemi
della grandezza”. I primi sono
quelli perenni dell’edilizia, degli asili,
delle scuole, della manutenzione stradale,
dei rifiuti, ecc. I problemi della
grandezza sono di altra specie: `Roma
non può, non deve essere solo unacittà
moderna, nel senso ormai banale della
parola, deve essere una città degna
della sua gloria e questa gloria deve
rinnovare incessantemente per tramandarla,
come retaggio dell’età fascista,
alle generazioni che verranno”.
Tra l’aprile del 1871, quando Francesco
Pallavicini fu nominato primo
sindaco della Roma italiana, e la fine
del fascismo, quando ebbe inizio l’Italia.
repubblicana, Roma è stata governatada50
tra sindaci, assessori e commissari
prefettizi. Praticamente, tutti
questi “primi cittadini” si sono occupati
dei “problemi della necessità”
mentre i governi centrali hanno provveduto
ai “problemi della grandezza”.
Ciò forse spiegacome mai nel centro di
Roma siano stati eretti decine di monumenti
ad altrettanti personaggi –
daTerenzio Mamiani a Spital ieri, da
Anita Garibaldi a Ciceruacchio –
ma nessuno dedicato a un sindaco
della città. Eppure, molti cognomi
attestano l’estrazione nobiliare dei
primi cittadini: Caetani, Doria
Pamphili, Rospignosi Pallavicini,
Ruspoli, Torlonia, Colonna, Boncompagni
Ludovisi, Borghese.
Un nome, però, evoca origini
straniere. Ebreo nato a Londra nel
1846 da madre patriota e amante
di Mazzini, Nathan aveva studiato
in Inghilterra e si era fatto le ossa a
Parigi, Firenze, Lugano e Milano
maturando idee propense all’associazionismo,
alla cooperazione, al
diritto di sciopero e alla proprietà
collettiva delle terre. Nel 1888 aveva
ottenuto la cittadinanza onoraria
di Roma; nel 1907, mettendo
insieme un `Blocco del Popolo”laico-
progressista, divenne sindaco e
lo restò per due mandati, fino al
- Gran Maestro della Massoneria,
unì le doti dell’intellettuale a
quelle dell’organizzatore. Seppe
avvalersi di un network interdisciplinare laico-socialistacompos to da economisti
(come Montemartini), poeti (come Cardarelli), artisti (come Balla), pedagogisti
(come Maria Montessori).
Combatté con pari impegno la malaria dei contadini nell’Agro e la speculazione
edilizia in città. Migliorò i servizi pubblici, creò i mercati rionali coperti,
estese l’assis Lenza sanitaria e farmaceutica, promosse i laboratori femminili, sviluppò
l’edilizia popolare, varò un nuovo piano regolatore, risanò il bilancio, riorganizzò
la burocrazia e istituì un’imposta fondiaria. Con lui nacque la Galleria
d’Arte Moderna in Valle Giulia; Castel Sant’Angelo e le Terme di Diocleziano furono
trasformate in musei; un grande auditorium sorse nel mausoleo di Augusto
e un grande stadio al Flaminio; il servizio tranviario venne potenziato e, insieme
all’energia elettrica, municipalizzato. Furono moltiplicati gli istituti scolastici e il
numero degli studenti in cittàe nell’Agro, dove vennero realizzate case cantoniere
e presidi medici con assistenzagratuita. Il comune estese la refezione scolastica e
istituì le vacanze per gli studenti poveri. Furono aperti 150 asili comunali, molti
cinema e biblioteche, ambulatori di medicina preventiva, pubbliche guardie ostetriche,
presidi per l’assistenza sanitaria e la profilassi delle malattie infettive.
Con Nathan sindaco furono avviati i lavori per i mercati generali, l’acquario, il
mattatoio e la centrale del latte; furono realizzati il quartiere Trieste e il quartiere
Prati; furono limitati gli sventramenti e salvati, oltre ai Parioli, anche Villa Chigi,
Villa Savoia, Villa Doria Pamphilj e le ville storiche lungo la Nomentana.
Lo spirito laico, massonico e socialista con cui tutto questo fu realizzato atempo
di record entrò in rotta di collisione con la Chiesa. Il giornale cattolico L’Ancora
scrisse: “È il mondo cattolico che deve destituire il sindaco blasfemo e incosciente,
e gridare da un punto all’altro dell’universo: rimandatelo al ghetto!”.
Nel 1913 il ” Patto Gentiloni”tracattolici eliberali disarcionò Nathan e il suo posto
in Campidoglio fu occupato da Prospero Colonna, uno dei massimi rappresentanti
della rendita immobiliare romana. Oggi a Nathan resta una minuscola lapide
che ne ricorda ladimora in viaTorino, ma il suo nome, più che mai popolare,
è evocato come quello di sindaco insuperato.