Nel suo ultimo saggio Michele Benussi racconta la vita e le opere del mistico Jakob Böhme

Un approfondito saggio di Michele Benussi ripercorre la vita e le opere di Jakob Böhme, mistico vissuto tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600, che Hegel ha definito “il primo filosofo teutonico”.

Jakob Böhme è stato un uomo “toccato dallo Spirito Santo” ed ha trascritto le sue visioni su Dio, sull’atto della creazione, della natura e dell’Uomo, in oltre 33 opere dal linguaggio particolarmente complesso, ammantato di pensieri alchemici e neologismi. Scrive di fretta Böhme, come lui stesso racconta, “scrivo come in sé fossi in mezzo ad una turbolenta tempesta”. È un mistico, un pensatore cristiano protestante, che ci rivela in una nuova espressione il mondo e l’eternità, i concetti del bene e del male, il passaggio dall’unità alla trinità.

Il suo pensiero è anticipatore di molti movimenti iniziatici, grazie ad una visione cosmogonica che parla del “ritorno al divino”. Böhme nasce nel 1575 a Seidenberg, un piccolo paese ai confini con la Polonia, e muore nel 1624, lasciando una profonda eredità. I suoi scritti influenzano il romanticismo tedesco e i grandi filosofi approfondiscono il suo pensiero, tra questi Hegel che lo ha definito: “il primo filosofo teutonico”, poi Schopenhauer, Baader, Schelling, fino agli antroposofi con Rudolf Steiner e Carl Gustav Jung, che ritiene il suo “Aurora” un contenitore di straordinarie immagini archetipiche.

Jakob Böhme fa il calzolaio, è soprannominato il cibattino di Görlitz, vive senza una solida istruzione, motivo per cui gli viene contestato di essere l’autore dei suoi scritti. In un’epoca dove il protestantesimo si sta affermando e dove l’unico strumento per conoscere Dio è dato dalle Sacre Scritture, Böhme è ripetutamente condannato con il divieto di scrivere per un lungo periodo. Possiamo dire che per certi versi il filosofo è più vicino alla teologia naturale cattolica – che prevede un contatto diretto con Dio – piuttosto che quella protestante.

Nel 1600 ha la prima visione estatica, la prima illuminazione a cui ne seguono altre due, e da qui scriverà Aurora (1612) che contiene in premessa tutto il suo pensiero.

Una delle sue tesi più alte è che le forze naturali hanno in ultima analisi un carattere puramente morale. Il mondo viene creato dapprima quale rimedio ad un declino, poi diventa un equilibrio di forze, infine deve essere la testimonianza della vittoria del bene sul male, ed è questo compito a cui noi uomini dobbiamo tendere.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *