Rimini 19 agosto 2010 – (Il Resto del Carlino) San Leo, spettacoli e magia nel segno di Cagliostro.

Rimini 19 agosto 2010 – (Il Resto del Carlino) San Leo, spettacoli e magia nel segno di Cagliostro.

Il centro del Montefeltro da sabato 21 a giovedì 26 sarà la capitale italiana dell’esoterismo, magia e medicina alternativa.

Spettacoli, magia, convegni dedicati alla massoneria: è la sesta edizione di “Alchimialchimie”, la manifestazione che San Leo dedica a Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro e all’esoterismo in generale. Spettacoli di ogni genere, musica, danza e magia, caratterizzeranno il centro del Montefeltro per sei giorni.

Ci saranno anche mercatini di medicina alternativa e alimentazione naturale.Fra i temi delle conferenze e convegni in programma, alcuni sono dedicati alla massoneria e all’Unità d’Italia. Saranno presenti fra gli altri il Gran maestro aggiunto della Gran Loggia d’Italia di Palazzo Vitelleschi, Marco Galeazzi, e Antonio Calderisi del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani.

Il 25 in piazza Dante un grande banchetto per gustare i piatti della tradizione locale, in una cena allestita in onore del conte di Cagliostro. Giovedì 26 invece l’incendio della fortezza, spettacolo di fuochi d’artificio con musica scritta per l’occasione.

All’interno della fortezza, tre le mostre: `Antimassoneria, dall’avvento del fascismo ai giorni nostri’, a cura della Gran Loggia d’Italia; `I guardiani dello spirito’, curata da Giacomo Maria Prati e Paolo Lesino; `Alchimia della ragione’, esposizione di Gio Urbinati. Sabato 21, domenica 22 e giovedi’ 26 il costo del biglietto sarà di 5 euro, incluso l’ingresso alla fortezza, mentre negli altri giorni l’entrata è gratuita. Ampi parcheggi e servizi di navetta per il centro storico saranno a disposizione degli ospiti.

(Il Resto del Carlino) 19 AGO 10

Roma 19 agosto 2010 – (ANSA) Nel 2010 boom per il Gran Maestro del GOI nella trasmissione in 1/2 ora dell’Annunziata.

Roma 19 agosto 2010 – (ANSA) Nel 2010 boom per il Gran Maestro del GOI nella trasmissione in 1/2 ora dell’Annunziata.

Conto alla rovescia per Lucia Annunziata che torna domenica 19 settembre alle 14.30 su Raitre con In 1/2 ora: spazio dedicato alla politica e all’attualità con un format ormai più che collaudato come dimostrano i dati d’ascolto della passata stagione tormentata dalla temporanea cancellazione dei talk show nell’ultimo mese prima delle elezioni.

Per la giornalista – che scelse di non andare in onda – la media è stata di 1.313.000 spettatori con uno share dell’8%, nonostante la concorrenza dei grandi eventi sportivi. Piccola ma significativa rivoluzione per il programma: aumentano le puntate, 40 in tutto per una presenza televisiva continuativa di undici mesi su 12 e, soprattutto, arrivano sei speciali in seconda serata.

“Con questi spin off – spiega Lucia Annunziata all’ANSA – vogliamo riscrivere l’alfabeto politico italiano in un momento in cui tutto sta cambiando”. Una sorta di abecedario che accompagni il telespettatore nell’intricato labirinto dei fatti di Stato e delle istituzioni, da B come bipolarismo a R come riforme. La Annunziata guarda e si ispira a un illustre precedente, quello rappresentato da La notte della Repubblica, titolo dell’inchiesta televisiva con la quale nel 1989 Sergio Zavoli fece luce sugli anni di piombo. Esperienza che rimane – a ventuno anni di distanza – tra le più riuscite del giornalismo d’inchiesta capace di utilizzare e valorizzare le potenzialità del mezzo televisivo senza rimanerne ostaggio.

“Il mondo politico – spiega la giornalista – sta collassando. Noi vogliamo raccontare quello che sta accadendo dall’interno ma anche dall’esterno dei Palazzi del potere e delle istituzioni, collocandoci dalla parte cittadini e interpretando il loro punto di vista”. Anche il tradizionale ‘faccia a faccia’ sarà ritoccato, come già sperimentato in passato nelle puntate dedicate al terremoto ad Haiti, con ospite Bertolaso (il 24 gennaio) e a Bettino Craxi, con la figlia Stefania (il 3 gennaio): alla classica intervista si mescoleranno video esclusivi e brevi reportage.

Ma le aspirazioni di sfondare il muro di ascolti tra l’otto e il nove per cento lasciano un pò il tempo che trovano: “Noi abbiamo raggiunto un traguardo importante, ci siamo radicati ma è difficile che i nostri dati d’ascolto possano ulteriormente impennarsi anche rispetto alla media di rete che è del 10% circa. Il nostro programma, in onda la domenica, se la deve vedere con lo sport, le grandi dirette e la sfida è davvero difficile”.

E, nonostante l’agguerrita concorrenza soprattutto dei Gran Premi di Formula 1, Lucia Annunziata in più di una occasione è riuscita ad andare oltre il 10%: la puntata con Gianfranco Fini – in onda il 25 aprile 2009 – ha fatto registrare il top dell’Auditel con il 12.01%. Bene anche quella con Renato Brunetta – trasmessa l’11 ottobre del 2009 – che totalizzò il 10.21%. Se l’é cavata alla grande Antonio Di Pietro con il 10.80% il 14 febbraio del 2009. Nel 2010 boom per il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi, ospite della puntata del 13 giugno: per lui il 9.50%.

(ANSA) 19 AGO 10

Milano 17 agosto 2010 – (Il Giorno) La massoneria del Grande Oriente si sfila: “Verdini non è mai stato un nostro iscritto”.

Milano 17 agosto 2010 – (Il Giorno) La massoneria del Grande Oriente si sfila: “Verdini non è mai stato un nostro iscritto”.

“L’ONOREVOLE Verdini non è iscritto, né lo è mai stato, alla massoneria del Grande oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani”.

Lo afferma il gran maestro aggiunto, Massimo Bianchi, smentendo quanto apparso su alcuni giornali a proposito del coordinatore nazionale del Pdl.

“La sua storia politica, imprenditoriale e le vicende di altra natura che di recente lo vedono coinvolto, a torto o a ragione, non sta a noi sindacarlo riguardano esclusivamente l’onorevole Verdini” aggiunge Bianchi. “Il Grande Oriente d’Italia respinge pertanto ogni accostamento”.

Ieri la polemica sul coordinatore è proseguita non solo sulla sua ipotetica iscrizione alla massoneria, ma soprattutto dopo la decisione della Banca d’Italia di commissariare il Credito cooperativo fiorentino (di cui Verdini era presidente) e di denunciare un conflitto di interessi da 60 milioni. “Bankitalia pone un serio problema etico” attacca Luca Sani, coordinatore del Pd toscano. “Verdini invece di gridare al complotto dovrebbe dimettersi”.

(Il Giorno) 17 AGO 10

Roma 26 luglio 2010 – (Adnkronos) Cossiga: Raffi (Goi), “una storia politica che invita a guardare lontano”.

Roma 26 luglio 2010 – (Adnkronos) Cossiga: Raffi (Goi), “una storia politica che invita a guardare lontano”.

“Gli auguri più sinceri e affettuosi di buon compleanno al presidente Cossiga”. E’ quanto afferma Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, nel messaggio augurale per l’ottantaduesimo compleanno del presidente emerito della Repubblica e senatore a vita Francesco Cossiga.

“A Cossiga – prosegue Raffi – figura di riferimento per tutta la nazione ed esempio di attaccamento ai valori repubblicani va anche l’augurio di ritrovare al più presto la piena forma perchè la sua parola libera, schietta e sempre propositiva, porti al dibattito politico italiano l’innegabile contributo di saggezza cui da decenni ci ha abituato. Tra Cassandra e Pizia, come lo stesso presidente ha scritto di sé, Cossiga è una lezione vivente di etica dello Stato. Una storia che ci invita a guardare lontano”.

(AdnKronos) 26 LUG 2010

Roma 26 luglio 2010 – (ANSA) Cossiga: gli auguri del Grande Oriente d’Italia.

Roma 26 luglio 2010 – (ANSA) Cossiga: gli auguri del Grande Oriente d’Italia.

“Gli auguri più sinceri e affettuosi di buon compleanno al presidente Cossiga”. E’ quanto afferma Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, nel messaggio augurale per l’ottantaduesimo compleanno del presidente emerito della Repubblica e senatore a vita, Francesco Cossiga.

“A Cossiga – prosegue Raffi – figura di riferimento per tutta la nazione ed esempio di attaccamento ai valori repubblicani va anche l’augurio di ritrovare al più presto la piena forma perché la sua parola libera, schietta e sempre propositiva, porti al dibattito politico italiano l’innegabile contributo di saggezza cui da decenni ci ha abituato. Tra Cassandra e Pizia, come lo stesso presiedente ha scritto di sé, Cossiga è una lezione vivente di etica dello Stato. Una storia – conclude il Gran Maestro Raffi – che ci invita a guardare lontano”.

(ANSA) 26 LUG 10

San Galgano (SI) 21 luglio 2010 – (La Stampa) Luca Canonici: “È tutta musica da Sanremo al Grande Oriente”. Il tenore di Pupo ed Emanuele Filiberto canta “Il flauto magico” per i massoni.

San Galgano (SI) 21 luglio 2010 – (La Stampa) Luca Canonici: “È tutta musica da Sanremo al Grande Oriente”. Il tenore di Pupo ed Emanuele Filiberto canta “Il flauto magico” per i massoni.

di Sandro Cappelletto

Mozart non avrebbe potuto immaginare luogo più adatto per Il flauto magico.
Sabato la sua opera, considerata il più alto omaggio mai concepito da un artista alla massoneria, va in scena nell’abbazia sconsacrata e scoperchiata di San Galgano, al confine tra le province di Siena e Grosseto. Qui, nel Duecento, i monaci eressero uno tra gli esempi supremi dello stile gotico-cistercense in Italia. E qui, da qualche anno, le logge toscane – in tutto 109, di cui 44 solo a Firenze – celebrano «l’agape del solstizio d’estate», uno degli appuntamenti rituali della massoneria: «Sovrano architetto dell’Universo, degnati di benedire il nutrimento che stiamo per assumere e di rivolgere uno sguardo benefico su questa assemblea», è la formula con cui si apre quella cerimonia.

«I nostri templi hanno come soffitto la volta stellata – spiega Stefano Bisi, presidente del Collegio massonico toscano -. In questa abbazia, la volta stellata è quella naturale del cielo ed è questo, per noi, il primo elemento di fascino. Inoltre, ci riteniamo gli eredi spirituali dei maestri muratori che hanno costruito questo capolavoro e che, attraverso la verticalità delle navate, volevano elevarsi al cielo. Molti fratelli non perderanno l’appuntamento con Mozart». A poca distanza, sorge l’eremo di Montesiepi, dove il cavaliere Galgano Guidotti, nel 1180, conficcò quella spada nella roccia che ancora oggi, protetta da una teca, si può ammirare. «Indubbiamente, questo è un luogo di elevazione – dice Luca Canonici -. Non soltanto per i massoni, ma chiunque lo visiti. Cantare Mozart qui è un’esperienza meravigliosa e al pubblico arriva questo messaggio di pura bellezza. Per i massoni, evidentemente, c’è un significato ulteriore». Il tenore toscano, 50 anni a settembre, in carriera da 25, interpreta Tamino in questo Flauto. Canonici è anche il direttore artistico di Opera Festival, l’associazione che ogni estate produce spettacoli lirici in Toscana. Quest’anno, Don Giovanni e Flauto magico, prima al Giardino di Boboli, poi a San Galgano. Sempre con ottimi riscontri di pubblico.

Canonici, lei ha avuto ulteriore notorietà all’ultimo Sanremo, quando con Pupo ed Emanuele Filiberto di Savoia ha cantato Italia amore mio.
«Guardo a quell’esperienza in maniera distaccata e divertita. Ho sempre cantato tutto, da Bach a Berio. La voce è il nostro strumento e io, molto umilmente, presto le mie corde vocali alla musica che si presenta. Naturalmente, mi fa più paura cantare alla Scala che a Sanremo».

Dal Rigoletto, l’opera del suo esordio, al Flauto magico. Sanremo a parte, c’è coerenza stilistica.
«Sono sempre stato un carattere indipendente, seguendo due principi: da un lato non formalizzarmi come cantante, non precludermi delle avventure; dall’altro, rispettare la musica, che significa cantare soltanto quello che puoi cantare”.

Da tre anni ha assunto la direzione artistica di questa rassegna. Perché?
«Non siamo un teatro d’opera stabile, dove i problemi di gestione e sindacali sono diventati, negli ultimi anni, molto incombenti. In questa esperienza, vive una dimensione di amicizia, di rapporti personali con cantanti, musicisti, registi, tecnici, che ci permette di andare in scena facendoci lavorare bene. I risultati, in termini di pubblico e di crescente qualità, sono sotto gli occhi di tutti. Se perdi la dimensione umana, anche questo lavoro diventa un’altra cosa».

(La Stampa) 21 LUG 2010

San Marino 16 luglio 2010 – (San Marino Notizie) La Massoneria di San Marino si tira fuori dai 4 alla Flavio Carboni.

San Marino 16 luglio 2010 – (San Marino Notizie) La Massoneria di San Marino si tira fuori dai 4 alla Flavio Carboni.

La Massoneria della Repubblica di San Marino, facente capo al Gran Maestro Italo Casali, si tira fuori da qualsiasi implicazione nel nuovo caso di collegamenti fra faccendieri italiani (Flavio Carboni) e base d’appoggio a San Marino che richiamino situazioni analoghe alla indagine Why not, finita, fra l’altro, in una bolla di sapone.

Si legge su San Marino Oggi: “La Serenissima Gran Loggia di San Marino esiste sul Titano dal 2003, ed è l’unica loggia massonica riconosciuta. Formata da soli sammarinesi e regolare. Certo, però, che i banditi esistono eccome. Noi nascemmo proprio per fronteggiare le irregolarità che esistevano a San Marino dove si riunivano – ed è plausibile lo facciano ancora – gruppi illeciti, formati quasi esclusivamente da italiani”.

Questa la versione ufficiale della Loggia, presieduta dal Gran Maestro Italo Casali che ben ci tiene a precisare l’esistenza di una sola e vera loggia regolare, la sua, quella appartenente al Grande Oriente d’Italia.

Proprio a riguardo, nel 2007, la Serenissima querelò per diffamazione una testata on line romana che la collegò al comitato d’affari sui quali indagava l’allora pm Luigi De Magistris, nell’indagine “Why Not”: la causa è stata vinta proprio nei mesi scorsi e la testata fu condannata a un risarcimento.

Ora, le inchieste romane e toscane sulle tangenti nel settore eolico e sull’esistenza di una “massoneria” irregolare e segreta, hanno portato gli inquirenti nuovamente a San Marino.

(San Marino Notizie) 16 LUG 2010

Roma 13 luglio 2010 – (Il sussidiario.net) Massoneria e cremazione.

Roma 13 luglio 2010 – (Il sussidiario.net) Massoneria e cremazione.

Massoneria e cremazione sono legate tra loro da un nesso inscindibile, o si tratta soltanto di una leggenda? Un lungo articolo di Paolo Mieli sul Corriere della Sera, che prende spunto dal libro di Maria Canella, «Paesaggi della morte. Riti, sepolture e luoghi funerari tra Settecento e Novecento», fa il punto sulla lunga diatriba tra massoni e cristiani sulle differenze tra la cremazione e l’inumazione. Il primo a essere cremato in epoca moderna fu il poeta Percy Shelley nel 1822. Da quel momento la cremazione fu considerata, soprattutto sotto il profilo simbolico, un rito laico, anche se il collegamento con la massoneria avvenne solamente in un momento successivo.

E se è vero che esistevano anche motivazioni igieniche per cui alcuni ritenevano che fosse da preferire la cremazione, in Italia il duro contrasto tra la massoneria e la Chiesa cattolica in materia fu basato soprattutto su motivazioni simboliche. Tra i paladini cremazionisti ci furono Carlo Maggiorani, Agostino Bertani e Luigi Pagliani che nel 1873 riuscirono a far passare per legge un articolo sulla cremazione. I Comuni furono obbligati a cedere gratuitamente l’area necessaria alla costruzione dei crematori, il primo dei quali fu realizzato a Milano nel 1873.

Anche se l’approvazione definitiva della cremazione da parte del Parlamento fu varata su iniziativa di Francesco Crispi, personaggio molto vicino alla massoneria. La Chiesa al contrario si oppose alla cremazione, conscia che avrebbe condotto a una laicizzazione della cerimonia funebre. Ma negli anni Venti del secolo scorso anche il Fascismo disse no alla cremazione, in quanto «cavallo di battaglia della massoneria». Infine nel 1963 si giunse alla definitiva soluzione della diatriba di vecchia data, con la Chiesa che precisò che se la cremazione non veniva scelta come forma di negazione ai dogmi cristiani o di adesione alla massoneria, non era «cosa intrinsecamente cattiva o di per sé contraria alla religione cristiana».

(Il sussidiario.net) 13 LUG 2010

Roma 13 luglio 2010 – (Corriere della Sera) Ceneri, la lunga lotta tra massoni e cristiani di Paolo Mieli.

Roma 13 luglio 2010 – (Corriere della Sera) Ceneri, la lunga lotta tra massoni e cristiani di Paolo Mieli.

In principio fu qualcosa che accadde nel 1822. Quell’anno, ai primi di luglio, il grande poeta inglese Percy Shelley — che dal 1818 si era trasferito in Italia con la seconda moglie Mary, l’autrice di Frankenstein — affogò, a seguito di una tempesta che aveva affondato la sua goletta «Ariel», al largo della costa toscana. Il corpo dell’autore del Prometeo liberato restò in mare una decina di giorni per essere alla fine ritrovato sulla spiaggia di Viareggio. E fu su quella spiaggia che, per decisione del suo grande amico George Byron, fu arso su una pira. Un celebre quadro di fine Ottocento, dipinto da Louis Edouard Fournier, ritrae quel cadavere tra le fiamme, la cerimonia rituale che precedette il trasporto delle ceneri di Shelley a Roma, nel cimitero degli inglesi. Da quel momento la cremazione fu considerata, soprattutto sotto il profilo simbolico, un rito laico. Qualcosa di più importante che un mezzo per liberare le città dalle perniciose conseguenze igieniche dei tradizionale metodi di inumazione dei cadaveri.
La grande legge organica delle sepolture, che imponeva la creazione di cimiteri municipali extraurbani, era stata promulgata da Napoleone in Francia (nel 1804) e poi da noi (nel 1806). Ma fu necessario attendere l’Unità d’Italia perché, nel 1865, si giungesse a una disposizione definitiva che specificava come i comuni dovessero farsi carico della costruzione e della gestione di appropriati cimiteri pubblici e avviava così un cammino assai importante per la regolazione del trapasso (cammino che, tuttavia, procedette a passo di lumaca). Fu in questo contesto che si sviluppò la battaglia cremazionista di cui si occupa il capitolo centrale dell’importante libro di Maria Canella Paesaggi della morte. Riti, sepolture e luoghi funerari tra Settecento e Novecento, che sta per essere pubblicato da Carocci. Volume che si avvale della prefazione di un’autorità in questo campo, Michel Vovelle, autore di La morte e l’Occidente (Laterza). Vovelle è molto incoraggiante nei confronti della Canella e si spinge a lodare la sua «imprudenza», grazie alla quale l’autrice ha osato cimentarsi «con la coorte degli storici della morte» apportando «con pieno diritto» molti «arricchimenti alla disciplina». E, a tal proposito, Vovelle cita proprio le pagine sulla cremazione.
A questo tema, l’incinerazione dei cadaveri, erano già stati dedicati alcuni volumi pionieristici: La morte laica. Storia della cremazione in Italia (1880-1920)e La morte laica. Storia della cremazione a Torino (1880-1920), editi entrambi da Paravia e curati rispettivamente da Fulvio Conti, Anna Maria Isastia, Fiorenza Tarozzi e da Augusto Comba, Serenella Nonnis Vigilante, Emma Mana; si parlava della questione anche in La morte e l’immortale.
La morte laica da Garibaldi a Costa (Lacaita) di Dino Mengozzi, oltre che in Una battaglia laica. Un secolo di storia della Federazione italiana per la cremazione di Marco Novarino e Luca Prestia (con una prefazione di Franco Della Peruta), edito dalla Fondazione Fabretti. Particolare attenzione era stata dedicata dagli accurati saggi di Comba e della Isastia — nei volumi succitati in cui i due storici figurano tra i curatori — al ruolo della massoneria in questa disputa. Ruolo che è ben analizzato anche in questo nuovo libro.
Scrive Canella che la battaglia cremazionista nacque come rivolta contro lo stato delle sepolture urbane indiscriminate e come soluzione all’emergenza igienica causata dallo scarso o inesistente controllo sulle pratiche di inumazione. Anche se lei stessa mette subito in evidenza «come i danni e i pericoli provocati dalle sepolture, rilevati nelle accuse dei cremazionisti, fossero in gran parte retaggio dei sistemi di inumazione precedenti alla nascita dei cimiteri pubblici extraurbani voluti dalle amministrazioni comunali dai primi dell’Ottocento in

Roma 12 luglio 2010 – (Il Giornale) La P3? Altro che loggia.

Roma 12 luglio 2010 – (Il Giornale) La P3? Altro che loggia.

«La P3? Altro che loggia. Le cricche e le lobby non c’entrano nulla con la massoneria»
di Mariateresa Conti

Le cronache di questi giorni, quelle che ipotizzano l’esistenza di una nuova P2, anzi di una P3, lo hanno a dir poco stupito. E Massimo Introvigne, sociologo, storico, fondatore e direttore del Centro studi sulle nuove religioni, è uno che di massoneria e dintorni se ne intende. Proprio per questo, dunque, la presunta P3 ipotizzata dai magistrati romani, in quanto associazione segreta a carattere massonico, non lo convince. «È un’etichetta – sottolinea – che mi lascia perplesso. La P2, all’origine, nasce come loggia regolare, è dopo la nascita, per la particolare personalità del suo maestro venerabile, che diventa altro. Ma in questa presunta P3, se c’è qualcosa, forse si tratta più di massoneria di cartapesta che di massoneria vera. Sarà una cricca, una lobby, ma non tutti i gruppi di pressione possono essere etichettati come massoneria».

Dunque secondo lei è una bufala?
«Io non posso entrare nel merito, anche perché non conosco assolutamente le carte processuali di questa vicenda. Ma da quello che ho letto sui giornali mi sembra che manchi quell’elemento di carattere rituale che distingue un’associazione segreta tout court da un’associazione massonica».

Un elemento che esisteva invece nella P2.
«Sia chiaro un punto. Le logge di Propaganda di per sé sono logge regolari, che in Italia nascono in massima parte nel periodo post-unità. In questo quadro, al di là delle evoluzioni successive, anche la P2 nasce come loggia regolare. Gelli era un dignitario del Grande Oriente che poi ha usato la fiducia delle persone per altro. Ma in questa nuova inchiesta manca, o almeno non è stato reso noto, il legame con la massoneria principale. E se manca questo, se non ci sono l’elemento rituale, il percorso iniziatico, la pretesa anche posticcia di legarsi a riti dei fratelli massoni nati in Inghilterra nel 1717, non possiamo parlare di massoneria».

Le logge massoniche, dunque, hanno caratteristiche specifiche. Eppure in Italia ogni volta che si ipotizzano trame oscure ecco che spunta l’ombra della massoneria, più o meno deviata…
«È un problema antico. Nell’800 lo scrittore siciliano Luigi Capuana diceva che era una bugia dire che tutti i massoni sono farabutti, ma che era vero invece che nel mondo tutti i farabutti sono massoni. Comunque, nell’essere sempre legata alle trame oscure, la massoneria italiana qualche colpa ce l’ha. Perché sin dalle sue origini, già all’epoca di Crispi, è stata coinvolta in scandali, delitti, storie di collusioni».

Ma se le logge hanno regole precise come si può etichettare come massoneria una lobby, una cricca, un gruppo di pressione?
«Questo è un altro problema legato alla nostra normativa. In Italia qualsiasi organizzazione può dirsi massonica senza averne diritto e non accade nulla. In Inghilterra non succede, sarebbe un reato. È per questo che, dal secondo dopoguerra in poi, sono nate una miriade di organizzazioni che si chiamano massonerie. Molte sono innocue, ma a volte ne nascono alcune che tessono trame mafiose o truffaldinerie. Nel caso di questa presunta P3 non so dove siamo, è tutto talmente vago. L’impressione è però che al massimo ci troviamo in un sottobosco che nulla ha a che fare con le vere logge massoniche».

(Il Giornale) 12 LUG 2010

Roma 9 luglio 2010 – (Adnkronos) Inchiesta Eolico: Raffi (GOI), Parlare di P3 è colpo di teatro. No a ombre Gelliste, si chiamino le cose con il loro nome.

Roma 9 luglio 2010 – (Adnkronos) Inchiesta Eolico: Raffi (GOI), Parlare di P3 è colpo di teatro. No a ombre Gelliste, si chiamino le cose con il loro nome.

“Una sigla non fa primavera. Parlare di P3 o declinare comunque la P maiuscola per configurare scenari terrificanti e ombre gelliste, laddove si configurano da parte degli investigatori esclusivamente ipotesi criminali, è sicuramente un colpo di teatro”.

Così Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, commenta all’ADNKRONOS l’inchiesta per gli appalti sull’eolico in Sardegna che vede accusati di associazione per delinquere e violazione della legge Anselmi, che vieta la creazione di associazioni segrete, Flavio carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino.

“Laddove invece si accertino crimini e responsabilità -rimarca l’avvocato ravennate dal 1999 alla guida di Palazzo Giustianiani- si chiamino le cose con il loro nome”.

“Ferma restando -conclude Raffi- la condanna inappellabile che il Grande Oriente d’Italia ha formulato a suo tempo e poi reiterato nei confronti del fenomeno P2″.

(AdnKronos) 9 LUG 2010

Cagliari 30 giugno 2010 – (ANSA) Sardegna; Consiglio ricorda ex Gran Maestro Corona.

Cagliari 30 giugno 2010 – (ANSA) Sardegna; Consiglio ricorda ex Gran Maestro Corona.

Il Consiglio regionale della Sardegna ha commemorato, con cinque minuti di sospensione della seduta, la figura di Armandino Corona, esponente di spicco della politica isolana e, nel 1982, nominato Gran Maestro del Grand’Oriente d’Italia.

La presidente dell’assemblea, Claudia Lombardo, ha ricordato che “fu chiamato a gestire il momento difficile seguito alle vicende legate alla P2”.
“Corona – ha proseguito – la contrastò con grandissimo rigore ed energia e contribuì in modo decisivo alla condanna dell’artefice della Loggia segreta e alla sua espulsione dalla Massoneria”.

Corona, morto poco più di un anno fa all’età di 89 anni, fu vicesegretario nazionale del Partito Repubblicano, consigliere regionale dal 1969 al 1984, Presidente dell’assemblea legislativa sarda dal 1979 al 1981, vice presidente della Giunta e assessore degli Affari generali.
“Antifascista, autonomista convinto, laico e progressista – è stato detto nella commemorazione – ha fortemente influenzato l’intera storia autonomistica della Sardegna”.

(ANSA) 30 GIU 10

Cagliari 30 giugno 2010 – (L’Unione Sarda) La Regione ricorda Armandino Corona.

Cagliari 30 giugno 2010 – (L’Unione Sarda) La Regione ricorda Armandino Corona.

Il Consiglio regionale della Sardegna ha commemorato, con cinque minuti di sospensione della seduta, la figura di Armandino Corona, esponente di spicco della politica isolana e, nel 1982, nominato Gran Maestro del Grand’Oriente d’Italia.

La presidente dell’assemblea, Claudia Lombardo, ha ricordato che “fu chiamato a gestire il momento difficile seguito alle vicende legate alla P2”.
“Corona – ha proseguito – la contrastò con grandissimo rigore ed energia e contribuì in modo decisivo alla condanna dell’artefice della Loggia segreta e alla sua espulsione dalla Massoneria”.

Corona, morto poco più di un anno fa all’età di 89 anni, fu vicesegretario nazionale del Partito Repubblicano, consigliere regionale dal 1969 al 1984, Presidente dell’assemblea legislativa sarda dal 1979 al 1981, vice presidente della Giunta e assessore degli Affari generali.
“Antifascista, autonomista convinto, laico e progressista – è stato detto nella commemorazione – ha fortemente influenzato l’intera storia autonomistica della Sardegna”.

(L’Unione Sarda) 30 GIU 10

Roma 21 giugno 2010 – (Sesto Potere) I massoni non sono incompatibili col Pd.

Roma 21 giugno 2010 – (Sesto Potere) I massoni non sono incompatibili col Pd.

Luigi Berlinguer, presidente della commissione dei garanti del Partito dei democratici, in un’intervista all’Unità, ha spiegato che circa il caso di una doppia iscrizione al Pd ed alla Massoneria (al Grande Oriente d’italia, guidata dal gran maestro Gustavo Raffi, per esempio) è stata adottata una delibera «che vuole essere un’indicazione generale».

In questa delibera il Pd ha nominato, in realtà, varie associazioni in generale, senza specificarne alcuna.

«Nella delibera però – aggiunge il professor Luigi Berlinguer – diamo anche un’indicazione a chi vuole iscriversi al Pd: chi vuole farlo deve dichiarare se è iscritto anche ad altre organizzazioni che potrebbero rientrare in questo quadro, tanto che è necessario presentare lo statuto e informare in che cosa consistono le forme di “mutuo sostegno”, laddove siano previste, che i soci sono chiamati a rispettare».

Insomma “doppia tessera sì, ma nel principio della massima trasparenza!”.

«La delibera fa testo. D’ora in poi gli iscritti al Pd che fanno parte di associazioni hanno l’obbligo di dichiararlo. A quel punto saranno le singole organizzazioni regionali a verificare quanti sono e a far partire una procedura di verifica nei casi in cui ci si trovi di fronte a organizzazioni al limite della segretezza. Voglio solo ricordare che le organizzazioni segrete sono vietate dalla Costituzione e dalla legge Anselmi»: ha ulteriormente precisato Berlinguer nell’intervista all’Unità.

Successivamente, lo stesso Luigi Berlinguer al sito Affaritaliani.it aveva confermato la decisione del Partito Democratico di non chiudere la porta agli iscritti alla Massoneria ed aveva anche annunciato che anche gli appartenenti all’Opus Dei possono far parte del Pd.

La polemica era sorta negli ultimi mesi dopo che si era scoperto, prima ad Ancona e poi a Grosseto, che due amministratori locali del PD vantavano una sicura appartenenza ad una loggia massonica , e per questo erano stati stati fortemente criticati e invitati alle dimissioni.

(Sesto Potere) 21 GIU 10

Roma 21 giugno 2010 – (Il Tempo) Massoni, feste e strategie. La guerra degli ex Popolari.

Roma 21 giugno 2010 – (Il Tempo) Massoni, feste e strategie. La guerra degli ex Popolari.

Nelle ultime settimane tensioni in crescita tra gli esponenti del partito. Bufera sul ritorno della Festa dell’Unità. Meglio Democratica. Intercettazioni: Non è stata gradita la decisione di uscire dall’aula.

Altro che «compagni» e «compagne», ormai la guerra nel Pd è sistematica. Soltanto nelle ultime settimane gli ex Popolari e gli ex diessini si sono azzuffati su tutto. A cominciare dalla massoneria. Ha acceso gli animi l’iscrizione alla loggia di due esponenti del partito. Fioroni e i suoi non ci hanno pensato due volte e sono andati all’attacco, chiedendo alla commissione di garanzia del Pd di esaminare il caso. Ovviamente per i Popolari si trattava di un aut aut: o nel Pd o nella massoneria. Dopo pochi giorni è arrivato il parere del presidente dei garanti, Luigi Berlinguer, che, di fatto, ha dato il via libera alla doppia iscrizione (in quanto la massoneria non è più un’organizzazione con vincolo di segretezza).

Non l’avesse mai fatto. È divampato lo scontro. È stato sempre l’ex ministro Fioroni a tuonare: «Non facciamo crociate contro nessuno ma difendiamo due aspetti che riteniamo fondanti. Il primo è l’autonomia degli iscritti e dei dirigenti del Pd: la loro azione deve essere orientata al bene di tutti e non a fini e interessi particolari. Il secondo aspetto è che lo sforzo del Pd di costruire un’identità e un’appartenenza sulla base di valori e ideali comuni, non certo migliori o peggiori di altri, è lontano da altre impostazioni, come quelle delle logge».

La presidente del Pd, Rosy Bindi, le ha bollate come «polemiche strumentali contro Bersani». Allora il leader della componente popolare ha rincarato la dose: «La Bindi è diventata la presidente del pretesto, ogni volta che qualcuno pone un problema serio lei dice che è soltanto un pretesto per litigare. Mi sembra che invece sia un pretesto per non rispondere». Tensioni che hanno spinto il segretario Bersani a intervenire: «Ci sono problemi più gravi ora».

Ma niente da fare. Pochi giorni di silenzio ed è scoppiata la polemica sulla Festa dell’Unità, che a Roma è rimasta per ventiquattro ore senza location. Festa dell’Unità: così l’ha chiamata il segretario romano del partito, Miccoli. Sembrava scontato. Ma anche qui è stata bufera: «Il coordinatore del Pd romano dovrebbe battersi per l’organizzazione della “Festa dei Democratici”, visto che siamo un partito nuovo e guardiamo al futuro – ha affondato il senatore popolare Lucio D’Ubaldo – Invece si lascia andare a una nostalgica difesa della “Festa dell’Unità”, espressione storica di un partito, il Pci, sciolto vent’anni fa sull’onda del fallimento del socialismo sovietico. Una gaffe? No, è qualcosa di più significativo e grave. Miccoli, spiace dirlo, coordina solo la nostra decadenza come partito riformista».

La penultima polemica è stata sulle intercettazioni. Agli ex democristiani non è piaciuta la scelta di uscire dall’Aula. Anche allora è toccato a D’Ubaldo mettere i puntini sulle i: «Era meglio restare e votare contro la fiducia. La perplessità nasce nel momento in cui il dissenso del Pd viene incanalato in una forma di protesta radicale, quale l’uscita dall’Aula». Insomma «un’opposizione decisa e responsabile avrebbe dovuto mantenere i nervi saldi e votare contro la fiducia». Ieri l’ultima bufera dopo il saluto dell’attore Fabrizio Gifuni ai «compagni» e alle «compagne» riuniti al Palalottomatica. L’ala moderata si è chiesta di nuovo se il partito non stia «sbandando» troppo a sinistra. Ma i mal di pancia vengono da lontano: i popolari non si ritrovano nella guida di Bersani, secondo loro disattenta alla componente democristiana. Francesco Rutelli e company, usciti dal Pd per fondare Api, ora impegnati nel confronto con l’Udc, restano alla finestra. <

Ancona 20 giugno 2010 – (Il Messaggero) Ezio Gabrielli: Non mi pento del mio coming out.

Ancona 20 giugno 2010 – (Il Messaggero) Ezio Gabrielli: Non mi pento del mio coming out.

«Non mi pento del mio coming out. So solo che da allora, da Bersani in giù nessuno del Pd si è più fatto vivo con me».

Ezio Gabrielli, Pd, ex assessore al porto, costretto a dimettersi dall’incarico dopo aver ammesso di essere un massone, resta in attesa della decisione del comitato dei garanti del Pd.

Intanto dice: «Il Pd è davvero un partito strano. Mi si contesta di avere fatto quello che oggi si vorrebbe imporre a tutti gli iscritti. Io che l’ho fatto, sono stato costretto ad andarmene». Comunque vadano le cose, Gabrielli si dichiara «ottimista. Mi è stato detto di presentare una documentazione e il 22 immagino che mi diranno finalmente a quale organismo debba ripresentarla». Nel «silenzio» del Pd, Ezio Gabrielli continua ad esprimere il suo «orgoglio» di appartenere al Grande Oriente d’Italia.

(Il Messaggero) 20 GIU 10

Lecce 14 giugno 2010 (La Gazzetta del Mezzogiorno.it) Massoneria e politica? Non sono incompatibili. Il “caso Lecce”.

Lecce 14 giugno 2010 (La Gazzetta del Mezzogiorno.it) Massoneria e politica? Non sono incompatibili. Il “caso Lecce”.

“E’ una guerra di intolleranza che per un massone è inammissibile “. Antonio Tamborrino, ex maestro venerabile della Loggia “Liberi e coscienti”, la più antica, che fa riferimento al Grande Oriente d’Italia, di cui oggi è maestro, prende posizione nella controversia sulle Logge, nata nell’ambito del dibattito politico a livello nazionale, che sta avendo riflessi anche in ambito provinciale. Il caso leccese riguarda lo “stop” che avrebbe dato lo stesso Pierferdinando Casini all’ingresso di Franco De Iaco e del suo nuovo soggetto politico “Unione per il Salento”, nel Partito della Nazione. Non è un mistero, infatti, l’adesione di De Iaco al Grand’Oriente d’Italia-Piazza del Gesù. Egli stesso ha tenuto a precisare che non esiste alcuna contraddizione nè conflittualità tra l’impegno politico e l’adesione alla massoneria, mondi che restano separati.

Ma intanto, nella “guerra” interna all’Udc, l’onorevole Lorenzo Ria è uscito allo scoperto, facendo sapere che “nel partito non può esserci tutto ed il contrario di tutto”, scatenando la reazione del portavoce provinciale dell’Udc Gigi De Leo, il quale ha bacchettato Ria a muso duro.

Per Tamborrino, già presidente dell’Ordine nazionale dei Dottori commercialisti, personalità politica di lunga data, l’adesione alla massoneria come elemento discriminante “è solo un alibi”, una questione che viene tirata fuori ad arte ogni qual volta non si trovano altri argomenti validi. “L’ho sperimentato sulla mia persona – confessa Tamborrino – Quando la politica ha inteso fermarmi o scoraggiarmi è stata tirata in ballo la mia adesione alla Loggia. Eppure – continua – la militanza politica è un “falso problema” che non influisce e non determina alcunchè nell’attività di quelli che sono i valori della massoneria. Fermo restando che, nei templi è assolutamente vietato parlare di politica e di religione”.

Ma non c’è assolutamente alcun divieto di praticare la politica. “Molti esponenti politici, nazionali e locali, aderiscono alla massoneria – fa sapere Tamborrino – così come svolgono altre attività”. Ma sui nomi è top secret. “Non perchè ci sia alcun segreto – specifica il maestro – ma perchè nella massoneria è sacro il diritto alla privacy e il rispetto della privacy”. Vale a dire che ciascuno può fare riferimento alla personale esperienza nelle Logge ma non può indicare il nome di altri aderenti.

Però c’è chi osserva che la segretezza non sarebbe una prescrizione ma una scelta dei singoli aderenti alla massoneria, molti dei quali sono personaggi pubblici o ricoprono ruoli di rilievo e, pertanto, preferiscono rimanere nell’anonimato. D’altra parte, gli elenchi massonici sono depositati presso la Procura della Repubblica. E vale la pena ricordare che fu proprio l’ex procuratore Alessandro Stasi a disporre il sequestro degli elenchi degli aderenti, nell’ambito di un’inchiesta, tra il 1981 ed il 1982, sugli eventuali addentellati tra la massoneria, la politica e la gestione della cosa pubblica. A proposito del rapporto massoneria-politica, Tamborrino ricorda il pensiero di Salvador Allende, aderente alla Gran Loggia del Cile. “Gli chiesero cosa avrebbe fatto nel caso in cui la politica fosse risultata d’intralcio alla pratica della massoneria – ricorda Tamborrino – Allende rispose che avrebbe abbandonato l’attività politica. Quindi, gli fu chiesto cosa avrebbe deciso se fosse stata la massoneria a collidere con il ruolo politico. Rispose, analogamente, che avrebbe abbandonato la politica. Questo, ovviamente, solo nel caso in cui ci fossero princìpi di contrasto”. Che, precisa, generalmente non ci sono.

(La Gazzetta del Mezzogiorno.it) 14 GIU 10