Rassegna Stampa
Roma 13 luglio 2010 – (Il sussidiario.net) Massoneria e cremazione.
Massoneria e cremazione sono legate tra loro da un nesso inscindibile, o si tratta soltanto di una leggenda? Un lungo articolo di Paolo Mieli sul Corriere della Sera, che prende spunto dal libro di Maria Canella, «Paesaggi della morte. Riti, sepolture e luoghi funerari tra Settecento e Novecento», fa il punto sulla lunga diatriba tra massoni e cristiani sulle differenze tra la cremazione e l’inumazione. Il primo a essere cremato in epoca moderna fu il poeta Percy Shelley nel 1822. Da quel momento la cremazione fu considerata, soprattutto sotto il profilo simbolico, un rito laico, anche se il collegamento con la massoneria avvenne solamente in un momento successivo.
E se è vero che esistevano anche motivazioni igieniche per cui alcuni ritenevano che fosse da preferire la cremazione, in Italia il duro contrasto tra la massoneria e la Chiesa cattolica in materia fu basato soprattutto su motivazioni simboliche. Tra i paladini cremazionisti ci furono Carlo Maggiorani, Agostino Bertani e Luigi Pagliani che nel 1873 riuscirono a far passare per legge un articolo sulla cremazione. I Comuni furono obbligati a cedere gratuitamente l’area necessaria alla costruzione dei crematori, il primo dei quali fu realizzato a Milano nel 1873.
Anche se l’approvazione definitiva della cremazione da parte del Parlamento fu varata su iniziativa di Francesco Crispi, personaggio molto vicino alla massoneria. La Chiesa al contrario si oppose alla cremazione, conscia che avrebbe condotto a una laicizzazione della cerimonia funebre. Ma negli anni Venti del secolo scorso anche il Fascismo disse no alla cremazione, in quanto «cavallo di battaglia della massoneria». Infine nel 1963 si giunse alla definitiva soluzione della diatriba di vecchia data, con la Chiesa che precisò che se la cremazione non veniva scelta come forma di negazione ai dogmi cristiani o di adesione alla massoneria, non era «cosa intrinsecamente cattiva o di per sé contraria alla religione cristiana».
(Il sussidiario.net) 13 LUG 2010
Roma 13 luglio 2010 – (Corriere della Sera) Ceneri, la lunga lotta tra massoni e cristiani di Paolo Mieli.
In principio fu qualcosa che accadde nel 1822. Quell’anno, ai primi di luglio, il grande poeta inglese Percy Shelley — che dal 1818 si era trasferito in Italia con la seconda moglie Mary, l’autrice di Frankenstein — affogò, a seguito di una tempesta che aveva affondato la sua goletta «Ariel», al largo della costa toscana. Il corpo dell’autore del Prometeo liberato restò in mare una decina di giorni per essere alla fine ritrovato sulla spiaggia di Viareggio. E fu su quella spiaggia che, per decisione del suo grande amico George Byron, fu arso su una pira. Un celebre quadro di fine Ottocento, dipinto da Louis Edouard Fournier, ritrae quel cadavere tra le fiamme, la cerimonia rituale che precedette il trasporto delle ceneri di Shelley a Roma, nel cimitero degli inglesi. Da quel momento la cremazione fu considerata, soprattutto sotto il profilo simbolico, un rito laico. Qualcosa di più importante che un mezzo per liberare le città dalle perniciose conseguenze igieniche dei tradizionale metodi di inumazione dei cadaveri.
La grande legge organica delle sepolture, che imponeva la creazione di cimiteri municipali extraurbani, era stata promulgata da Napoleone in Francia (nel 1804) e poi da noi (nel 1806). Ma fu necessario attendere l’Unità d’Italia perché, nel 1865, si giungesse a una disposizione definitiva che specificava come i comuni dovessero farsi carico della costruzione e della gestione di appropriati cimiteri pubblici e avviava così un cammino assai importante per la regolazione del trapasso (cammino che, tuttavia, procedette a passo di lumaca). Fu in questo contesto che si sviluppò la battaglia cremazionista di cui si occupa il capitolo centrale dell’importante libro di Maria Canella Paesaggi della morte. Riti, sepolture e luoghi funerari tra Settecento e Novecento, che sta per essere pubblicato da Carocci. Volume che si avvale della prefazione di un’autorità in questo campo, Michel Vovelle, autore di La morte e l’Occidente (Laterza). Vovelle è molto incoraggiante nei confronti della Canella e si spinge a lodare la sua «imprudenza», grazie alla quale l’autrice ha osato cimentarsi «con la coorte degli storici della morte» apportando «con pieno diritto» molti «arricchimenti alla disciplina». E, a tal proposito, Vovelle cita proprio le pagine sulla cremazione.
A questo tema, l’incinerazione dei cadaveri, erano già stati dedicati alcuni volumi pionieristici: La morte laica. Storia della cremazione in Italia (1880-1920)e La morte laica. Storia della cremazione a Torino (1880-1920), editi entrambi da Paravia e curati rispettivamente da Fulvio Conti, Anna Maria Isastia, Fiorenza Tarozzi e da Augusto Comba, Serenella Nonnis Vigilante, Emma Mana; si parlava della questione anche in La morte e l’immortale.
La morte laica da Garibaldi a Costa (Lacaita) di Dino Mengozzi, oltre che in Una battaglia laica. Un secolo di storia della Federazione italiana per la cremazione di Marco Novarino e Luca Prestia (con una prefazione di Franco Della Peruta), edito dalla Fondazione Fabretti. Particolare attenzione era stata dedicata dagli accurati saggi di Comba e della Isastia — nei volumi succitati in cui i due storici figurano tra i curatori — al ruolo della massoneria in questa disputa. Ruolo che è ben analizzato anche in questo nuovo libro.
Scrive Canella che la battaglia cremazionista nacque come rivolta contro lo stato delle sepolture urbane indiscriminate e come soluzione all’emergenza igienica causata dallo scarso o inesistente controllo sulle pratiche di inumazione. Anche se lei stessa mette subito in evidenza «come i danni e i pericoli provocati dalle sepolture, rilevati nelle accuse dei cremazionisti, fossero in gran parte retaggio dei sistemi di inumazione precedenti alla nascita dei cimiteri pubblici extraurbani voluti dalle amministrazioni comunali dai primi dell’Ottocento in
Roma 12 luglio 2010 – (Il Giornale) La P3? Altro che loggia.
«La P3? Altro che loggia. Le cricche e le lobby non c’entrano nulla con la massoneria»
di Mariateresa Conti
Le cronache di questi giorni, quelle che ipotizzano l’esistenza di una nuova P2, anzi di una P3, lo hanno a dir poco stupito. E Massimo Introvigne, sociologo, storico, fondatore e direttore del Centro studi sulle nuove religioni, è uno che di massoneria e dintorni se ne intende. Proprio per questo, dunque, la presunta P3 ipotizzata dai magistrati romani, in quanto associazione segreta a carattere massonico, non lo convince. «È un’etichetta – sottolinea – che mi lascia perplesso. La P2, all’origine, nasce come loggia regolare, è dopo la nascita, per la particolare personalità del suo maestro venerabile, che diventa altro. Ma in questa presunta P3, se c’è qualcosa, forse si tratta più di massoneria di cartapesta che di massoneria vera. Sarà una cricca, una lobby, ma non tutti i gruppi di pressione possono essere etichettati come massoneria».
Dunque secondo lei è una bufala?
«Io non posso entrare nel merito, anche perché non conosco assolutamente le carte processuali di questa vicenda. Ma da quello che ho letto sui giornali mi sembra che manchi quell’elemento di carattere rituale che distingue un’associazione segreta tout court da un’associazione massonica».
Un elemento che esisteva invece nella P2.
«Sia chiaro un punto. Le logge di Propaganda di per sé sono logge regolari, che in Italia nascono in massima parte nel periodo post-unità. In questo quadro, al di là delle evoluzioni successive, anche la P2 nasce come loggia regolare. Gelli era un dignitario del Grande Oriente che poi ha usato la fiducia delle persone per altro. Ma in questa nuova inchiesta manca, o almeno non è stato reso noto, il legame con la massoneria principale. E se manca questo, se non ci sono l’elemento rituale, il percorso iniziatico, la pretesa anche posticcia di legarsi a riti dei fratelli massoni nati in Inghilterra nel 1717, non possiamo parlare di massoneria».
Le logge massoniche, dunque, hanno caratteristiche specifiche. Eppure in Italia ogni volta che si ipotizzano trame oscure ecco che spunta l’ombra della massoneria, più o meno deviata…
«È un problema antico. Nell’800 lo scrittore siciliano Luigi Capuana diceva che era una bugia dire che tutti i massoni sono farabutti, ma che era vero invece che nel mondo tutti i farabutti sono massoni. Comunque, nell’essere sempre legata alle trame oscure, la massoneria italiana qualche colpa ce l’ha. Perché sin dalle sue origini, già all’epoca di Crispi, è stata coinvolta in scandali, delitti, storie di collusioni».
Ma se le logge hanno regole precise come si può etichettare come massoneria una lobby, una cricca, un gruppo di pressione?
«Questo è un altro problema legato alla nostra normativa. In Italia qualsiasi organizzazione può dirsi massonica senza averne diritto e non accade nulla. In Inghilterra non succede, sarebbe un reato. È per questo che, dal secondo dopoguerra in poi, sono nate una miriade di organizzazioni che si chiamano massonerie. Molte sono innocue, ma a volte ne nascono alcune che tessono trame mafiose o truffaldinerie. Nel caso di questa presunta P3 non so dove siamo, è tutto talmente vago. L’impressione è però che al massimo ci troviamo in un sottobosco che nulla ha a che fare con le vere logge massoniche».
(Il Giornale) 12 LUG 2010
Roma 9 luglio 2010 – (Adnkronos) Inchiesta Eolico: Raffi (GOI), Parlare di P3 è colpo di teatro. No a ombre Gelliste, si chiamino le cose con il loro nome.
“Una sigla non fa primavera. Parlare di P3 o declinare comunque la P maiuscola per configurare scenari terrificanti e ombre gelliste, laddove si configurano da parte degli investigatori esclusivamente ipotesi criminali, è sicuramente un colpo di teatro”.
Così Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, commenta all’ADNKRONOS l’inchiesta per gli appalti sull’eolico in Sardegna che vede accusati di associazione per delinquere e violazione della legge Anselmi, che vieta la creazione di associazioni segrete, Flavio carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino.
“Laddove invece si accertino crimini e responsabilità -rimarca l’avvocato ravennate dal 1999 alla guida di Palazzo Giustianiani- si chiamino le cose con il loro nome”.
“Ferma restando -conclude Raffi- la condanna inappellabile che il Grande Oriente d’Italia ha formulato a suo tempo e poi reiterato nei confronti del fenomeno P2″.
(AdnKronos) 9 LUG 2010
Cagliari 30 giugno 2010 – (ANSA) Sardegna; Consiglio ricorda ex Gran Maestro Corona.
Il Consiglio regionale della Sardegna ha commemorato, con cinque minuti di sospensione della seduta, la figura di Armandino Corona, esponente di spicco della politica isolana e, nel 1982, nominato Gran Maestro del Grand’Oriente d’Italia.
La presidente dell’assemblea, Claudia Lombardo, ha ricordato che “fu chiamato a gestire il momento difficile seguito alle vicende legate alla P2”.
“Corona – ha proseguito – la contrastò con grandissimo rigore ed energia e contribuì in modo decisivo alla condanna dell’artefice della Loggia segreta e alla sua espulsione dalla Massoneria”.
Corona, morto poco più di un anno fa all’età di 89 anni, fu vicesegretario nazionale del Partito Repubblicano, consigliere regionale dal 1969 al 1984, Presidente dell’assemblea legislativa sarda dal 1979 al 1981, vice presidente della Giunta e assessore degli Affari generali.
“Antifascista, autonomista convinto, laico e progressista – è stato detto nella commemorazione – ha fortemente influenzato l’intera storia autonomistica della Sardegna”.
(ANSA) 30 GIU 10
Cagliari 30 giugno 2010 – (L’Unione Sarda) La Regione ricorda Armandino Corona.
Il Consiglio regionale della Sardegna ha commemorato, con cinque minuti di sospensione della seduta, la figura di Armandino Corona, esponente di spicco della politica isolana e, nel 1982, nominato Gran Maestro del Grand’Oriente d’Italia.
La presidente dell’assemblea, Claudia Lombardo, ha ricordato che “fu chiamato a gestire il momento difficile seguito alle vicende legate alla P2”.
“Corona – ha proseguito – la contrastò con grandissimo rigore ed energia e contribuì in modo decisivo alla condanna dell’artefice della Loggia segreta e alla sua espulsione dalla Massoneria”.
Corona, morto poco più di un anno fa all’età di 89 anni, fu vicesegretario nazionale del Partito Repubblicano, consigliere regionale dal 1969 al 1984, Presidente dell’assemblea legislativa sarda dal 1979 al 1981, vice presidente della Giunta e assessore degli Affari generali.
“Antifascista, autonomista convinto, laico e progressista – è stato detto nella commemorazione – ha fortemente influenzato l’intera storia autonomistica della Sardegna”.
(L’Unione Sarda) 30 GIU 10
Roma 23 giugno 2010 – (Adnkronos) PD, sparisce l’espulsione dal partito. Tra polemiche e amarcord ‘compagni’ in scena.
Via libera al nuovo regolamento interno che passerà adesso all’esame dei vari livelli del partito per poi tornare in Direzione.
Quanto alla massoneria, sarà l’iscritto a dover comunicare la sua adesione ad altre associazioni. Se le regole sono in contrasto con quelle del Pd scatteranno le sanzioni.
(AdnKronos) 23 GIU 2010
Roma 21 giugno 2010 – (Sesto Potere) I massoni non sono incompatibili col Pd.
Luigi Berlinguer, presidente della commissione dei garanti del Partito dei democratici, in un’intervista all’Unità, ha spiegato che circa il caso di una doppia iscrizione al Pd ed alla Massoneria (al Grande Oriente d’italia, guidata dal gran maestro Gustavo Raffi, per esempio) è stata adottata una delibera «che vuole essere un’indicazione generale».
In questa delibera il Pd ha nominato, in realtà, varie associazioni in generale, senza specificarne alcuna.
«Nella delibera però – aggiunge il professor Luigi Berlinguer – diamo anche un’indicazione a chi vuole iscriversi al Pd: chi vuole farlo deve dichiarare se è iscritto anche ad altre organizzazioni che potrebbero rientrare in questo quadro, tanto che è necessario presentare lo statuto e informare in che cosa consistono le forme di “mutuo sostegno”, laddove siano previste, che i soci sono chiamati a rispettare».
Insomma “doppia tessera sì, ma nel principio della massima trasparenza!”.
«La delibera fa testo. D’ora in poi gli iscritti al Pd che fanno parte di associazioni hanno l’obbligo di dichiararlo. A quel punto saranno le singole organizzazioni regionali a verificare quanti sono e a far partire una procedura di verifica nei casi in cui ci si trovi di fronte a organizzazioni al limite della segretezza. Voglio solo ricordare che le organizzazioni segrete sono vietate dalla Costituzione e dalla legge Anselmi»: ha ulteriormente precisato Berlinguer nell’intervista all’Unità.
Successivamente, lo stesso Luigi Berlinguer al sito Affaritaliani.it aveva confermato la decisione del Partito Democratico di non chiudere la porta agli iscritti alla Massoneria ed aveva anche annunciato che anche gli appartenenti all’Opus Dei possono far parte del Pd.
La polemica era sorta negli ultimi mesi dopo che si era scoperto, prima ad Ancona e poi a Grosseto, che due amministratori locali del PD vantavano una sicura appartenenza ad una loggia massonica , e per questo erano stati stati fortemente criticati e invitati alle dimissioni.
(Sesto Potere) 21 GIU 10
Roma 21 giugno 2010 – (Il Tempo) Massoni, feste e strategie. La guerra degli ex Popolari.
Nelle ultime settimane tensioni in crescita tra gli esponenti del partito. Bufera sul ritorno della Festa dell’Unità. Meglio Democratica. Intercettazioni: Non è stata gradita la decisione di uscire dall’aula.
Altro che «compagni» e «compagne», ormai la guerra nel Pd è sistematica. Soltanto nelle ultime settimane gli ex Popolari e gli ex diessini si sono azzuffati su tutto. A cominciare dalla massoneria. Ha acceso gli animi l’iscrizione alla loggia di due esponenti del partito. Fioroni e i suoi non ci hanno pensato due volte e sono andati all’attacco, chiedendo alla commissione di garanzia del Pd di esaminare il caso. Ovviamente per i Popolari si trattava di un aut aut: o nel Pd o nella massoneria. Dopo pochi giorni è arrivato il parere del presidente dei garanti, Luigi Berlinguer, che, di fatto, ha dato il via libera alla doppia iscrizione (in quanto la massoneria non è più un’organizzazione con vincolo di segretezza).
Non l’avesse mai fatto. È divampato lo scontro. È stato sempre l’ex ministro Fioroni a tuonare: «Non facciamo crociate contro nessuno ma difendiamo due aspetti che riteniamo fondanti. Il primo è l’autonomia degli iscritti e dei dirigenti del Pd: la loro azione deve essere orientata al bene di tutti e non a fini e interessi particolari. Il secondo aspetto è che lo sforzo del Pd di costruire un’identità e un’appartenenza sulla base di valori e ideali comuni, non certo migliori o peggiori di altri, è lontano da altre impostazioni, come quelle delle logge».
La presidente del Pd, Rosy Bindi, le ha bollate come «polemiche strumentali contro Bersani». Allora il leader della componente popolare ha rincarato la dose: «La Bindi è diventata la presidente del pretesto, ogni volta che qualcuno pone un problema serio lei dice che è soltanto un pretesto per litigare. Mi sembra che invece sia un pretesto per non rispondere». Tensioni che hanno spinto il segretario Bersani a intervenire: «Ci sono problemi più gravi ora».
Ma niente da fare. Pochi giorni di silenzio ed è scoppiata la polemica sulla Festa dell’Unità, che a Roma è rimasta per ventiquattro ore senza location. Festa dell’Unità: così l’ha chiamata il segretario romano del partito, Miccoli. Sembrava scontato. Ma anche qui è stata bufera: «Il coordinatore del Pd romano dovrebbe battersi per l’organizzazione della “Festa dei Democratici”, visto che siamo un partito nuovo e guardiamo al futuro – ha affondato il senatore popolare Lucio D’Ubaldo – Invece si lascia andare a una nostalgica difesa della “Festa dell’Unità”, espressione storica di un partito, il Pci, sciolto vent’anni fa sull’onda del fallimento del socialismo sovietico. Una gaffe? No, è qualcosa di più significativo e grave. Miccoli, spiace dirlo, coordina solo la nostra decadenza come partito riformista».
La penultima polemica è stata sulle intercettazioni. Agli ex democristiani non è piaciuta la scelta di uscire dall’Aula. Anche allora è toccato a D’Ubaldo mettere i puntini sulle i: «Era meglio restare e votare contro la fiducia. La perplessità nasce nel momento in cui il dissenso del Pd viene incanalato in una forma di protesta radicale, quale l’uscita dall’Aula». Insomma «un’opposizione decisa e responsabile avrebbe dovuto mantenere i nervi saldi e votare contro la fiducia». Ieri l’ultima bufera dopo il saluto dell’attore Fabrizio Gifuni ai «compagni» e alle «compagne» riuniti al Palalottomatica. L’ala moderata si è chiesta di nuovo se il partito non stia «sbandando» troppo a sinistra. Ma i mal di pancia vengono da lontano: i popolari non si ritrovano nella guida di Bersani, secondo loro disattenta alla componente democristiana. Francesco Rutelli e company, usciti dal Pd per fondare Api, ora impegnati nel confronto con l’Udc, restano alla finestra. <
Ancona 20 giugno 2010 – (Il Messaggero) Ezio Gabrielli: Non mi pento del mio coming out.
«Non mi pento del mio coming out. So solo che da allora, da Bersani in giù nessuno del Pd si è più fatto vivo con me».
Ezio Gabrielli, Pd, ex assessore al porto, costretto a dimettersi dall’incarico dopo aver ammesso di essere un massone, resta in attesa della decisione del comitato dei garanti del Pd.
Intanto dice: «Il Pd è davvero un partito strano. Mi si contesta di avere fatto quello che oggi si vorrebbe imporre a tutti gli iscritti. Io che l’ho fatto, sono stato costretto ad andarmene». Comunque vadano le cose, Gabrielli si dichiara «ottimista. Mi è stato detto di presentare una documentazione e il 22 immagino che mi diranno finalmente a quale organismo debba ripresentarla». Nel «silenzio» del Pd, Ezio Gabrielli continua ad esprimere il suo «orgoglio» di appartenere al Grande Oriente d’Italia.
(Il Messaggero) 20 GIU 10
Lecce 14 giugno 2010 (La Gazzetta del Mezzogiorno.it) Massoneria e politica? Non sono incompatibili. Il “caso Lecce”.
“E’ una guerra di intolleranza che per un massone è inammissibile “. Antonio Tamborrino, ex maestro venerabile della Loggia “Liberi e coscienti”, la più antica, che fa riferimento al Grande Oriente d’Italia, di cui oggi è maestro, prende posizione nella controversia sulle Logge, nata nell’ambito del dibattito politico a livello nazionale, che sta avendo riflessi anche in ambito provinciale. Il caso leccese riguarda lo “stop” che avrebbe dato lo stesso Pierferdinando Casini all’ingresso di Franco De Iaco e del suo nuovo soggetto politico “Unione per il Salento”, nel Partito della Nazione. Non è un mistero, infatti, l’adesione di De Iaco al Grand’Oriente d’Italia-Piazza del Gesù. Egli stesso ha tenuto a precisare che non esiste alcuna contraddizione nè conflittualità tra l’impegno politico e l’adesione alla massoneria, mondi che restano separati.
Ma intanto, nella “guerra” interna all’Udc, l’onorevole Lorenzo Ria è uscito allo scoperto, facendo sapere che “nel partito non può esserci tutto ed il contrario di tutto”, scatenando la reazione del portavoce provinciale dell’Udc Gigi De Leo, il quale ha bacchettato Ria a muso duro.
Per Tamborrino, già presidente dell’Ordine nazionale dei Dottori commercialisti, personalità politica di lunga data, l’adesione alla massoneria come elemento discriminante “è solo un alibi”, una questione che viene tirata fuori ad arte ogni qual volta non si trovano altri argomenti validi. “L’ho sperimentato sulla mia persona – confessa Tamborrino – Quando la politica ha inteso fermarmi o scoraggiarmi è stata tirata in ballo la mia adesione alla Loggia. Eppure – continua – la militanza politica è un “falso problema” che non influisce e non determina alcunchè nell’attività di quelli che sono i valori della massoneria. Fermo restando che, nei templi è assolutamente vietato parlare di politica e di religione”.
Ma non c’è assolutamente alcun divieto di praticare la politica. “Molti esponenti politici, nazionali e locali, aderiscono alla massoneria – fa sapere Tamborrino – così come svolgono altre attività”. Ma sui nomi è top secret. “Non perchè ci sia alcun segreto – specifica il maestro – ma perchè nella massoneria è sacro il diritto alla privacy e il rispetto della privacy”. Vale a dire che ciascuno può fare riferimento alla personale esperienza nelle Logge ma non può indicare il nome di altri aderenti.
Però c’è chi osserva che la segretezza non sarebbe una prescrizione ma una scelta dei singoli aderenti alla massoneria, molti dei quali sono personaggi pubblici o ricoprono ruoli di rilievo e, pertanto, preferiscono rimanere nell’anonimato. D’altra parte, gli elenchi massonici sono depositati presso la Procura della Repubblica. E vale la pena ricordare che fu proprio l’ex procuratore Alessandro Stasi a disporre il sequestro degli elenchi degli aderenti, nell’ambito di un’inchiesta, tra il 1981 ed il 1982, sugli eventuali addentellati tra la massoneria, la politica e la gestione della cosa pubblica. A proposito del rapporto massoneria-politica, Tamborrino ricorda il pensiero di Salvador Allende, aderente alla Gran Loggia del Cile. “Gli chiesero cosa avrebbe fatto nel caso in cui la politica fosse risultata d’intralcio alla pratica della massoneria – ricorda Tamborrino – Allende rispose che avrebbe abbandonato l’attività politica. Quindi, gli fu chiesto cosa avrebbe deciso se fosse stata la massoneria a collidere con il ruolo politico. Rispose, analogamente, che avrebbe abbandonato la politica. Questo, ovviamente, solo nel caso in cui ci fossero princìpi di contrasto”. Che, precisa, generalmente non ci sono.
(La Gazzetta del Mezzogiorno.it) 14 GIU 10
Roma 14 giugno 2010 – (L’Unità) Massone e “compagno”.
Vi racconto la mia storia di Osvaldo Sabato.
Come massone è in sonno. Ma con il carrello della spesa alla Coop. “È la dimostrazione che al contempo si può essere massoni, amministratori e bravi compagni tanto da andare a fare la spesa alla Coop” dice Guido Mario Destri, assessore Pd al Bilancio di Scarlino, comune della maremma grossetana. Scherza, risponde al telefono sorridente nonostante sia stato recentemente al centro di un caso che ha riportato alla ribalta la domanda delle domande: si può essere allo stesso tempo Democratici e affiliati ad una loggia massonica?
“Se siamo di fronte ad un cittadino onesto che rispetta i doveri e i diritti della politica e della massoneria credo che possa coesistere. Certamente se si è galantuomini e persona per bene” spiega l’assessore di Scarlino. La sua vicenda si lega a quella di Ezio Gabrieli, esponente politico del Pd di Ancona e assessore comunale che ha lasciato il suo incarico proprio perché massone.
“Io povero assessore di provincia sono stato il fulminato di Mercurio, quello che ha dato il via allo scoppio delle polveri, non pensavo di fare questo casotto” afferma Destri. Ma tutto ciò si poteva evitare se al sindaco di Scarlino, Maurizio Bizzarri, l’avesse detto prima di essere un affiliato alle logge. “Non l’ho fatto perché non ritengo la massoneria un’associazione segreta” precisa l’assessore, “di conseguenza, interpretando il codice etico, ho omesso questa mia appartenenza”.
Attualmente i garanti del Pd sospendono, temporaneamente, gli iscritti alla massoneria. Come dire che bisogna rivelarsi prima. “Ben venga questa decisione, va bene, se il mio caso è servito a togliere di impiccio altri compagni che sono nelle mie stesse condizioni”, osserva Guido Mario Destri.
Lei è uscito dalla massoneria?
“Io mi sono messo in sonno ed ho definitivamente chiuso i miei rapporti con l’istituzione, l’ho fatto prima della risoluzione del comitato di garanzia del Pd, per un atto di ulteriore trasparenza”.
Democratici e massoni? È possibile o c’è incompatibilità?
“Penso che se la politica si intende come un servizio, e la massoneria come una sorta di palestra per l’arricchimento culturale di chi si iscrive, credo che la doppia appartenenza ci possa essere”.
La massoneria spesso viene vista come un comitato affaristico e di potere.
“È vero, si tratta di un retaggio del passato che nonostante la lodevole azione di trasparenza fatta dal Grande Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, è ancora forte. Come tutte le cose parlarne è l’unico modo per arrivare alla verità. Nel mio piccolo, posso dire che chi mi reputava una persona per bene prima di sapere che ero un massone, e poi ha continuato a rispettarmi, credo che sia un piccolo passo per il diradamento di quelle nebbie del passato”.
Lei che massoneria ha vissuto?
“Non ho mai visto situazioni strane. Per me la massoneria è stata un’esperienza culturale, non ho mai visto procacciatori di affari”.
Ma quella delle logge è una galassia enorme…
“Per come l’ho vista in questi anni di mia appartenenza escludo lati oscuri, mi sembra tecnicamente impossibile perché nelle logge si trovano per lo più persone comuni”.
A quale loggia era affiliato?
“Alla Nicola Guerrazzi di Follonica”.
La sua vicenda è scoppiata con la pubblicazione di una foto in cui c’era solo lei con il viso scoperto. Ma le riunioni le facevate con il cappuccio?
“Quella foto si riferisce
Roma 10 giugno 2010 (Affaritaliani.it) Gustavo Raffi (GOI): “i padri della patria erano massoni”.
Clamorosa risposta del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia a Paola Binetti. Alla deputata dell’Udc ex Pd che ha paragonato la Massoneria all’ombra e l’Opus Dei alla luce, Gustavo Raffi sceglie Affaritaliani.it per consigliare alla TeoDem di studiare la Costituzione perché al momento della stesura della Carta “tra i settantacinque membri c’erano ben sette-otto massoni e in sede di assemblea costituente 1/3 del totale era composto da componenti della Loggia. Senza contare che il presidente e padre della Costituzione Meuccio Ruini era massone, cosi come il vice-presidente dell’Assemblea Giovanni Conti”.
Gran Maestro, l’onorevole Binetti ha affermato ad Affaritaliani.it che la Massoneria e l’Opus Dei fanno parte di due diverse realtà, una l’ombra e l’altra la luce. Che cosa ne pensa?
“Non mi sono mai occupato di andare alla ricerca dei nominativi dei membri dell’Opus Dei. La Binetti evidentemente presa dai sacri sproloqui non legge e non naviga su internet. Sul sito del Grande Oriente troverebbe gli esponenti e i nominati eletti nella Loggia. Senza contare i molti libri sull’argomento. Posso dire soltanto all’on. Binetti che quando per curiosità, dovevo rilasciare un’intervista, a NewYork andai sulla Lexington al numero indicato da Dan Brown e lì non trovai nessuna targa ad indicarmi l’Opus Dei. Se invece si va al Gianicolo, a Roma, si trova la targa del Grande Oriente d’Italia. Questa però è ovviamente un’esperienza personale”.
Ma le parole dell’Onorevole sono chiare…
“Mi sembra tutto specioso. Io non vado a dire perchè “cercate i nostri nomi e non quelli degli altri”. In una società che si afferma democratica e ha una carta costituzionale, e l’Onorevole Binetti è bene che vada a studiarla, in sede di commissione tra i settantacinque membri c’erano ben sette-otto massoni tra cui due gran maestri e in sede di assemblea costituente 1/3 del totale era composto da massoni. Senza contare che il presidente e padre della Costituzione Meuccio Ruini era massone, cosi come Giovanni Conti. Ma io non voglio fare queste polemiche…”
Che cosa pensa dell’apertura del Pd nei confronti della Massoneria?
“Dallo statuto del Pd che contempla il profilo etico arriva una norma non chiara. Oggi si dice “chi vuole aderire deve dichiarare le associazioni a cui appartiene”, noi non abbiamo nessun problema a farlo. L’importante è capire i fenomeni. In tutto il mondo civile la Massoneria ha aperto alla modernità ed è espressione di grande democrazia”.
La Binetti afferma che “Mettere sullo stesso piano la Massoneria e l’Opus Dei denota un’assoluta ignoranza dei fatti”. Che cosa ne pensa?
“Vorrei chiedere alla professoressa Binetti se si è mai cimentata nella lettura di un libro, non clandestino, che si chiama volume 21 degli Annali della storia d’Italia di Enaudi sulla Massoneria. Legga il libro e poi ci sentiamo. Se vuole un confronto io sono pronto a averlo, ovunque lei voglia. Su un sagrato, in una piazza addirittura in una sede di una Loggia Massonica”.
Ha parlato di 4mila politici che appartengono alla Massoneria. Sono dati reali?
“Ho parlato di 4mila e 500 persone ma noi non facciamo censimenti. Di politici che appartengono alla Massoneria ce ne sono a sinistra, destra e centro. Noi non siamo interessati alla caccia alle streghe”.
Che obiettivi avete ora che il Pd ha aperto, con riserva di conoscere le appartenenze alla Loggia, anche alla Massoneria?
“Io penso che se l’obiettivo è quello della chiarezza, siccome il Grande Oriente è a pieno titolo nella società italiana, non ci sia problema alcuno. La M
Roma 10 giugno 2010 – (Adnkronos) PD: Raffi (GOI), Dibattito su Massoneria? Forse è morta la politica. Bene conoscere associazioni ma indagini anche su circolo della briscola.
Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, risponde all’ADNKRONOS.
1) “Perche’ in questi giorni nel Pd infuria la polemica sui militanti massoni? Per una ragione politica, ideologica, etica o altro?”.
“A dire il vero – ribatte Raffi – mi sovviene una battuta del Marchese del Grillo, quando il papa lo interroga sul perchè ha fatto suonare le campane a morto: ‘Perchè è morta la giustizia – risponde – Io non ho pagato il mio ebanista, e lui è finito in galera’. Io direi: perchè è morta la politica, perchè i grandi dibattiti oggi non si rinvengono, perchè il profilo dell’uno o dell’altro è difficilmente percepibile. Mi sembra veramente che siamo di fronte a una tempesta in un bicchiere d’acqua, laddove invece il paese sta navigando in un mare aperto dove infuria un uragano, perchè il mare è agitato dai problemi internazionali e in Italia anche da quelli morali. Andare a fare una battaglia sull’appartenenza o meno di un iscritto alla massoneria, mi sembra veramente fuori luogo. Dall’altro lato, però, questo dibattito che all’inizio avevo visto in maniera disturbata e sgradevole, poi alla luce della decisione assunta dai garanti del Pd, apre a un discorso serio perchè significa conoscere un fenomeno, andare alle fonti e verificare le documentazioni. Questo è un passo verso la civiltà. Ma dopo questo tracciato, alcuni sono insorti e, forse, i problemi diventano altri: c’è un’insofferenza a convivere nella casa partitica? Se un’indagine viene svolta nei confronti della Libera Muratoria, si faccia anche per altre associazioni cui si fa riferimento, anche il circolo della briscola. Non dico l’Opus Dei, perchè sarebbe troppo facile…”
2) “Non c’è da pensar male quando nel cortile di Casa Italia certe polemiche si scatenano così, all’improvviso, senza una chiara ragione particolare?”.
“E’ più facile – ribatte l’avvocato ravennate dal 1999 alla guida del Goi – porsi la mano davanti agli occhi e non vedere. Appare una volontà di distogliere l’opnione pubblica dai reali problemi. Lo dico non solo per la polemica interna che sta vivendo una grande formazione politica, come quella del PD ma perchè è un segno del male italico. Sembra di trovarsi altrove, non lungo le strade che calpestiamo ogni giorno. Ma tant’è…”.
Ascolta l’audio dell’intervista.
(AdnKronos) 10 GIU 2010
Roma 9 giugno 2010 (IlFoglio.it) Meglio Gramsci che Dan Brown. Perché le scelte sulla massoneria sono un buon segnale per i democratici.
Problema: è possibile oppure no essere democratici e pure massoni? A questa piccola domanda, che per due settimane ha catturato l’attenzione dell’intero gruppo dirigente del Pd, sembra esserci finalmente una timida risposta. Una risposta che, con tanti se, con tanti ma e con tantissimi periodi ipotetici del terzo tipo, pare comunque essere qualcosa di simile a un bel “sì”. Dopo una lunghissima fase istruttoria che ha tenuto impegnato a lungo la più importante tra le commissioni del Pd (quella di garanzia) lunedì sera Luigi Berlinguer ha spiegato che sì, si può essere allo stesso tempo massoni e iscritti al Pd: a patto che al momento di aderire al partito si dimostri che l’appartenenza a una qualsiasi associazione (vale per la massoneria ma vale anche per l’Opus dei, per gli scout o, per dire, per l’Aspen Institute) non è incompatibile con la vita del partito.
Dietro la vivace disputa sulla compatibilità della massoneria non vi sono però soltanto oscure evocazioni di grembiulini o misteriose riunioni danbrowniane convocate da loschi figuri incappucciati. Il dibattito sul massone democratico sfiora infatti una delle questioni più delicate nella vita del Pd e riguarda la sua identità. Qualcuno sostiene che la formula elaborata dalla commissione contenga comunque l’intenzione di voler far scontare una pena a chiunque appartenga a una qualsiasi lobby o associazione. Ma, come ogni sforzo che viene fatto nel Pd per tentare di mettere insieme sensibilità diverse, la decisione dei garanti andrebbe in realtà letta in modo positivo.
E nel suo piccolo – per citare il Gramsci che nel 1925 intervenne su questo tema alla Camera (“Chi è contro la massoneria è contro il liberalismo”) – quella fatta dal Pd potrebbe persino suonare come una scelta liberale. Sarebbe bello che i democratici capissero che il Pd dà il suo meglio quando esercita con intelligenza la sua forza centripeta e non quando tende a coltivare con miopia le sue elitarie vocazioni minoritarie. Ma intanto non può che far piacere sapere che nel Pd c’è ancora qualcuno che preferisce ripassarsi il vecchio Gramsci piuttosto che lasciarsi incantare dalle complottistiche e sconclusionate teorie alla Dan Brown.
(IlFoglio.it) 9 GIU 10
Roma 9 giugno 2010 (Affaritaliani.it) “Io, politico di sinistra e massone”. Parla il numero 2 del Grande Oriente.
Un fatto è certo, i massoni del Partito Democratico, che dovranno ora rivelarsi, sono a bizzeffe. Un totale di oltre 4 mila su quasi 21 mila iscritti in 744 logge, il 50 per cento dei quali concentrati in Toscana, Calabria, Piemonte, Sicilia, Lazio e Lombardia, con la maggiore densità assoluta a Firenze e Livorno. Di questi almeno 4 mila diessini, molte centinaia ricoprono cariche politiche, amministrative o dirigenziali, come in passato il Gran Maestro aggiunto Massimo Bianchi, che è stato vicesindaco socialista di Livorno e che sceglie Affaritaliani.it per svelare i segreti della Massoneria.
Che cosa ne pensa dell’apertura del Pd ai massoni?
“Mi sembra una delibera equilibrata, nel senso che un partito ha il diritto di sapere chi ha tra i propri iscritti. L’importante è che non sia poi usato come oggetto di discriminazione di una categoria. La delibera, almeno per come si è letta, dice che se si vuole aderire al partito si devono far conoscere le appartenenze. E’ una cosa chiara insomma…”.
Lei è stato vicesindaco di Livorno, come è stata accettata questa sua carica?
“Ho fatto il vicesindaco socialista con tre sindaci comunisti. Ero già iscritto alla Massoneria dal ’67 e ho fatto il consigliere comunale nel ’70, sono stato poi segretario provinciale della federazione socialista, assessore provinciale nel ’75 e vicesindaco nell’80”.
Che cosa ha voluto dire fare il vicesindaco a Livorno?
“Vuol dire essere parte della tradizione della città. Una città che ha dato nella sua storia i natali a massoni illustri come Adriano Lemmi. Io non ho mai avuto problemi. La mia appartenenza alla Loggia è sempre stata conosciuta. Non l’ho mai nascosta. Anzi, l’ho sempre scritta nel curriculum”.
Bisogna dichiarare secondo lei di essere massoni e far parte della Loggia?
“Se il partito Democratico ritiene che del potenziale iscritto si debba conoscere a che cosa è iscritto è una cosa giusta che smorza la polemica che c’è stata dalla parte cattolica”.
Quanti sono i massoni in politica?
“Questo non lo sappiamo. A chi viene da noi non si domanda di che religione è e a che cosa appartiene. La gran maestranza si è sempre tenuta lontana dalla vicende politiche. Noi non abbiamo l’obbligo di dichiarare per chi votiamo e in cosa crediamo”.
Carlo Azeglio Ciampi è di Livorno. Si dice che sia massone…
“Non ne parliamo nemmeno. E’ stato un esponente della cultura laica che nel nostro Paese è deficitaria. E’ una leggenda metropolitana quello della sua appartenenza alla Massoneria”.
Conosce nomi illustri che fanno parte delle Logge?
“Per la Massoneria succede quello che succedeva in politica: quando non si sapeva di che partito era una persona era automaticamente socialista. Cominciando da Gesù Cristo. Io non sapevo di Ezio Gabrieli”.
Che cosa pensa delle donne nella Massoneria…
“Sono contrario. Ma c’è una soluzione. Esiste in Italia una gran loggia femminile, solo femminile però. Io sono contrario alle logge miste, al di là che il nostro regolamento lo vieta”.
(Affaritaliani.it) 9 GIU 10