Giulio Bacchetti, segretario contabile del Goi, il fratello che nel 1925 durante gli assalti degli squadristi a Palazzo Giustiniani, allora sede della Comunione, mise rocambolescamente in salvo il Collare del Gran Maestro, simbolo piú alto del magistero massonico del Grande Oriente, nascondendolo nelle fasce del suo nipotino, Giulio Paolucci e poi murandolo in un appartamento in Prati, riuscí a sottrarre ai fascisti anche importanti cimeli risorgimentali, tra cui un poncho e un cappello appartenuti a Giuseppe Garibaldi. La scoperta è di queste ore ed è stata fatta negli archivi del Goi, mentre si riordinavano appunto le carte di un fondo donato al Goi mesi fa. Tra i file è spuntata una lettera, datata 19 maggio 1950, in cui il Gran Maestro Ugo Lenzi (19-03-1949/21-04-1953) ringraziava Umberto Paolucci, padre di Giulio, e la sua famiglia per aver custodito durante “l’infausto periodo” fascista alcuni preziosi oggetti appartenuti all’Eroe dei due mondi che, prometteva Lenzi, “saranno ricollocati nella Sala dei Cimeli (il riferimento era alla sala dei Cimeli a Palazzo Giustiniani ndr) con una targa per ricordare il gesto compiuto. Alla lettera è allegato anche un elenco del 30/11/1949 intitolato “inventario degli oggetti e dei documenti del Goi, sottratti ai fascisti da. Giulio Bacchetti”. Grazie a questo ritrovamento è stato possibile attribuire con certezza appunto l’appartenenza a Garibaldi del poncho e del cappello, che la Comunione si era portata al Vascello nel trasloco da Palazzo Giustiniani, grazie ad una dichiarazione autenticata del figlio di Garibaldi Menotti. Pezzi che da oggi sono esposti al Vascello nella sede della Fondazione del Grande Oriente d’Italia in uno degli armadi anch’esso proveniente da Palazzo Giustiniani, trasformato in teca.