Era l’ 11 maggio 1988 quando l’allora presidente del Senato Giovanni Spadolini annunciò nel corso di una conferenza stampa l’acquisizione di Palazzo Giustiniani, requisito al Grande Oriente d’Italia dal fascismo e trasformato dalla Repubblica in uffici del Senato, e l’accordo che era stato raggiunto con il Goi che prevedeva la realizzazione all’interno delle mura dell’ex sede del Goi di un museo che rendesse merito storico all’istituzione massonica per l’importante ruolo che ebbe durante il Risorgimento. Sono passati 35 anni ma la controparte non ha mai dato attuazione all’impegno preso.
Una soluzione che poteva essere onorevole e che il Gran Maestro Stefano Bisi ritiene ancora una via praticabile per poter finalmente chiudere il contenzioso che tuttora in corso tra la Comunione e lo Stato Italiano. Contenzioso che oggi é approdato in Cassazione con la presentazione agli Ermellini da parte dei legali del Goi del ricorso contro la sentenza dello scorso ottobre emessa dal Consiglio di Stato in cui si affermava l’incompetenza del giudice amministrativo a pronunciarsi sulla materia rinviando la questione alla giustizia ordinaria.
“Sarebbe un bel successo per tutti gli italiani, massoni e non solo – ha sottolineato il Gran Maestro- se la promessa fatta da Spadolini, e formalizzata anche in una transazione tra le parti firmata nel 1991 di destinare 140 metri quadrati Palazzo Giustinatini al Museo della Massoneria, si realizzasse. Quale occasione migliore se non dare attuazione a questo progetto in coincidenza con i 75 anni della Costituzione intitolando il Museo a un personaggio importante per l’Italia, Meuccio Ruini, un grande giurista, un grande massone, il cui nome è indissolubilmente legato alla nascita della Repubblica italiana per essere stato eletto nell’Assemblea Costituente e e aver presieduto la Commissione dei 75 istituita nel 15 luglio 1946 cui toccó il compito di redigere la Costituzione.
La trascrizione dell’intervento che l’11 maggio di 35 anni fa fece Spadolini é custodita nella sede della Fondazione Antologia a Firenze. In essa Spadolini dice che “il Senato, rispettoso dei valori della storia espressa dalle mura ma anche dei valori della storia espressa dalle mentes, ha inteso espropriare nello spirito dei luoghi il significato del contributo che il Grande Oriente d’Italia ha reso alla tormentata storia d’Italia dal Risorgimento in poi. Ed è così che il Senato patrocinerà idealmente la costituzione di un museo che possa rendere pubbliche quelle testimonianze intrecciate alla nostra vicenda nazionale, e la sola parte che abbiamo lasciato, una piccola parte nella piazza del Pantheon per un piccolo museo che sarà costituito quando saranno composte le strutture”. Il presidente del Senato ricorda anche che in quelle stanze i massoni “furono vittime della violenza fascista fra il ‘25 e il ‘26 e che la Massoneria fu sciolta insieme ai partiti politici e con tutte le associazioni politiche dalle legge eccezionali successive al 3 gennaio”.