Palermo 12 marzo 2011 – (Adnkronos) Unità d’Italia: Raffi (GOI), serve rivolta morale contro morte politica. Da Palermo parte appello per ‘nuovo racconto identitario’.

Parte da Palermo l’appello per la costruzione di un nuovo racconto identitario del Paese. A pochi giorni dal 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia massoni e studiosi si sono dati appuntamento nel capoluogo siciliano per un convegno pubblico dal titolo ‘Dalla Sicilia per l’Italia’, promosso dal Grande Oriente d’Italia (Goi) in collaborazione con la Società siciliana di storia patria. A spiegare la scelta della città siciliana come ‘location’ per il primo degli incontri organizzati dalla Libera Muratoria di Palazzo Giustiniani è Gustavo Raffi, gran maestro del Grande Oriente d’Italia. “La Sicilia è stata un grande laboratorio – dice all’ADNKRONOS -. Vogliamo che anche nel resto del Paese si sappia che senza il sangue e la volontà dei siciliani non si sarebbe fatto nulla. Anche il cuore dei siciliani ha contribuito alla creazione della nostra Italia”. Ma per l’avvocato ravennate oggi “al Sud come al Nord è il tempo della ‘parola responsabile’ contro i silenzi e il gossip. La stagione dei progetti e delle idee forti per affrontare le grandi sfide culturali, economiche e sociali che ci attendono. Vogliamo abitare una storia profonda, non porci alla finestra a osservare la parata”. Una storia unitaria che “non si mette in bacheca a prendere polvere né si copre di retorica ma deve essere vissuta come radice di futuro”. L’analisi di Gustavo Raffi è lucida e il giudizio sulla condizione attuale del Belpaese decisamente critico. “Oggi l’Italia è un Paese che sembra vivere immerso in una continua fiction, dove i problemi della gente vengono ignorati – dice -. Il cittadino si sente relegato al ruolo di suddito e fa fatica a riconoscersi nelle istituzioni, perchè la Politica è morta. A questo Paese manca una carica e una tensione ideale, dobbiamo riscoprire l’impegno. Serve una rivolta morale”.

Un tema, quello del recupero di alti valori, rilanciato anche da Giovanni Puglisi, presidente della Società siciliana per la Storia Patria, che, bloccato a Roma per problemi di salute, non ha rinunciato a una breve riflessione inviata agli studiosi presenti. “L’Unità d’Italia fu culturale prima che geografica e politica – dice nel messaggio di saluto -, fu un movimento intellettuale in grado di resistere alla fine della monarchia e che trovò nuova linfa nella Costituzione. In quegli anni la storia era animata da una unanime forte spinta morale, che negli anni successivi è venuta via via meno”. Alla base della discussione c’è poi la questione meridionale, “nodo irrisolto di oggi e di ieri in un dibattito serrato in cui la storia e l’attualità si intrecciano – prosegue Puglisi -. Il Sud deve essere attore determinante anche nella nuova stagione federalista, che deve avere le sue fondamenta nelle coscienze dei cittadini e che deve essere vista non come un tentativo xenofobo di distruggere l’Unità d’Italia, ma come la sua naturale evoluzione”. Per Valerio Zanone, presidente del Comitato scientifico Goi per le celebrazioni dell’Unità d’Italia, “quello che si avverte in questi 150 anni è una valutazione al ribasso del senso dell’unità, che è sottoposto a un attacco concentrico da Nord e da Sud. Bisogna rivivere la storia senza agiografie, nelle sue luci e nelle sue ombre. Non serve rappresentare un quadro trionfalistico, ma occorre vedere quali sono stati gli elementi che hanno portato ad una progressiva integrazione e misurare strada che c’è ancora da fare, perchè oggi, dopo 150 anni – conclude Zanone -, c’è un solco che rimane aperto: il divario Nord-Sud, da ridurre appianando gli spiriti di divisione, ma senza smarrire il valore positivo della diversità, che è la ricchezza dell’Italia”.

(AdnKronos) 12 MAR 2011



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